mercoledì 10 dicembre 2014

ISLAM E MARXISMO STESSA FACCIA DI UNA MEDAGLIA

Cristianesimo- Islam, mi si pone il discorso in termini ideologici ma non è così, il discorso è politico e sociale è sul destino della civiltà occidentale.
L'analogia Islamismo e marxismo è fortissima, nella vignetta spagnola si scrive: Islamismo il rimpiazzo del comunismo.
Si comprende perchè ad esempio in Italia, l'Islam sia così difeso da coloro di estrazione e formazione marxista-comunista ed su quanto qui scritto è importante l'analisi politico-sociale.
La politica non è pane per sprovveduti nè per avventurieri dell'ultima ora, occorrono preparazione, esperienza, conoscenza, militanza anche e soprattutto indipendenti ma necessarie.
Il Cristianesimo fin dalle sue origini è un 'escatologia, cioè un'attesa spasmodica del ritorno di Cristo.
La passione di Cristo, la sua morte e resurrezione non sono soltanto commemorati durante la settimana santa, avvengono realmente sotto gli occhi dei fedeli perchè in questo modo il tempo ed i fatti accaduti ripetendosi diventano il presente.
Il Cristianesimo afferma l'esistenza storica di Gesù Cristo e nei Vangeli precisa con meticolosità la sua genealogia che lo fa risalire a Davide.
Cristo è collocato con assoluta precisione nella storia e non è assimilabile a null'altro.
A questa datazione storica precisa corrisponde la divisione della storia in prima e dopo Cristo, così come i Romani avevano datato la storia dall'origine di Roma.
Ma prima di Roma non c'era nè cronologia, nè storia, il cristianesimo interpreta tutta la " preistoria " che precede l'avvento di Cristo.
Gli storici ed i cronografi cristiani dovevano mostrare l'antichità e la dottrina ebraico-cristiana e creare un modello di storia.
I Cristiani inventarono la storia ecclesiastica e la biografia dei santi ma non cercarono mai di rendere cristiana la storia politica tradizionale come avvenne invece per l'Islam e la storia dei paesi arabi.

Nell'Islam c'è " l'ultimo giorno" ma non ha la stessa importanza, anzi, ce l'ha in innumerevoli movimenti islamici ma non nell'ortodossia sunnita.
Nel periodo in cui era vivo Maometto, nell'Arabia vi erano molti poeti estatici ( in estasi ), i " kahin ", ispirati da uno spirito.
Ritrovavano i cammelli perduti, interpretavano i sogni analogamente agli sciamani.
Ma Maometto non era un Kahin, un simile comportamento avrebbe significato una volta ancora l'integrazione, tramite le sue qualità psichiche, nel quadro sociale ed intellettuale della società araba.
Lui invece cercava di superarlo senza rendersene conto, continuando ad essere un medio commerciante.
Maometto non diventa un mistico ma un profeta fondatore, perchè i grandi mistici cristiani o musulmani non si sono mai fermati, attraversando un lungo periodo di aridità, di abbandono anche di parecchi anni.
Il primo passo dell' esperienza mistica è il contatto con il divino e Maometto sarebbe rimasto fermo solo a questo primo livello di mistica, mentre i grandi mistici avrebbero compiuto un percorso molto più lungo, il mistico in senso stretto non cerca la rottura con la tradizione, si sforza d'interpretare la sua esperienza non come nuova visione del mondo, ma come puro contatto con l'Assoluto non a trasformare il mondo ma a trasformare se stesso.

Ora, nella distinzione Cristianesimo, Islam, la Bibbia è stata riletta per giudicare in essa quanto era storicamente vero e quanto storicamente falso, quanto era moralmente valido e quanto era moralmente da rifiutare.
Non è il testo che stabilisce che cosa è bene e che cosa è male come avviene per l'Islam con il Corano.
Ma è la ragione di ogni uomo e donna che giudica il testo e decide se un insegnamento è morale o immorale, se una certa idea di Dio debba essere accetta o respinta.
Il cristianesimo dilaga nell'impero, riaccendendo ovunque la speranza di una realtà migliore, perfetta.

Perchè ci furono le Crociate?
Urbano II scatenò uno stato collettivo per andare in aiuto dei fratelli greci attaccati dai turchi perchè l'andare in guerra dava l'indulgenza plenaria con l'obiettivo finale di conquistare Gerusalemme.
L'islam anzichè nascere come religione degli oppressi nacque come religione di conquista, portando immediatamente a regimi teocratici e tuttora è ancora più invasiva con l'intolleranza dogmatica.
I cristiani applicarono alla teologia lo stesso principio della scienza greca della natura: non si danno due verità.
Se due affermazioni nei riguardi di Dio sono diverse, una è falsa.
Il tentativo di una " teologia razionale" a cui si dà il nome di metafisica da parte del cristianesimo, è una delle più grandi avventure intellettuali della storia.
Invece nell'Islam, l'etica, si ferma al confine degli infedeli.
Il Corano non impone di amare il proprio nemico come invece avviene nel Cristianesimo.

L'etica cristiana è rivoluzionaria, questa etica, razionalmente compatibile si dimostra in continuazione in simbiosi con una perfetta convivenza sociale e politica.
Giudaismo, cristianesimo, islam, marxismo, possono essere considerati l'uno la riproduzione dell'altro.
Il cristianesimo ha origine come movimento che si stacca dalla civilizzazione culturale ebraica.
Lo stesso Maometto è stato lungo tempo incerto se riconoscersi nel cristianesimo o nel giudaismo prima di scegliere la propria strada.
Maometto vive tanto a lungo da poter conquistare la Mecca praticamente senza colpo ferire, dando inizio ad un'avventura militare sconsiderata con un rapido successo militare che ha trasformato i fedeli di Allah in una classe dominate di un immenso impero che era una teocrazia ma che nel XIII secolo andò in pezzi a causa dell'invasione mongola che distrusse il califfato di Baghdad e dall'offensiva cristiana in Spagna che conquistò Cordova e Siviglia e si fece strada il " sufismo" che consentì all'Islam di conservare la sua identità.
Il " sufismo" fu un movimento collettivo urbano formato da intellettuali religiosamente ispirati, riuscendo ad incanalare le tensioni individuali ed i movimenti collettivi costretti a rinunciare alla formula politico-teocratica, tipica dell'Islam classico.
Uno straordinario successo per dei miserabili beduini, padroni del mondo, che giustifica fedeltà a Maometto ed al suo insegnamento.
E' a lui che devono il loro successo, divenne naturale trovare nel suo insegnamento una guida per affrontare le situazioni, sicuri di riuscirvi.

Nel marxismo è accaduto qualcosa di analogo.
Nella rivoluzione d'Ottobre un pugno d'intellettuali e di attivisti è riuscito a rovesciare l'impero dei Romanoff, assumendo tutti i poteri politici, culturali, economici del nuovo stato e ad egemonizzare tutti i partiti marxisti rivoluzionari del mondo.
Il marxismo come l' Islam, ha avuto un successo rapido e strepitoso.
Rovesciare tramite la rivoluzione un potere sovrano con la sua ricchezza e la sua magnificenza, ha dato ai marxisti la stessa soddisfazione che la guerra santa dava ai musulmani.
Il cristianesimo non si è affermato invece in tempi brevi, ha subito discriminazioni e persecuzioni, solo dopo tre secoli con Costantino, il suo clero entra nella classe dominante e proprio per questo lungo periodo d'insuccesso affiderà la salvezza dell'individuo a qualcosa che avviene dopo la morte.
L'Islam nella sua propagazione vide le grandi fratture della " umma" (la comunità) che hanno origine dal conflitto interno alla stessa tribù del profeta, i Quraysh.
Ed anche il marxismo, nella civilizzazione culturale più recente con le opere di Marx che si sostituiscono, come libro sacro, al Vangelo ed alla Bibbia.
Come il marxista si riconosce per l'importanza che dà al Pensiero di Marx ed alle esperienze fondanti del marxismo del XIX e del XX secolo, così l'islamico si riconosce nella rivelazione profetica di Maometto, nell'esempio della vita comunitaria di Medina e nella sharia prescritta dal Corano.
Nel mondo islamico compresa la rivoluzione islamica di Khomeini e gli ultimi Gruppi Fondamentalisti, si sono tutti rifatti all'intenzione di realizzare nel modo più autentico il Corano, così nel marxismo, ogni movimento teso a sviluppare ed applicare l'insegnamento più profondo della strada tracciata da Marx.
Il marxismo è stato più volte dato per spacciato con la successione dei suoi capi storici ed i conflitti interni: Lenin, Stalin, Tito, Mao Tse-tung, Fidel Castro, Ho-Chi - Min. Trotzki, Kautsky.
Ma il marxismo si è diffuso, differenziandosi, producendo delle " famiglie politiche" analoghe alle " famiglie spirituali" dell'Islam.
Il marxismo, nato in opposizione al cristianesimo ne ha ripreso molti temi e molte speranze.
Nel 1979, l'anno della rivolta di Solidarnosc e della rivoluzione iraniana in Polonia un movimento cattolico poteva mettere in scacco il regime in Iran un movimento islamico poteva addirittura egemonizzare e guidare una rivoluzione, fino a quel momento tutte le rivoluzioni e tutti i movimenti di liberazione nazionale erano stati ricondotti all'internazionalismo proletario, erano stati annessi al marxismo.
Con la rivoluzione iraniana avveniva qualcosa che dal punto di vista marxista, era inconcepibile.
Una religione arcaica come l'Islam, diventava capace di guidare le masse.
L'anno dopo in Afghanistan ci fu una guerra di liberazione contro un regime marxista -sovietico.
L'effetto sul mondo islamico fu enorme..
L'Islam ha incominciato a prender posto come religione rivoluzionaria ed anticapitalistica con la massa crescente del proletariato e sotto-proletariato in cui si diffonde la " futuwwa" che è allo stesso tempo delinquenza e polizia ( come la mafia siciliana).
Negli ultimi decenni in occidente è prevalso un atteggiamento di diffidenza verso le ideologie ed i movimenti ideologici e questo è riconducibile alla crisi del marxismo.
In alternativa al marxismo c'è il fondamentalismo islamico anch'esso anticapitalistico, antioccidentale ed ascetico, potenzialmente totalitario ed adatto a gestire paesi in cui vivono grandi masse sottosviluppate.
Il marxismo è naufragato in occidente, l'Islam con i presupposti visti sopra non potrà che seguirne la medesima strada.
Attila Piccolo

martedì 9 dicembre 2014

L' ISLAM E' MODERATO ?

