martedì 3 dicembre 2013

IL GOVERNO DEL FARE, DEL NON FARE CHE NON SA COSA FARE

di Attila Piccolo

Il governo Letta,  incomincia ad avvertire, un pesante clima di censura fatto di sorrisi e di dati che non sono certo la fotografia della realtà, anzi...
 L’immagine di questo governo è quella di una persona apatica, priva di stimoli,
 Di questo clima apatico ne risente tutto il paese perché chi ne paga le conseguenze non sono certo i ministri ma la popolazione che rimane in attesa di un segnale di vitalità del governo, il quale invece non sa cosa fare, schiavo della noia che affligge le stanze del potere.
L ’unica azione che il governo riesce a fare è di prendere continuamente tempo in attesa di un segnale di intercessione divina in grado di cambiare l’attuale status quo.

Un grande filosofo del Novecento diceva che è nel porre e nel gestire le situazioni di emergenza che emerge il vero detentore della sovranità: ebbene si deve convenire che in Italia, l’esperienza storica successiva al 1989 dimostra che non è la politica, non sono i partiti, quindi i cittadini,  non è quindi la sovranità popolare a tenere in mano il pallino del gioco.
 Lo si era visto nel 1992/93, lo abbiamo rivisto nel 2011, lo vediamo nel 2013, lo vedremo anche nel 2014.
Siamo sempre stati un paese a sovranità limitata.

Prima abbiamo subito passivamente le logiche della guerra fredda, poi quelle della costruzione europea, o meglio del direttorio franco-tedesco che la conduce. L’Italia può seguire logiche virtuose solo quando le vengono imposte: è un paese che, per funzionare, deve essere colonizzato, altrimenti prenderebbe il largo dall’Europa e si avvierebbe verso il Sud del mondo. E’ un boccone amaro, ammettono altri ancora, ma necessario: per far fuori Berlusconi e la sua cricca e rimettere il timone del governo in mano all’ "Italia perbene". E' questa l'Italia perbene? La loro?

In Italia hanno abbiamo avuto un’incidenza particolare (e disastrosa), proprio perché non governati consapevolmente da una classe politica e intellettuale all’altezza della situazione.
Classe intellettuale, appunto: un discorso analogo a quello qui abbozzato si potrebbe fare per gli ambienti della cultura e della stampa, e per quelli economici . Il problema è complessivo, di classe dirigente, ed è semplicemente ridicolo da parte degli uomini dell’establishment accademico-mediatico-finanziario il  :
“noli me tangere” (non mi toccare)  intimato alla casta dei politici. 
La  politica è impotente.
. I politici, in realtà, sono un po' complici e un po' ostaggi. Per governare, quel poco che possono governare, hanno bisogno di non inimicarsi l'amministrazione e soprattutto i suoi vertici. I politici contano, ma meno di quanto pensi il grande pubblico. Funzionano però benissimo come parafulmini. Gli attacchi ai politici di governo per tutto ciò che non riescono a fare non sfiorano nemmeno la macchina amministrativa sottostante, la quale procede, indifferente a tutto e a tutti, con i suoi ritmi, le sue inerzie, le sue opacità, le sue regole interne. L'importante è che nessuno riesca a mettere ceppi capaci di invertire la tendenza della spesa pubblica a crescere,spingendo così sempre più in alto i livelli di tassazione o a spezzare le catene burocratiche che opprimono la società.

  All'inizio del Novecento, il sociologo Max Weber pensava alla burocrazia come a una «gabbia d'acciaio» che avrebbe alla fine prodotto la pietrificazione delle società occidentali, ne avrebbe prosciugato ogni energia, ne avrebbe svuotato l'anima. In quei termini, la profezia di Weber non si è ancora realizzata. In Italia, però, i segnali ci sono tutti..

 “A causa della mancanza di interesse, il domani è stato cancellato” cita un autore inglese.