La verità ontologica... l'ontologia è un ramo della filosofia che si occupa dell'essere in quanto essere, cioè prescindendo dalle sue concrete manifestazioni, cioè antepone su base filosofiche un discorso che si basa invece su cose concrete e vitali,  sulla sopravvivenza della civiltà occidentale contro le minacce financo giunte a Roma dei fondamentalisti islamici ma non solo...
L'ontologia non è realismo va oltre la dimensione dell'essere tangibile, reale, potrei solo accogliere quasta  premessa inserendola nel significato del  "tò òn ", ossia di ciò che è ed a questo riguardo volendo considerare per estremi significati, nella premessa potrei avvicinarmi all' "Ontologia dell'attualità" di Focault, l'interrogazione del presente: chi sono io?

Ci sono 123 versi del Corano relativi al combattere ed uccidere per la causa di Allah?
Qui di seguito  pubblico:

I musulmani sono incoraggiati ad occuparsi totalmente nel combattimento per la gloria di Allah [Sura 22:73] Allah darà “una più grande ricompensa a coloro che combatteranno per lui” [Sura 4:96] Circagli infedeli (coloro che non si sottomettono all’Islam), costoro sono “gli inveterati nemici” dei musulmani [Sura 4:101]. I musulmani devono “arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove” [Sura 9:95]. I musulmani devono anche “ circondarli e metterli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell’Islam senza sosta” [Sura 4:90].“Combatteteli finché l’Islam non regni sovrano” [Sura 2:193].“tagliate loro le mani e la punta delle loro dita” [Sura 8:12] Se un musulmano non si unisce alla guerra, Allah lo ucciderà [Sura9:93]. Al fedele deve essere detto “ il calore della guerra è violento, ma più violento è il calore del fuoco dell’inferno”[Sura 9:81] Un musulmano deve “combattere per la causa di Allah con la devozione a Lui dovuta” [Sura 22:78] I musulmani devono far guerra agli infedeli che vivono intorno a loro [Sura 9:123] I musulmani devono essere “brutali con gli infedeli” [Sura 48:29]Un musulmano deve “gioire delle cose buone” che ha guadagnato con il combattimento [Sura 8:69] Un musulmano può uccidere ogni persona che desidera se è per “giusta causa” [Sura 6:152] Allah ama coloro che “combattono per la Sua causa” [Sura 6:13]. Chiunque combatta contro Allah o rinunci all’Islam per abbracciare un’altra religione deve essere “messo a morte o crocifisso o mani e piedi siano amputati da parti opposte” [Sura 5:34] “Chiunque abiuri la sua religione islamica, uccidetelo”. [Sahih Al-Bukhari 9:57]“Assassinate gli idolatri ogni dove li troviate, prendeteli prigionieri e assediateli e attendeteli in ogni imboscata” [Sura9:5] “Prendetelo (l’infedele n.d.t.) ed incatenatelo ed esponetelo al fuoco dell’inferno” [Sura 69:30] “Instillerò il terrore nel cuore dei non credenti, colpite sopra il loro collo e tagliate loro la punta di tutte le dita” [Sura 8:12] “Essi (glii nfedeli ndr) devono essere uccisi o crocefissi e le loro mani ed i loro piedi tagliati dalla parte opposta [Sura 5:33] “Sappiate che il paradiso giace sotto l’ombra delle spade” [Sahlih al-BukhariVol 4 p55]
Domanda: dato che il Corano è la parola di Allah, che il Profeta Mohammed (la Pace sia su di Lui) altro non è che il diligente redattore del Libro e che dovere di ogni buon musulmano è applicare quanto scritto sul Corano (e non interpretarlo, si badibene).!

 E' mai possibile un “Islam moderato” ?
Come si può affermare questo quando ancora oggi gli arabi per esprimere rabbia, sdegno usano frasi, parole della loro religione vecchie di millenni e non un linguaggio laico ?

L'Islam viene diviso in due correnti una moderata ed una fondamentalista?
Ne sei sicuro?
Il grande saggio islamologo Michael Mannheimer dice:
Islam la prima, la seconda fondamentalismo islamico.
Questa distinzione ,però, è artificiosa e distorce la realtà del fatto che islam e fondamentalismo islamico non sono altro che le due facce della stessa medaglia.