Attila Piccolo

lunedì 2 dicembre 2013

La Rana, Renzi, Grillo e Berlusconi

di Attila Piccolo

Il mondo visto come un libro, così era visto in epoche lontane.
Ci furono libri sacri e di potere.
Libri inalterabili ed oscuri : due chiavi del potere.
 Così come i messaggi, così come la poltica.
Il mistero, la non chiarezza, strumenti di potere...
Nicola Cusano, cardinale, teologo, filosofo, umanista, giurista, matematico e astronomo tedesco, disse:
" Questo mondo-libro è scritto in greco, ma messo di fronte a un tedesco che ignora la lingua antica".
Già, i tedeschi che vogliono ignorare le sacre scritture in Europa dei popoli antichi , portati allo stento.
Poi il mondo visto come un orologio, elevato a simbolo e valore della vita quotidiana, l'orologio diventa signore del tempo e degli uomini che misura la breve esistenza con le lancette simbolo di potere.
Un oracolo che indica il momento adatto per ogni azione, è vero Renzi?
E' vero politicanti del Pd?
E' vero anti-politicanti più politicanti dei vecchi del M5S?
Avete fatto scattare l'ora dell'esecuzione e mandato i boia ad esercitare l'esecuzione.

Al suo esordio, l'orologio era considerato fastidio e goffaggine.
Shakespare metteva in bocca a Berowe, personaggio di " Pene d'amore perdute", queste parole:
" Una donna è come un orologio tedesco, sempre in riparazione, sempre fuori sesto che mai va bene, un orologio che ha bisogno di essere sempre guardato perchè continui ad andare...
Si perchè Voi volete essere considerati come una donna, corteggiati, seguiti, guardati per continuare ad andare, è vero Grillo ?
In modo che ognuno possa ritagliarsi la propria realtà contro quella oggettiva, poi confusa, poi distorta, usata  ed abusata a proprio uso e consumo.
Così fa la rana:
" La rana non vede il mondo che vediamo noi. Non vede il mondo, punto e basta. Per essa è un fondo invisibile. Quello che essa vede sono solo punti che si muovono, e quelli per lei sono le mosche.
Oppure sono stacchi d'ombra e di luce su quel fondo, perchè quelle sono le ali dell'uccello predatore, altra cosa che la rana deve vedere. La rana su questo deve essere informatissima, se vuol sopravvivere.

Sono le cose che la riguardano. Il resto lo ignora completamente.
E se le offriamo un magnifico piattino di mosche fresche pronto sotto il naso, non le tocca perchè queste mosche non si muovono e allora preferisce morir di fame".

( Giorgio Santillana " Per un incontro fra umanesimo e scienza"- Istituto Accademico di Roma )
Ciascuno di noi  in qualche modo e in qualche campo è una rana e diamo sempre della rana  agli altri e mai a noi stessi.

Chi si addentra in un discorso di potere, si accorge subito che il primo potere è quello di contrrollare le definizioni, di stabilire in base a quali criteri si possa si possa dare della rana agli altri e non rischiare di ricevere dagli altri la stessa definizione: " rana sei tu".
Questo potere viene definito : controllo dell'informazione.
Antico come il mondo ed amministrato con ferocia ed attenzione, Voi accusatori di Berlusconi, sappiatelo.
Nasce come creazione del linguaggio e della logica del linguaggio.
Poi diventa controllo delle fonti d'informazione e dei mezzi attraverso i quali l'informazione circola.
Il potere, una forza coercitiva attraverso gli uomini.
E prima ancora che giusto e legittimo, il potere ha necessità di apparire necessario. Apparire...

Ora Voi, al governo presidente Letta, Alfano & Co.in queste settimane continuate a parlare di un Governo giusto al momento giusto per fare giuste cose.
Vi riporto Ruggero Meneghelli, grande docente ed uomo di pensiero:
" L'aspirazione ad avere un governo giusto, per quanto comprensibile e lodevole sia, viene dopo l'aspirazione e l'esigenza della società di avere, prima di tutto, un potere capace di fatto di garantire l'esistenza.