Esiste di fatto una religione chiamata islam che si definisce la religione della pace. Eppure da ben piú di un decennio la stragrande maggioranza degli attacchi terroristici in tutto il mondo è commessa in nome di tale islam e ditale religione di pace. Il numero di questi attacchi terroristici supera di gran lunga, per quantità e qualità, tutto ciò a cui ci si era abituati dal XX secolo in qua da parte di gruppi terroristicidi sinistra e destra e, al momento, fare una stima è ancora quasi impossibile. Siamo oltre la decina di migliaia [di azioniterroristiche] e non se ne vede la fine.
Come può una religione di pace, si domanda il mondo, essere all’origine di tutte queste azioni terroristiche? Sbalorditi, non possiamo che prendere atto del fatto che quei terroristi si vestono come mussulmani, sicomportano come mussulmani, che essi stessi si qualificano come mussulmani e che per lo piú compiono i loro omicidi con un «Allahuakbar!» sulle labbra ed il Corano in mano. Dobbiamo prendere atto, altrettanto sbalorditi, che i terroristi provengono addirittura dal cuore dei popoli islamici e non tanto da paesi che si definisconofondamentalisti o in altro modo simile o che insistano per essere nettamente distinti dal punto di vista ideologico dai paesi islamici pacifici.
Non si possono riconoscere i terroristi mussulmani come tali in base al loro aspetto o alle loro azioni quotidiane e fare questa distinzione, evidentemente, non riesce neanche ai mussulmani moderati. Sennò, come si potrebbero spiegare le loro reazioni in seguito ad un attacco terroristico, quando immancabilmente scoprono con stupore che conoscevano benissimo il terrorista e che pregavano regolarmente con lui in moschea? Eppure apprendiamo dalla bocca dei mussulmani moderati che loro non hanno nulla in comune coi terroristi. E cosí ci si trova dinanzi ad un altro dilemma: se le cose stanno davvero in questo modo, ci chiediamo, dove sono mai le proteste di massa della maggioranza dei mussulmani che si definiscono pacifici?
Dove di preciso stia la linea di confine fra le due correnti dell’islam,dove di preciso si possa distinguere l’islam buono da lfondamentalismo islamico cattivo, non si è in grado di dirlo. Piú o meno com’è il caso dei mussulmani moderati che ci vengono a dire che non hanno nulla a che fare coi terroristi.
Chi vuole comprendere i fondamentalisti ed i terroristi deve comprendere l’islam ed i suoi due piú importanti pilastri: il Corano e Maometto. Cosí si capirà perché il fondamentalismo è l’altra faccia della medaglia dell’islam. Islam e fondamentalismo islamico non sono due differenti correnti di una sola religione, delle quali una è pacifica e l’altra terroristica, come crede la maggioranza degli Occidentali. 
L’islamologo ed editore dell’EnciclopediaInternazionale dell’Islam Hans-Peter Raddatz scrive inproposito:
" La visione islamica fondamentalista non rappresenta alcuna distorsione dell’islam, come spesso si suppone erroneamente, bensí deriva da una tradizione di estrema intolleranza(religiosa). "
Anche l’islamologo Tilma Nagel sottolinea che una distinzione fra islam e fondamentalismo islamico è priva di valore epistemologico. Ciò, in parole povere, vale a dire che se anche ci fosse una qualunque differenza, essa sarebbe talmente marginale, che non se ne ricaverebbero nozioni di diverso tenore se dessimo per scontato che islam e fondamentalismo islamico sono la medesima cosa.
Perciò, anche a parere di Tilman Nagel, islam e fondamentalismo islamico sono la stessa cosa.
I mussulmani moderati ed i fondamentalisti frequentano le stesse moschee. Leggono lo stesso Corano e venerano anche lo stesso Maometto. Non ci sono sure buone per i mussulmani pacifici e sure cattive per mussulmani fondamentalisti. Esattamente come non esiste un Maometto buono per i mussulmani pacifici ed uno cattivo per i fondamentalisti. C’è un unico Maometto, le cui parole ed azioni sono circostanziate fino all’ultima virgola negli hadith, cioè nelle testimonianze trasmesse delle parole, azioni, approvazioni, disapprovazioni e raccomandazioni del profeta. Questi hadith sono di libera consultazione nella stessa identica forma sia ai mussulmani moderati che ai fondamentalisti. E ci sono soltanto questi unici hadith. E, non esistendo un Corano occulto, non esistono neppure hadith occulti.
I Buonisti occidentali che non si stancano di dividere l’islam in due ( correnti ): islam da un lato e fondamentalismo islamico dall’altro. Islam buono e islam cattivo. Senonchè, tutti questi buonisti non sono ancora stati in grado di indicare la linea di demarcazione che separa le due versioni di islam in modo chiaro ed inequivocabile l’una dall’altra. Tentativi di farlo ce ne sono a iosa. Costoro credono che si potrebbe distinguere il buon mussulmano da quello cattivo in base all’atteggiamento e all’aspetto: colui che va alla moschea e prega, che ha un buon carattere ed è amichevole anche nei confronti degli infedeli, che non fabbrica bombe di nascosto ed è integrato nella società occidentale viene considerato un mussulmano buono moderato. Chi invece va in giro con la barba lunga, ha il Corano sempre a portata di mano ed in segreto fabbrica bombe, chi pianifica attentati terroristici o li ha messi a segno personalmente,chi si isola dagli infedeli ed ha una cattiva indole, costui lo si annovera fra i mussulmani cattivi: i fondamentalisti.
Una considerazione piú attenta fa capire che si tratta di un pregiudizio che ha poco a che fare con la realtà. Tant’è che Mohammed  Atta, il principale attentatore della strage dell’11 Settembre 2001 era vestito all’occidentale e non portava la barba. Era un giovanotto timido, riservato e, comunque, educato e gentile.Cosí viene descritto da tutti coloro che lo conoscevano, compresi i suoi professori tedeschi e i suoi padroni di casa tedeschi. Eppure,ha pianificato a sangue freddo una strage senza precedenti di 3000 civili che lui ed i suoi complici avevano stabilito essere nemici dell’islam. Di converso, ci sono una quantità di mussulmani barbuti dall’aspetto tenebroso dei quali ci si potrebbe fidare tranquillamente e che hanno un’indole amichevole e inoffensiva.
Non si possono riconoscere gli islamisti dall’aspetto esteriore. E,come abbiamo visto nel caso di Mohammed  Atta neanche dal loro carattere. Allora, li si riconosce dalle loro azioni? Cioè, è fondamentalista uno che mette le bombe e moderato chi non lof a?
Anche questa supposizione si rivela errata. I piú importanti fondamentalisti non hanno mai costruito una bomba di persona: è una cosa che fanno fare alla bassa manovalanza. Anche Hitler di certo non ha mai ucciso: ha fatto uccidere. I fondamentalisti spesso ricoprono cariche importanti, presiedono associazioni islamiche o sono consiglieri dei governi occidentali in materia di islam e quindi sono al centro di quel mondo islamico che viene definito moderato. Portano abiti da imam o ayatollah, svolgono profession icivili come magistrati, accademici, autori o politici. Generalmente, hanno un modo di fare ricercato, educato e civile, non picchiano mai,o quasi, le loro mogli e non vanno tanto spesso in moschea quanto dovrebbero. Eppure si tratta di fondamentalisti i quali per la propria capacità di fingere amore per la pace, disponibilità al dialogo ed al compromesso hanno un considerevole successo e dai qualii sostenitori del multiculturalismo si fanno abbindolare a frotte.Questi leader spirituali del fondamentalismo islamico, ben integrati ed apparentemente moderati, sono piú pericolosi di quanto possano mai esserlo le bombe. Affermano tutti di rappresentare il vero e puro islam. Ed in effetti conoscono le sure nei minimi dettagli, cosí come nei minimi dettagli hanno studiato la vita e le parole di  Maometto. E fanno ogni cosa allo scopo di realizzare gli obiettivi del profeta e di mettere in pratica le sure in maniera rigorosa e minuziosa.
 E quando serva, anche col terrorismo, come comanda Allah in molte parti del Corano:
Qr 2:216 Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite. Ebbene, è possibile che abbiate avversione per qualcosa che invece è un bene per voi, e può darsi che amiate una cosa che invece vi è nociva. Allah sa e voi nons apete. (Vi si intende il combattimento in armi).
Qr 8:60 Preparate, contro di loro,tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce.
Qr 9:5 Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate,catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono,eseguono l’orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso. (A beneficio dei media occidentali, i chierici islamici citano solo l’ultima frase di questo verso).
Qr 9:123 O voi che credete,combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con i timorati.
Qr 47:4 Quando [in combattimento]incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non gli abbiate inflitto un gran massacro, poi legateli strettamente.
Qr 8:12 Getterò il terrore neicuori dei miscredenti: (con la spada) colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!
Qr 8:39 Combatteteli finché non ci sia più ribellione (all’islam), e la religione siatutta per Allah.
Qr 8:55 Di fronte ad Allah non cis ono bestie peggiori di coloro che sono miscredenti e che non crederanno mai.
Qr 5:17 Sono certamente miscredenti quelli che dicono: «Allah è il Messia figlio di Maria».
Qr 9:123 O voi che credete,combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con i timorati.
Qr 5:51 O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, sono alleati gli unid egli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida un popolo di ingiusti.

Questa è solo una piccola parte di passi del Corano, il testo sacro (che, secondo i mussulmani, contiene letteralmente la parola di Allah) nel quale la divinità, senza possibilità di fraintendimento,incita i suoi seguaci a combattere contro i miscredenti di questo mondo fino al loro annientamento finale.
Mussulmani fondamentalisti e moderati si frequentano quotidianamente, si conoscono, coltivano amicizie fra di loro e discutono anche di questioni religiose. Spesso provengono dalla stessa famiglia ed hanno ricevuto la stessa educazione.Contrariamente all’opinione comune, i fondamentalisti sono di rado poveri e ancor piú raramente ignoranti. Ma la questione si fa ancorameno chiara: anche riguardo alla stessa persona la condizione di fondamentalista o moderato può mutare: addirittura ripetutamente durante la sua vita. Un Ibrahim fondamentalista può trasformarsi inun Ibrahim moderato e viceversa; ed in casi eccezionali persino moltevolte nel corso della sua vita.
Perché quei mussulmani considerati moderati ed equilibrati non protestano a milioni ogni giorno nei propri paesi enelle città del resto del mondo contro i fondamentalisti che traviserebbero in modo cosí radicale gli insegnamenti dell’islam,infangando di conseguenza il buon nome della loro pacifica religione?
Perché i mussulmani moderati non organizzano gigantesche manifestazioni di massa (come quelle che si sono viste quando sono state pubblicate le caricature di Maometto) nel corso delle quali possano esibire cartelli in cui essi prendono le distanze in modo chiaro e definitivod ai fondamentalisti?
Perché da parte degli intellettuali mussulmani nonv iene pubblicato un libro dopo l’altro in cui si spieghi in maniera comprensibile a tutti la differenza fra islam buono e islam cattivo?
Perché i canali televisivi islamici non trasmettono giorno e notte dei programmi sull’islam e dei talk-showcui partecipino esperti di islam durante i quali si faccia una volta per tutte una distinzione chiara fra islam e fondamentalismoi slamico, cosicché la capiscano tutti quanti?
Perché non si pronunciano quasi mai fatwe di morte contro i fondamentalisti se costoro sono, come si suppone, di fatto nemici dell’islam.
Perché i predicatori nelle moschee di tutto il mondo non si scagliano con forza contro quei fondamentalisti che interpreterebbero il Corano in modo completamente sbagliato?
Perché nei loro sermoni, nelle interviste, nei loro articoli e libri costoro non dimostrano che il Corano e Maometto proibiscono il terrorismo e l’omicidio e che di fatto li proibiscono categoricamente?
Perché i fondamentalisti non vengono espulsi dall’umma ?

La risposta è che i leader dell’islam moderato non fanno nulla di tutto ciò, perché non possono fare nulla. Sanno perfettamente che i fondamentalist iconoscono il Corano molto meglio degli altri mussulmani e che intendono mettere in pratica ciò che prescrive loro il Corano e ciò di cui Maometto ha dato loro l’esempio con il suo modo di vivere.Sanno, per arrivare al punto in questione, che i fondamentalisti sono di fatto i piú credenti ed i piú pii dell’umma islamica e della comunità dei fedeli.
L’unica linea di demarcazione che esiste fra islam e fondamentalismo islamico si trova nella testa di quegli occidentali che sono fissati con le idee di pace ed armonia, al punto da non riuscire a credere e a prendere atto del fatto che fra le grand religioni universali ne esiste una che è completamente fuori dai canoni e che perciò costituisce l’eccezione tanto temuta. Hanno una paura tale delle conseguenze di un simile pensiero che tengono gli occhi serrati in modo spasmodico davanti alla realtà.
L’islam è in realtà una forma di totalitarismo teocratico con una pretesa di dominioglobale stabilita scritturalmente. Solo una volta che il mondo(secondo un credenza unanime in seno all’islam) sia divenutoi nteramente islamico può regnare, e regnerà, pace eterna (il dâral-islâm). E se per il raggiungimento questo stato di cose ultimo dovesse essere necessario ricorrere al terrore sanguinario contro gli infedeli di questo mondo, allora questo terrore deve aver luogo: perché avviene allo scopo di instaurare una pace mondiale eterna sotto la bandiera dell’islam. Cosí sta scritto nel Corano,cosí vuole Maometto, cosí vuole l’islam: il fine ultimo di questa cosiddetta religione di pace è il dominio sul mondo.
È terribile per un essere umano normale prendere dimestichezza con questa idea, ma saranno ancora piú terribili le conseguenze se non si faranno i conti con essa. L’ordine di conquistare il dominio del mondo proviene da Allah stesso e può essere letto da ognuno nel Corano:
Qr 48:28 Egli [Allah] è Colui cheha inviato il Suo Messaggero con la guida e la religione dellaverità, per farla prevalere su ogni altra religione. Allah ètestimone sufficiente.

Un grandissimo numero di mussulmani ha posto l’accento su questo dovere di conquista planetaria nei loro discorsi pubblici sia in passato che nel presente. Se ne può leggere in innumerevoli testi islamici e libri sull’islam. I mussulmani sanno che l’ordine di conquistare il dominio del mondo esiste e che la loro religione esige che adempiano ad esso. Inequivocabile ed obbligatorio sotto ogni aspetto è il dovere [di combattere] il jihâd, cioèla guerra contro gli infedeli di questo mondo: cosí specificò non molto tempo addietro lo sceicco Omar al-Bakri in risposta alla lectio magistralis del papa a Ratisbona e confermò che il papainfedele aveva detto, senza averne l’intenzione, una cosa giusta:
«Certo,esiste l’obbligo di imporre l’islam come sistema politico, cosí come gli eserciti dell’islam conquistarono porzioni degli imperibizantino e persiano». Quest’ordine è chiaramente offensivo, insiste lo sceicco al-Bakri: «Non fatevi ingannare: l’islam conquista il dâr al-harb, la dimora della guerra, con la spada e non con le idee.»(losceicco Omar al-Bakri, in un sermone a Tripoli).
E non è un’opinione isolata, come i benintenzionati occidentali suppongono. Al-Bakri rivela senza giri di parole, senza la solita tattica della taqiyya, lo scopo principale della propria religione. Ci sono anche mussulmani laici che non la pensano diversamente. Sentiamo qualche voce in proposito:
«Ciòche il sultano Solimano cominciò con l’ Assedio di Vienna nel 1683lo realizzeremo noi con la popolazione, con i nostri forti uomini e le nostre sane donne.» (parole del turco-tedesco Vural Ogerdella Öger Tours, che siede nel parlamento europeo per la SPD, ad un pranzo con i suoi amici turchi del piú grande giornale turco, Hurriyet.
«Il nostro scopo è di mettere radici nel continente europeo e lí viverein pace e secondo le leggi, finché un giorno forse tutta l’Europa diventerà mussulmana.»  ( Necmettin Erbakan , ex primoministro turco predecessore di Erdoğan).
«Iln ostro scopo è il dominio globale dell’islam!» (il cosiddetto califfo di Colonia di origine turca).
«Il movimento islamico deve prendere il potere nello stato non appena è moralmente e numericamente cosí forte da riuscire ad abbattere il potere non islamico esistente e ad istituire un potere islamico».(Il presidente bosniaco Alija Izetbegovic.
«È insito nella natura dell’islam di dominare e non di essere dominato, di imporre le proprie leggi a tutte le nazioni e di espandere il proprio potere sull’intero pianeta». ( Hasanal-Banna)   il fondatore dei Fratelli Mussulmani).
L’islamologo Hans-Peter Raddatz scrive a tal proposito:
Ogni mussulmano ha il diritto di uccidere non mussulmani quando si rendono colpevoli di rigettare l’islam o addirittura di impedirne la propagazione.

Chi vuole conoscere l’islam e le sue mire, lo può fare. Deve solo studiare le fonti di tale religione, per quanto possa essere una cosa noiosa.Già oltre 200 anni fa il piú grande illuminista di Francia,Voltaire, nonostante l’esiguità delle informazioni in confronto ad oggi, era di gran lunga piú informato sulla vera natura dell’islam di quanto lo siano la maggioranza degli intellettuali, pubblicisti e iornalisti del nostro tempo. Riguardo all’islam si domandava giàallora:
Che cosa si deve rispondere ad un uomo che dice di preferire di obbedire a Diop iuttosto che agli esseri umani e che crede di andare in paradisoq uando ne strangola qualcuno?

Dato che i fondamentalisti islamici, al contrario dei credenti comuni che non si attengono strettamente al Corano e a Maometto, sono in grado di giustificare rigorosamente le proprie posizioni sui testi sacri della loro religione, alla fine essi hanno sempre potuto prevalere su tutte le forze riformiste appellandosi alle fonti originali dell’islam. A causa di questa rigorosa osservanza coranica le forze islamiche radicali hanno sempre avuto la meglio se si considerano i 1400 anni di storia dell’islam nell’insieme e non solo i brevi periodi di tolleranza, che pure ci sono stati. La distinzione fra islam e  fondamentalismo islamico non ha a che fare con l’islam e nonsussiste alla prova dei fatti. L’esperto di islam Eberhard Troeger scrive sul tema:
 "Indicare come fondamentalisti soltanto i mussulmani radicali è una prospettiva miope. I fondamentalisti radicali si riconoscono perché intendono raggiungere i loro scopi quanto piú in fretta possibile. If ondamentalisti moderati, invece, sono pazienti e impiegano molteplici strategie, non immediatamente identificabili con la loro ideologia e coi loro scopi, al fine di imporre l’islam."

Islam e fondamentalismo islamico sono la stessa identica cosa. Anche lo scrittore  Zafer Senocak , che si occupa della propria religione da tutta una vita, ribadisce che il terrore proviene dal cuore dell'Islam Chi non lo comprende, non ha alcuna  possibilità di contrastare efficacemente la minaccia globale diquesta forma di totalitarismo, neanche solo come approccio iniziale.Chi non lo comprende, non potrà mai capire veramente frasi come le seguenti:
«Secondo il Corano, va bene essere terroristi! Secondo il Corano è un dovereuccidere gli infedeli!»  (Reda Seyam )45, egiziano mussulmano con passaporto tedesco sospettato di complicità nell’attentato di Bali).
«L’islam deve governare il mondo e finché ciò non accadrà, noi continueremo a sacrificare le nostre vite a tale scopo!» (il portavocedi al- Badr Mustaq Aksan

«Massacrateli!»(Hamas a proposito degli ebrei).
«È insito nella natura dell’islam di dominare e non di esseredo minato, di imporre le proprie leggi a tutte le nazioni e di espandere il proprio potere sull’intero pianeta.»(Hasanal-Banna, il fondatore dei Fratelli Mussulmani).
«Non fatevi ingannare: l’islam conquista il dâr al-harb, la dimora della guerra, con la spada e non con le idee». (lo sceiccoOmar al-Bakri, libanese).

Il filosofo francese Blaise Pascal sintetizza in modo preciso e concisola fondamentale differenza fra l’islam e le altre religioni:
«Gesú s’è fatto uccidere; Maometto ha fatto uccidere.