Di fronte alla possibilità di sgretolamento, ciò che le è necessario per esistere come società organizzata, non è il potere giusto, ma il solo potere capace effettivamente di scongiurare il pericolo della sua dissoluzione...
Se uno è malato grave e rischia di morire qualora non intervenga subito il medico a fargli un'operazione, il primo che arriva ha titolo per farla. L'ammalato può, in cuor suo, desiderare che al capezzale arrivi il medico amico, il medico di cui ha fiducia, il medico a cui si è rivolto altre volte, ma per non morire deve accontentarsi di un qualsiasi medico che, simpatico o antipatico che sia, si dimostri di fatto disponibile".

Quindi Voi Letta, Renzi, Alfano & Co. quale esistenza riuscite a garantire per gli italiani ?
Una società a rischio di sgretolamento, come state cercando di scongiurare questo pericolo?
Voi siete il primo medico, non arrivato per caso ma per imposizione, non di fiducia anche se cercate di conquistarvela giorno per giorno e fra poche ore al Parlamento, voto per voto...
Continuate ad apparire, seppur non legittimati chiaramente dall'elettorato.
Nel nostro tempo l'apparire è già legittimazione di potere.
Una legittimazione  che non ha bisogno della tradizionale copertura che sia un potere giusto.
Voi avete agito con la forza e con quella continuate ad agire, perchè in fondo la più importante delle legittimazioni è sempre stata quella che faceva apparire giusto ciò che era forte.

In questo sistema di convincimenti totali, forzati, di fantasticherie di massa vissute sui giornali, sulla televisione, su internet, oggi purtoppo ancora le persone accettano il potere in quanto esso è, in quanto si esibisce, in quanto esso appare, a prescindere dalla sua forza e dalla sua giusta morale.
Non è vero Grillo?

La forza di molto potere non è nel potere rappresentato, teletrasmesso, è nella rappresentazione del potere, è nel racconto del potere, è proprio nella sua teletrasmissione.
Non è vero nuovi Movimenti , Partitini o sette che cavalcate battaglie di sofferenti per onor di gloria?
Sapete benissimo che il potere è nel mezzo di comunicazione che si occupa del potere e in tal modo lo legittima. Lo legittima ma lo frantuma.

Il potere meta di conquista ed arriviamo alle Primarie del Pd.
Al di là delle acclamazioni, il meccanismo di selezione dei Leader politici è tutto da esaminare: i sociologi parlano di forze carismatiche che si basano su un'elezione plebiscitaria.
Ebbene non accadrà nulla di tutto questo alle Primarie del Pd, grande evento...di debole vento, più una bonaccia...nè leader carismatici nè elezioni plebiscitarie, tutto piatto, tutto acquattato...

Max Weber ci insegnò che il Leader carismatico è un uomo con la" vocazione intima", riconosciuta dagli altri uomini, seguaci e futuri sudditi che gli si affidano con fiducia completa. L'elezione plebiscitaria non è vera elezione, è un riconoscimento del Leader da parte del popolo che appunto lo acclama, ma anche questa non avremo nelle Primarie del Pd, lacerate , frammentate e combattute all'ultimo voto ed all'ultima strategia politica anti-avversario in un partito non-partito che sta sul ciglio della scissione....immerso in correnti ed anti-correnti.
Quindi assisteremo allo spettacolo di tre oratori che sono simili alle rane: queste, infatti, gracidano nell'acqua; quelli presso la clessidra delle Primarie del Pd.