Maometto non fu solo il fondatore di una religione, ma fu anche al contempo uomo di stato, conquistatore, giudice e il mandante di numerosi omicidi dei suoi oppositori. Maometto fu un profeta che condusse numerose guerre offensive, che feceva saccheggiare carovane, che teneva schiave sessuali e che feceva uccidere senza pietà i suoi avversari durante la sua stessa vita. I poteri esecutivo, legislativo e giudiziario erano tutti e tre concentrati nelle sue mani, perciò una separazioni dei poteri come quella che vige nei paesi occidentali è ancor oggi del tutto estranea all’islam. Di fatto, a quel tempo Maometto agiva in maniera non diversa dai fondamentalisti di oggi e pertanto costoro si rifanno costantemente e apoditticamente, con il terrore che seminano, al profeta e alle sue azioni terroristiche.
Le vittime dell’applicazione quotidiana della shari’a in spregio ai diritti umani (lapidazioni, impiccagioni, fustigazioni), i numerosi suicidi da mettere in conto ai matrimoni combinati, e via dicendo. I danni quotidiani collaterali causati nella pratica ordinaria in nome dell’islam moderato mettono del tutto in ombra il numero dei mortic ausati dagli attacchi terroristici dei fondamentalisti: essi sono il rusultato di un concetto di giustizia medievale e barbaro (lashari’a), della discriminazione femminile dai livelli inimmaginabili, dello sfruttamento della schiavitú praticato tutt’oggi (che nell’insieme sopravanza largamente quello avvenuto in Occidente) e della persecuzione degliinfedeli nella maggior parte dei paesi islamici.
Qui si palesail controsenso della politica occidentale rispetto all’islam ed a lfondamentalismo islamico. Quest’ultimo viene combattuto soprattutto per via delle azioni terroristiche e dell’alto numero di morti imputati ad esso. Infatti, senza queste vittime, il mondo non avrebbe alcun problema a trattare con un fondamentalismo islamico che s idistingue solo ideologicamente dall’islam cosiddetto pacifico,com’è quello degli aleviti Quindi, l’Occidente sostiene l’islammoderato con la convinzione che da esso derivi una minore minaccia per la vita degli uomini. Ma, come s’è appena visto, è vero l’esatto contrario.
L’unica cosa che distingue le vittime dell’islam da quelle del fondamentalismo islamico è il [diverso] clamore nel quale vengono consumate le rispettive uccisioni. I fondamentalisti islamici mirano all’effetto mediatico piú ampio possibile dei loro attentati terroristici e preferiscono perciò attentati esplosivi e suicidi che destino scalpore. Nell’islam moderato l’assassinio viene invece compiuto per lo piú in silenzio. I media islamici mostrano malvolentieri le scene brutali di una lapidazione e neppure mostrano di buon grado come delle ragazze quattordicenni vengono impiccate a delle gru per il fatto di aver infranto la shari’a. E se da un lato i media occidentali riportano volentieri gli attetentati terroristici dei fondamentalisti islamici, dall’altro non presentano praticamente mai immagini e servizi nei quali vengano mostrate le amputazioni degli arti o le decapitazioni del venerdí effettuate a Riyadh ed in altri paesi islamici. Queireportages giornalistici selettivi e politicamente corretti dei mediaoccidentali hanno contribuito in modo fondamentale alla percezione distorta di quale sia la vera pericolosità dell’islam e del fondamentalismo islamico, [che resterà tale] finché non s isia denunciata l’artificiosità della distinzione di queste due sfaccettature della religione islamica. Quando si tratta di pura esemplice quantità di vittime annuali, ecco che l’Occidente noninveste nell’islam, ma nel fondamentalismo islamico.Eppure, per quanto sia paradossale, è proprio il contrario che s idovrebbe fare.
«Alcuni mussulmani possono dimostrare di possedere splendide qualità, mal ’influenza della religione paralizza lo sviluppo sociale di quantil a seguono. Non esiste una forza piú retrograda al mondo. Ben lungid all’essere morente, il maomettanesimo è una religione militante e che fa proselitismo. S’è già diffuso in tutta l’Africac entrale, formando guerrieri impavidi ad ogni passo e se non fosse che la cristianità è al sicuro nelle forti braccia della scienza,la scienza contro cui l’islam ha combattuto invano, la civiltà dell’Europa potrebbe cadere, come cadde la civiltà dell’antica Roma.»

Certe considerazioni, quali la distinzione fra islam (come sistema) e il singolo mussulmano (come individuo) valgono, pensando alla storia passata, ovviamente anche per il singolo tedesco sotto il governo del nazionalsocialismo. Senz’alcun dubbio anche in quel periodo c’erano moltissimi tedeschi pacifici. Ma in nessun periodo è mai esistito un nazionalsocialismo pacifico. E, riguardo al singolo tedesco, per quanto amante della pace possa personalmente essere stato, se los tato nazionalsocialista lo chiamava al fronte, doveva rispondere a tale chiamata, altrimenti veniva messo al muro. Pur essendo in assoluta maggioranza rispetto ai nazisti in servizio attivo, il singolo tedesco pacifico, quindi, contribuiva alla funzionalità e alla stabilità del sistema di potere nazionalsocialista grazie alla sua semplice esistenza passiva, esattamente come il singolo mussulmano pacifico da sempre ha sostenuto, consapevolmente o meno,il sistema islam e con esso anche il fondamentalismo islamico. Finché non si rivoltano contro i rispettivi sistemi, sia il tedesco pacifico che il mussulmano pacifico sono, da un punto di vista funzionale,entrambi colpevoli allo stesso modo dell’esistenza del sistema di ingiustizia di cui fanno parte, che lo vogliano ammettere oppure no.
Nonostante il fatto che i tedeschi pacifici fossero in considerevole maggioranza durante il periodo nazionalsocialista, a quel tempo, cosí come oggi,non si distingueva nel nazionalsocialismo una corrente moderata da una radicale e fondamentalista quando si pensava al terrore seminato dalla SA, dalle SS e alla guerra di conquista di Hitler. Eppure, la maggioranza dei politici, degli intellettuali e dei benintenzionati è vittima di questa fallacia logica nel caso dell’islam e in questo modo costoro si dimostrano i migliori manutengoli di que ltotalitarismo teocratico che sin dai suoi esordi si spaccia con successo per religione.
Dai tempi di Maometto, i critici dell’islam vengono minacciati di morte. Ciò è in accordo con i precetti del Corano dove in piú di 200 punti si dà ai fedeli mussulmani l’ordine di assassinare i non mussulmani.Maometto ha personalmente comandato l’assasinio dei numerosi critici sgraditi, fra i quali anche donne come, per esempio, "Asma" bint Marwan, che fu uccisa dai sicari prezzolati del profeta mentre allattava il proprio figlio. Dietro ordine d iMaometto fu uccisa anche la schiava Fartana e la di lei amica (il cuinome è sconosciuto) assieme al suo padrone ibn Khatal. Avevano osato cantare canzoni satiriche sul profeta.
A tali eliminazioni fisiche [degli oppositori] effettuate da Maometto si appellano ancor oggi tutti gli eruditi islamici quando pronunciano fatwe di morte, come nel caso di Salman Rushdie o degli autori delle caricature di Maometto. I sicari islamici,pertanto, non hanno alcunché da temere da parte della propria religione. Al contrario: chi uccide per Allah e Maometto gode di una stima speciale nell’umma, la comunità dei fedeli mussulmani. Anch ein questo Maometto si distingue dai fondatori delle altre grand  ireligioni universali: Buddha e Gesú erano pacifisti fino al sacrificio di sé. Al contrario di loro, Maometto è stato uno stragista personalmente responsabile della morte (che in parecchi casi ha personalmente ordinato) di migliaia di persone. Va ricordata qui la sorte degli ebrei della tribú dei banu Qurayza : nel 627 dC Maometto fece decapitare tutti gli uomini di tale tribú. Secondo le testimonianze di alcune fonti, Maometto avrebbe persino partecipato in prima persona a questo massacro. In tutto 700 uomini (altre font iriportano che fossero anche piú di 1000) divennero le vittime sacrificali di questa mattanza islamica. Le donne ed i bambini, che dovettero assistere a tutto ciò, furono ridotti in schiavitú. Il delitto degli ebrei della tribú dei banu Qurayẓa fu che si rifiutarono di adempiere all’ordine di Maometto di convertirs iall’islam.
I leader religiosi islamici, però, tengono all’oscuro di questo genere di informazioni la maggior parte dei mussulmani che, quindi, non hanno la benché minima idea di quale sia il vero volto della loro religione e del profeta che adorano come una divinità. Infatti,l’organizzazione interna della conoscenza nell’islam è strutturata piú o meno a cipolla: i catafilli esterni contengono soprattutto informazioni positive ed innocue, del tipo che può risultare accettabile a tutti (ad esempio: islam significa pace). Ma piú un fedele s’immerge nello studio del Corano e degli hadith, piú si addentra indiscussioni con gli imam, piú letteratura conforme ai precettiislamici legge sulla propria religione, meglio apprende quali sono iveri scopi della sua religione: il jihad contro gli infedel ied, infine, il dominio del mondo. Il fedele può dubitare e,talvolta, anche disperare. Ma quanto piú spesso fuga i propri dubbi ricorrendo al sostegno degli imam (grazie ai loro riferimenti alle sure e ai detti di Maometto riguardo al jihad e al dominio del mondo), tanto piú egli diventa utile all’islam.
Tale progressiva e graduale rivelazione dei reali contenuti dell’islam ricorda in tutto e per tutto l’iniziazione alla conoscenza in alcune società segrete ed ha anche un grosso vantaggio: i problemi relativi alla fedeltà [alla causa] possono esserei  ndividuati già ad uno stadio non critico e la persona interessata può venire scartata e, se necessario, neutralizzata.
La maggioranza dei mussulmani conosce solo i rudimenti della propria religione. La gran parte della comunità islamica globale legge il Corano come un mantra, in una lingua che è totalmente estranea ed inintelligibile ai fedeli, della quale costoro non riescono a penetrare i contenuti e per la cui comprensione dipendono completamente dall’interpretazione orale data dai rispettivi imam.Ciò, fra l’altro, implica che i piú fra i fedeli conoscono il Corano solo in arabo, la lingua del profeta e quella in cui, secondo la fede islamica, il Corano è stato annunciato per mezzo di Maometto. Ogni traduzione, secondo la credenza comune, distorcerebbe in modo inaccettabile il contenuto originale del testo di base del Corano ed equivarrebbe ad un’abiura alle parole originali di Allah.
Le traduzioni coraniche sono perciò l’eccezione e vengono ammesse prevalentemente nel contesto della spiegazione dell’islam ai non mussulmani al fine della loro conversione alla religione dellapace.
I mussulmaniche non riescono a comprendere il contenuto del Corano, sono anchemolto meno portati [a compiere] attentati terroristicicontro gli infedeli, rispetto a quelli che hanno studiato bene il messaggio di Allah nell’originale e l’hanno interiorizzato.Quanto piú un mussulmano è credente, quanto piú è versato nel Corano e negli hadith (che riportano le parole e le opere di Maometto) e quanto piú è alto il suo livello di educazione, tanto piú è probabile che si trasformi in un terrorista. Questa è l’agghiacciante conclusione di quasi tutte le ricerche internazionali che riguardano i profili dei terroristi.
In questo scenario gli sforzi dei paesi occidentali di combattere il terrorismo per mezzo di una massiccia offensiva educativa all’interno della diaspora mussulmana ricordano il tentativo di cacciare il diavolo con l’aiuto di Belzebú. Non dimentichiamocelo: gli attentatori dell’11settembre avevano un alto grado di istruzione, cosí come gli attentatori degli autobus e della metropolitana in Inghilterra del 7 Luglio 2005 . Osama bin Laden ha [aveva, Ndt] una laurea in ingegneria e il suo vicario, Ayman al- Zawahiri   (innumero due di al-Qa’ida), è laureato in medicina e proviene da una famiglia di cultura elevata: suo padre era professore di medicina al Cairo, il suo prozio era imam all’università al-Azhar del Cairo.Anche l’ex predicatore della moschea di Finsbury Park a Londra, Abu Hamza  non è un balordo, bensí è anche lui istruito. Nelle sue prediche esortava regolarmente tutti i mussulmani in questo modo:
«Spazzatevia gli ebrei dalla faccia della terra»; «Massacrategli infedeli»; «Costituite il califfato globale».

La cultura da sola rende i fondamentalisti ignoranti semplicemente dei fondamentalisti istruiti.
La lista potrebbe continuare all’infinito. Gli esempi, tuttavia, mostrano che combattere l’islam ed il fondamentalismo islamico con un’offensiva educativa è una strategia che porta fuori strada.Rende i fondamentalisti ignoranti soltanto dei fondamentalisti istruiti e non, come si spererebbe, dei mussulmani moderati.Inoltre, ciò allarga enormemente il campo d’azione nazionale ed internazionale del pericolo fondamentalista. Questo, però, non vuol dire che i mussulmani vadano tenuti lontani dall’istruzione: questo lo fa già l’islam di suo e a tale scopo non necessita di aiuto da parte dell’Occidente. Per quel che concerne le politiche educative,a causa della loro arretratezza rispetto al resto della comunitàinternazionale, i paesi islamici vengono esplicitamente criticati persino dall’ONU, nel cui libro nero del 2003 sono condannati per carenze educative e refrattarietà al progresso in tutti i campi. In quel rapporto viene menzionata come causa una religione fossilizzata. In un articolo sul Rheinischer Merkur,l’islamologo Hans-Peter Raddatz osserva a proposito di tale studio:
«Agli occhi del mondo non-islamico, vi si legge, si è spalancato un abisso culturale spaventoso riconducibile ad una limitazione della formazione e ad una progressiva repressione femminile causate dalla religione. Al contempo vi è un’incapacità cronica di autocritica,invece assolutamente necessaria per un’apertura dell’islam.»

Fondamentalismo islamico e islam sono la stessa identica cosa. Si differenziano solo per la velocità con la quale intendono raggiungere il proprio comune scopo principale: il dominio dell’islam sul mondo. Il fondamentalismo islamico è semplicemente il gemello piú radicale ed irrequieto dell’islam moderato ed esiste sin dagli esordi meccani di tale religione: ad esempio, sotto forma degli assassini commissionati da Maometto ai danni dei suoi oppositori. Già allor aMaometto comprese magistralmente come ingannare chi gli stava intorno, mostrandosi, a seconda dei casi, ora in veste pacifica, ora  in veste bellicosa.
Questototalitarismo teocratico con pretese di dominio planetario fondatonel Corano dev’essere combattuto con  decisione e con ferrea volontà.

La battaglia principale, però, dev’essere di tipo ideologico:sarà uno scontro delle idee fra l’Occidente libero ed i fautori di una teocrazia totalitaria nella quale la libera circolazione delle idee, la libertà di parola e di coscienza, la parità dei sessi,l’accettazione dei diversi fenotipi sessuali (eterosessuale, bisessuale, omosessuale, transessuale ecc.) dell’homo sapiens è tanto inconcepibile quanto la libertà di ciascun individuo di scegliere la propria religione autonomamente e senza pressioni, il che include la libertà da qualsiasi religione. Solo questo scontro fra l’islam da un lato (come forma di totalitarismo predominante al giorno d’oggi) e Occidente libero dall’altro deciderà nel medio e lungo termine quale direzione prenderà il nostro pianeta in  futuro.
Per dirla in breve, lo scontro di civiltà avverrà fra medioevo e modernità, fra Maometto e Kant: sarà uno scontro fra divieto ed obbligo di ragionare. Questo scontro è già in atto e l’esito è tuttora incerto.
Lo gnosticismo valentiniano della scuola italica (anche se i  valentiniani sono di originesiro-egizia) che io ho studiato  prima della mia "maturità classica" in cui si dichiara che  " è nella natura del Bene generare degli esser simili e consustanziali a lui"questo però è un termine se vuoi filosofico, il tuo, proveniente da un certo "esoterismo cristiano" reputato eterodosso, cioè collima con quanto da te riportato, ti dichiari " un diverso" un atipico cristiano.
Tra l'altro oggi la "Gnosi Valentiniana" viene rivalutata dagli specialisti, quindi buon per te...
La gnosi popolare però è formata da innumerevoli dottrine, tutto ciò che emerge però somiglia  più al sistema manicheo che non a quello prettamente valentiniano, questolo dice Hans Jonas negli anni '30.
E gli studiosi distinguono lognosticismo in due gruppi, una l'eresia cristiana ed altri come un fenomeno indipendente dal cristianesimo, quindi tu dove ti poni?
Mi pare invece che tu sia pervaso da confusione generalizzata tra caratteri nasekh, ideogrammi,gnosticismo, scuola alessandrina, gnosticismo valentiniano


La Scuola Alessandrina, la Chiesa Alessandrina, disponeva di enormi mezzi materiali come la Chiesa d Roma che dava ai vescovi di Alessandria enorme influenza, manipolandola popolazione e fomentandola per creare disordini, erano ambiziosi e bellicosi i vescovi, hanno accumulato ricchezze esorbitanti ed usavano spesso la "captatio benevolentiae"per ottenere benefici.
Una  "politica utiliristica"prettamente, cos'ha di spirituale?
Riguardo poi le tue apprezzabili precisazioni sulla "Croce diGerusalemme", sulla preghiera davanti al Muro Occidentale, sugli ebrei nella loro grandezza non posso che ribadirlo, mi fa piacere.
Il marxismo, cioè mentre noi parliamo di islam, di jiahad, di minacce al mondo occidentale a Roma al S.Padre, la filosofia, sulla politica, sulla distinzione tra lotta religiosa  e lotta laica,  la sacralità religiosa non è la sacralità dei movimenti politici!
 Per esempio nel marxismo, vi è sacralità non religiosa.
Ma dove sta la differenza con il sacro tradizionale?
In questo sacrilegio pagano non è il libro in sè, il libro non incorpora niente, è invece il gesto da una certa persona in quel posto con quella intenzione.
In quel momento qull'uomo fa un'opera rivoluzionaria, elimina la lotta di classe.
E' vero in questo movimento possiamo facilmente immaginare delle esperienze di vero e proprio sacrilegio.
Immaginiamo ad esempio che durante una grande celebrazione marxista dell'epoca di Stalin, qualcuno davant ial mausoleo di Lenin, avesse strappato e sputato sul " Capitale" di Marx, un atto del genere avrebbe provocato un'esperienza di orrore assai prossima al " sacrilegio ".

Rudolph Otto il grande teologo e storico delle religioni, tedesco, dice che l'uomo religioso cerca di padroneggiare nel "numen", la potenza divina, con formule magico-rituali,o con il possesso o con l'invasamento, fino a d arrivare alle forme più estreme di di mistica.
E cosa stiamo notando noi sugli estremisti islamici ma che traggono fondamento come abbiamo visto dai versi del Corano?
Questo.
Nell' Islam applicato è presente è fondante la " pantoclasia", la distruzione di sè e degli altri, odia l'avversario, l'infedele,  vuole vederlo distrutto lui e tutto ciò che lo rappresenta e rappresenti.
La differenza col Cristianesimo è lampante anche se tu metti sullo stesso pIano Cristianesimo,Ebraismo, Islamismo e non in contrasto.
Il Cristianesimo è fin dalle origini un'escatologia, cioè un'attesa spasmodica di Cristo.
Nell'Islam c'è l' " ultimo giorno" ma non ha l'analoga importanza, ce l'ha negli innumerevoli movimenti islamici ma non nell'ortodossia sunnita in contrapposizione a quella sciita.
Il primo è escatologico, il secondo è pantoclastico, il primo quindi è solo fantasia, il secondo è distruzione reale, un'orgia di morte e distruzione effetivamente praticata.
Mometto, ha avuto una conversione-rivelazione, nel suo tempo vi erano i " kahin "poeti estatici, si pensava fossero ispirati da uno spirito, interpretavano i sogni analogamente agli sciamani di altre società.
Maometto non era un kahin, questo avrebbe voluto dire integrazione nel quadro sociale ed intellettuale arabo, quando egli invece cercava di superarlo, questa è la "falaq as-subh, la frattura improvvisa, la Vera Visione.
Ma Maometto non diventa un  mistico, ma un profeta fondatore.
Secondo Rodinson che significo.... è un islamista francese..., il primo passo dell'esperienza mistica è il contatto con il divino e Maometto sarebbe rimasto fermo solo a questo primo livello della mistica, mentre i grandi mistici avrebbero compiuto un percorso molto più lungo, fino ad ascendere alle stanze superiori del " castello interiore" secondo S.Teresa d'Avila.
Tra l'altro gli ideologi jiahadisti della vecchia generazione e gli ideologi musulmani riconducibili ai Fratelli Musulmani non prendono una posizione unitaria contro l'Isis.

Attila Piccolo

lunedì 18 agosto 2014

FASCISMO . ECONOMIA DEL REGIME " LIBERISTA "

di Attila Piccolo

La prima fase del fascismo è caratterizzata da una politica economica di impronta liberista, gestita dal liberale De Stefani che procede alla rimozione dei vincoli alla libertà di impresa istituiti durante la Grande Guerra e a massicci interventi statali finalizzati ad incoraggiare gli investimenti privati, oltre che al salvataggio di banche e industrie (Banco di Roma, Ansaldo, ecc.). Ben presto, però, l’economia italiana si trova a dover fare i conti con l’indebolimento della bilancia commerciale e l’inflazione crescente. Nella seconda metà degli anni Venti, perciò, matura la svolta dalla politica liberista a quella dirigista, con lo Stato che oltre al ruolo di garante assume anche quello di protagonista e organizzatore del ciclo economico.


-Stimolazione dell'iniziativa privata
-Riduzione della spesa pubblica
-No blocco inflazione
-No stabilizzazione moneta

Liberismo: esiste da sempre.
E' la completa libertà del singolo di intraprendere un'attività liberamente, di gestirla secondo concetti di massimo rendimento e lucro (minimo sacrificio per massimo profitto), secondo le leggi del mercato (legge della domanda ed offerta) senza interventi esterni e senza regole che incidano sul "naturale" corso del mercato ad esempio delocalizzare le aziende in siti dove la manodopera lavora il doppio delle ore e non fa riposi e prende un pugno di riso è un perfetto comportamento liberista.

Il Fascismo pur essendo affine al liberismo ( infatti i lavoratori non sono affatto tutelati dalle angherie padronali),  ha affinità con il sistema keynesiano in quanto interviene marginalmente in economia sempre dove il privato ha poco interesse a farlo o dove d'imperio il partito decide che lo Stato debba interessarsi alla cosa.

 Fu un puntello formidabile per il sistema libera-lcapitalistico ormai accerchiato dalle masse popolari in tumulto nel Biennio Rosso, che chiedevano a gran voce diritti, libertà, partecipazione politica ed equa distribuzione della ricchezza e, quindi, la fine dei privilegi reali e formali dei quali la borghesia italiana godeva per il contributo determinante dato alla causa savoiarda per l'Unità.
 Se il capitalismo non è altro che il libero mercato direi che i fascisti lo appoggiano.
 Il fascismo non fu uno stato totalitario, come scrisse Giovanni Amendola.
 Conservò parte delle istituzioni liberali, mantenendo la monarchia, il Senato, lo Statuto albertino, venendo a patti con la chiesa cattolica, riattivando vari lasciti della Destra storica.

E parte della “Costituzione economica” fascista sopravvisse nel postfascismo e nella Repubblica nata dalla resistenza che mantenne le strutture della amministrazione parallela, dall’Iri, all’Imi; e conservò almeno due terzi delle vecchie norme amministrative fasciste: dalla legge bancaria del 1936, al Codice di procedura civile, dal Codice penale alla legge Bottai sulla tutela dei Beni culturali.
 A sviluppare oggi questa tesi, sostenuta nel 1951 sono una filosofa della politica come Hannah Arendt e degli storici come Renzo De Felice e Alberto Aquarone.

 Sabino Cassese,giudice costituzionale nominato da Carlo Azeglio Ciampi, amministrativista allievo del grande Massimo Severo Giannini, appartiene infatti a quella sinistra riformista che preferisce aprirsi alla dialettica con la destra, anziché arroccarsi nell’ostracismo per denunciare il vulnus della democrazia “sempre in bilico.
Da qui, la sua disinibita ricostruzione in un saggio breve ma di sicuro successo (“Lo Stato fascista”, Il Mulino).
 Il verdetto di Cassese è drastico: definire il fascismo uno stato totalitario non è di grande interesse e può essere addirittura fuorviante, lo stato fascista fu una combinazione di elementi eterogenei.
 Riutilizzò gli strumenti dello stato liberale, depotenziandoli e riadattandoli.

 Quando, il 1° novembre del 1922, Alberto De Stefani assunse la guida del ministero delle finanze e dell'economia, i più intrepretarono quella nomina come il premio mussoliniano all’audace militanza di cui l’economista si era reso protagonista negli anni precedenti.
 Scalati rapidamente i vertici dirigenziali dei Fasci di combattimento, De Stefani si era posto alla testa della corrente liberista interna al movimento: spontaneo moto dell’economia; libera circolazione di persone, merci, capitali; subordinazione dell’ordine finanziario a quello economico. 
Queste le linee guida della sua politica.
 Una politica di successo, che porterà al pareggio del bilancio statale già nella primavera del 1925.
 Le idee destefaniane sposavano in pieno la regola liberista della divisione internazionale del lavoro.
 Per perseguire un fine così ambizioso, l’economia italiana doveva evitare gli scossoni bellici che pesantemente avevano inciso sui bilanci europei degli anni Dieci.
 Occorreva una strategia di pace, che effettivamente Mussolini – più o meno convintamente – seppe garantire al Paese fino al Patto di Locarno del 1925.
 Ma soprattutto bisognava convincersi della necessità di uno Stato “minimo”, in grado di fugare ogni tentazione interventista: «Non illudiamoci che la grande Italia possa essere fatta nei ministeri: essa si costruisce nelle officine, sui campi, sui ponti di comando delle navi»
Simili concezioni non potevano avere vita facile e duratura in un regime che, pur non ancora ufficialmente tale, già manifestava volontà dirigiste.

 Tra il 1922 e il 1925, in seguito alla fine della crisi internazionale, l’Italia poté espandersi economicamente grazie alla "politica liberista" attuata dal governo fascista.
 Si favorì, infatti, l’accumulazione del profitto attraverso la riduzione delle imposte, venne abolito il monopolio sulle assicurazioni sulla vita, il servizio telefonico fu privatizzato e si riuscì a tagliare la spesa pubblica.
 Nel 1925, invece, ci fu un ritorno al protezionismo.
 Si favorirono, cioè, le esportazioni a danno delle importazioni con la conseguente applicazione delle tariffe doganali.
 Il protezionismo di questo periodo riguardò soprattutto il grano
. L’Italia non ne produceva abbastanza ed era costretta ad importarlo.
Per far sì che il paese fosse autosufficiente, Mussolini diede inizio alla “battaglia del grano”: ne incentivò con una politica strettamente liberista la produzione, modernizzando l’agricoltura, aumentando i terreni coltivabili e dando premi agli agricoltori che ne producevano di più.

 Nel 1926 il Fascismo volle intervenire nelle questioni che riguardavano capitale e lavoro per il bene dello stato. Nacque, così, il corporativismo che ebbe la sua massima espressione con la pubblicazione della Carta del lavoro del 1927.
 I liberali (che invece teorizzano la necessità di uno Stato con funzioni minime) e i libertari (che auspicano una società senza Stato completamente basata sui principi del libero mercato) criticano indifferentemente ogni tipo di statalismo,a prescindere da chi lo attua.

 La destra rappresentata dai conservatori (che invece ha assorbito i principi del liberismo e che in ambito economico ha posizioni molto vicine a quelle dei liberali), espressione "estrema destra" per differenziare le posizioni di partiti che si richiamano al fascismo.

 Gentile ci parla di un liberalismo non individualista.
Oggi questa idea appare in evidente contrasto con l’accezione più comune del termine liberalismo.
 Quando infatti pensiamo al liberalismo pensiamo in prima istanza ad una linea della riflessione politica che da Locke e dal Secondo trattato sul governo attraverso la divisione, la limitazione ed il controllo del potere garantisce la libertà individuale dall’indebita ingerenza dello Stato.
 Per Gentile, al contrario, il liberalismo conduce ad una dottrina dello stato.
Per meglio comprendere le affermazioni di Gentile è opportuno ricordare alcuni tratti dell’esperienza del giovane siciliano che nato nel 1875 vinse nel 1893 il concorso per l’ammissione alla Normale di Pisa, già allora uno degli istituti più prestigiosi della nazione.

 Emergeva una forma di liberalismo moderato, liberalismo in quanto affermava la necessità della libertà intellettuale ed economica dell’individuo e contemporaneamente la necessità di un forte principio di ordine, che appunto avrebbe dovuto garantire il giovane stato nazionale dagli assalti che venivano ad esso portati dalla Chiesa e dalla sinistra socialista(in realtà dalla richiesta delle masse di poter partecipare alla gestione della cosa pubblica) e preservarlo dalle degenerazioni del parlamentarismo.
Tale concezione, che aveva evidenti radici nelle particolari modalità con le quali era nato il giovane stato italiano, veniva unita da Bertrando Spaventa e dagli hegeliani di Napoli ad una concezione
della nazionalità come “unità: unità viva, libera e potente come lo Stato”.
Il problema che si poneva era quello storico del rafforzamento del giovane stato unitario e quello
del sentimento comune, della unità delle convinzioni ideali di un popolo, per essere più precisi
della educazione di un popolo alla realtà ed ai principi dello Stato nazionale.
Sia il liberalismo risorgimentale al quale accennavamo, sia il riferimento ad Hegel conducevano a
ritenere che lo sviluppo delle facoltà individuali, la libertà nel suo senso più concreto, si potesse
realizzare soltanto all’interno di una compagine statale potente e dotata di un proprio ethos: in
quegli stessi anni inoltre l’idea dello stato potenza, dello stato forte, riecheggiava nei contrasti tra le diverse nazioni per la supremazia nei paesi extra europei.

 Dopo la marcia su Roma, del 28 ottobre 1922 Mussolini lo invitò al Ministero della
pubblica istruzione, egli accettò l’incarico.
 Le ragioni della scelta di Mussolini? Perché Gentile?
Ricordiamo che il filosofo era un intellettuale la cui centralità nel mondo della cultura e
nell’opinione pubblica era aumentata notevolmente proprio negli anni della guerra. Egli era inoltre noto come liberale conservatore, anticomunista ed era un punto di riferimento sia all’interno di diverse università sia all’interno di un ampio movimento che si impegnava per la riforma della scuola, concezione liberale.
Perché insomma Gentile accettò? Cosa credette di vedere nel fascismo?
Nel gennaio del 1923, nel primo numero della rivista “La nuova politica liberale”, una rivista creata
da un suo allievo, Carmelo Licitra e alla quale partecipano come “collaboratori fondatori” Croce,
Lombardo Radice e Volpe, Gentile pubblica un breve scritto “Il mio liberalismo”.
Si tratta di un testo importante perché riprende un tema che abbiamo già affrontato, ma dopo l’adesione al fascismo(in realtà egli aderirà ufficialmente al fascismo nel maggio dello stesso anno).
La distinzione da cui Gentile parte è di nuovo quella tra “il liberalismo materialista del secolo
XVIII, nato in Inghilterra nel precedente, ma diventato nel Settecento il credo della Rivoluzione” e
un liberalismo nato “nel secolo XIX […] attraverso quella critica del materialismo che in tutti i
paesi d’Europa in vario modo condusse alla riaffermazione dei valori spirituali”. Come già
sappiamo, per Gentile, “un liberalismo senza stato è un liberalismo senza libertà”, perché lo Stato è
liberale se promuove lo sviluppo della libertà.
Il liberalismo di Gentile è “il liberalismo nuovo o dottrina dello stato etico”. Si tratta di una
concezione politica che, proprio perché prevede il sacrificio dell’individuo porta Gentile ad essere
convinto della necessità di “uno stato forte, come dovere e diritto del cittadino e di una disciplina
ferrea che sia scuola rigida di volontà e di caratteri politici”.
 Perciò, continua, “sono fermamente convinto della necessità di svegliare e di sviluppare in politica un senso energico di religiosità e di moralità e di portare, d’altra parte, un senso di misura e di determinatezza politica, cioè di concretezza sociale e storica nello sviluppo etico-religioso dell’individuo.
Lo stato è qui dovere e diritto del cittadino: esso esiste nello spirito dell’individuo che deve
assoggettarsi ad una ‘disciplina ferrea’, ad una rigida educazione politica e morale, così da far
vivere questo nuovo stato.
 Con il fascismo si può avere vero liberalismo poiché riporta ai valori primigeni del Risorgimento: Gentile dimostra un forte approccio storicistico, secondo il quale il fascismo trarrebbe la sua legittimazione dalla storia.
 Ma Giovanni Gentile fu “uno strano tipo di liberale”, critico del liberalismo individualista ed antistatalista, che dovrebbe invece costituire l'anima di ogni autentico liberalismo, e fortemente orientato ai valori della conservazione e dello stato etico.

Alla luce di queste concezioni politiche, infiammato internamente vigeva il liberismo economico, controllato appena appena dallo Stato (durante il periodo prefascista era invece selvaggio, come oggi).
 Lo Stato stesso iniziò la fondazione di Enti particolari, fra cui l'Ente Nazionale Risi e l'Amministrazione Monopolio Banane (prodotte in Somalia, marchio "Somalita").
Non esisteva dirigismo statale, anzi quando si trattò di progettare armi come i carri armati o gli aerei ci si trovò in una situazione opposta a quella tedesca: colà, i progetti di una fabbrica erano messi a disposizione di tutti e se una specifica ministeriale per un carro sortiva due buoni progetti, le due aziende erano incaricate di produrre un efficiente ibrido che coniugasse le buone qualità di entrambi i mezzi.
Per non parlare della produzione di armi, anche leggere, delegata a più sottoappaltatrici che fornivano i pezzi che venivano poi assemblati presso la sede centrale.
Da noi vigeva invece il protagonismo più  assoluto: ogni Casa produceva le sue apparecchiature, i suoi carri o fucili o mitragliatori, e non si arrivò mai a definire dei veri progetti "integrati" con gravissimo danno per la nostra efficienza militare.

Sotto il Fascismo, quindi, a parte minimissime iniziative da parte statale, come (giustamente) la regolamentazione degli orari degli esercizi pubblici, la definizione di licenza di Ps per "locale notturno" (quello aperto dopo le 23°°), la suddivisione merceologica delle licenze (tutti provvedimenti sopravvissuti di 60/70 anni al fascismo, a dimostrazione della loro bontà), il n° "kiuso" di licenze rilasciabili per genere merceologico in ogni città... per il resto troviamo una normale economia capitalistica.
 I padroni comandavano a bacchetta, il licenziamento era sempre ventialato come minaccia, la disciplina era d'acciaio, i sindacati erano di Regime quindi una mera bufala, e solo nel 1937 in un sussulto di rimorsi socialistoidi il Duce fè emettere una "carta del Lavoro" che avrebbe voluto essere un blando ed annacquato "statuto dei lavoratori".

 Il termine liberal-fascismo suona come un ossimoro – o come un termine usato dai conservatori per offendere i progressisti.
 In realtà, questa espressione è stata coniata da uno scrittore socialista, nientedimeno che lo stimato e influente H. G. Wells, il quale nel 1931 chiese ai compagni progressisti di diventare "liberal-fascisti " e "nazisti illuminati".
 Essendo una ideologia statalista, il fascismo utilizza la politica come mezzo per trasformare la società composta da individui atomizzati in un insieme organico.
 Così facendo, si eleva lo stato sull'individuo, le conoscenze specialistiche sulla democrazia, il consenso forzato sul dibattito e il socialismo sul capitalismo.
 Il fascismo è una ideologia totalitaria, nel significato originario attribuito da Mussolini al termine, inteso come "Ogni cosa all'interno dello Stato, niente al di fuori dello Stato, niente contro lo Stato".
 Il messaggio del fascismo può essere così sintetizzato: "Basta con le parole. Più azione!" Il suo è un persistente appello ad agire.

 Goldberg smonta pezzo per pezzo i programmi progressisti americani – razziali, economici, ambientalisti e perfino il "culto dell'integrazione organica" – e mostra le loro affinità con i programmi di Mussolini e Hitler.
Se questo sunto sembra essere sorprendentemente non plausibile, si legga Liberal Fascism dalla prima all'ultima pagina per le sue colorite citazioni e per la convincente documentazione.
 L'autore, finora conosciuto come un intelligente e sagace polemista, ha dimostrato di essere un grande pensatore politico.
Oltre a offrire una visione radicalmente differente per comprendere la politica moderna, in cui il termine fascista non è più calunnioso di quello socialista, lo straordinario libro di Goldberg offre ai conservatori i mezzi per replicare ai loro vessatori progressisti e per riuscire a passare all'offensiva.
 Se i progressisti possono perennemente evocare lo spettro di Joseph McCarthy, i conservatori possono replicare con quello di Benito Mussolini.

Obama fascista.
 L'esperienza del salvataggio dei giganti dell'auto negli Stati Uniti non implica che ogni salvataggio sia giustificato, perché il risultato finale dipende dalle aziende - se sono capaci o meno di tornare competitive senza aiuti pubblici.
All'epoca del salvataggio vi era chi accusava Obama di spingere gli Stati Uniti (incredibile ma
vero) verso il “fascismo”.
 L'argomentazione era quella che sostiene che mentre il Socialismo nazionalizza i mezzi di produzione, il Fascismo ne decide l'allocazione, mentre li lascia nelle mani dei privati.
 Il timore di una deriva “fascista” di Obama con le ultime vicende è perciò
scomparso, perché tutto (ossia il controllo dei mezzi di produzione) è tornato in mani private,
senza che il Tesoro ci abbia rimesso (a fare bene i conti).
 Quindi il Fascismo fu liberista?
Si lo fu fin dalle sue origini, lo fu fino al 1926/1927.
Ma il fascismo era di destra? No! Non lo era!


Attila Piccolo