Ma fate attenzione, seguite questa avvertenza: 
Se una rana si tuffa in una pentola d'acqua bollente, salta subito fuori perché avverte il pericolo. Ma se si tuffa in una pentola d'acqua tiepida, che viene portata lentamente a ebollizione, non si muove affatto, rimane lì anche se la temperatura continua a salire. E alla fine muore bollita, se qualcuno non la salva"....
Attila Piccolo





lunedì 25 novembre 2013

IL PRIMATO DELLA POLITICA


di Attila Piccolo

ll rschio di una visione moralistica della politica connaturata proprio al corrente "primato della politica".
E' proprio il politico degradato che censura le posizioni altrui caricando la condanna politica di ragioni  morali che riducono l'avversario politico a nemico.
Il  moralismo implicito nel "primato della politica" va respinto proprio come ultima frontiera (mascherata) contro una politica apertamente subordinata alla laicità razionalizzatrice della società civile che nasce nella sfera degli interessi perchè è accertata una struttura comune necessaria all'esistenza umana in cui i bisogni necessari sono una scala che si allunga fino a configurare come necessari bisogni non-elementari evoluti e raffinati, già...(il diritto allo studio e alla cultura,il  diritto all'informazione, il diritto all' ambiente, il diritto alla pace,il diritto alle libertà....)
Istanze raffinate della civiltà convertite in bisogni in una dialettica storica che distruggono in  modo demagogico ogni valore, cioè la cultura diviene un  modo di vivere e quindi abbiamo il narcisismo politico al potere.
Il senso profondo di una politica  moderna non sta tanto e soltanto nella richiesta di soddisfare i bisogni esistenti dell'umanità quanto e soprattutto nello sforzo di far crescere il livello dei bisogni umani dagli interessi economici alla sfera dei bisogni disinteressati.
Dalla cultura dei bisogni occorre salire al bisogno di cultura anche per salvare i valori più alti della politica e la stessa democrazia.
C' è una una gravità crescente che caratterizza l'odierna separazione della politica dalla cultura, bisogna superare sia il quadro di " una cultura senza politica" sia il quadro di una " politica senza cultura".
In base a questi rapporti tra politica e cultura abbiamo il fallimento di tre posizioni ancora dominanti :
la prima é quella della riduzione della cultura a politica e della promozione culturale di ogni iniziativa politica; la seconda é quella dell'autarchia  (autonomia, indipendenza) della politica accompagnata generalmente dal disprezzo della cultura; la terza é quella elitaria di  molti ambienti tecnico-professionali come confine della conoscenza sociale accompagnata da un larvato disprezzo della politica.
Sulla crisi di queste posizioni si  manifesta ormai la necessità di un ripensamento nuovo del rapporto politica-cultura in una società nella quale sull'onda di profonde spinte storico-sociali, la cultura italiana avverte l' insufficienza della sua tradizione e la necessità d'Incidere sui processi sociali.
Siamo ormai entrati in un' epoca che non é ormai solo post-ideologica  ma anche post-positivista con la crisi delle ideologie, degli idealismi e degli spiritualismi, occorre una forte integrazione della conoscenza sociale che respinga le servitù politiche  !!!

IL DISFACIMENTO POLITICO

di Attila Piccolo


In Italia la svolta Riformista avviene con trent'anni di ritardo e questo significa che l'alternativa ppolitica rimane una chimera. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la de-costumunizzazione dell'europa centrorientale, la Democrazia Cristiana rimane chiusa in se stessa ed il Partito Comunista nelle sue liturgie evolutesi poi nel centralismo democratico. Per iniziare a vedere un cambiamento occore aspettare lo sconvolgimento degli anni Novanta che si trascina via il sistema politico. Un sistema clientelare, corrotto, maldestro,inefficiente che aveva drogato il mercato con Oligopoli retti sulle tangenti che comunque non si differenziava troppo dal resto dell' Europa se non per la sfrontatezza.

Un importante commentatore anglosassone , Tony Judt, ha scritto:
" Persino in Italia, dove lo Stato è debole e politicamente molto più vulnerabile, esso ha svolto un ruolo cruciale garantendo posti di lavoro, sussidi, fondi regionali e un'intricata varietà di piani di aiuto che hanno contribuito enormente alla stabilità sociale di un Paese la cui unità è sempre stata in discussione e che ha subito molte e più profonde crisi politiche di quelle che l'esperienza anglo-americana può cominciare ad apprezzare.
Prendiamo in considerazione la domanda controfattuale:dove sarebbe oggil'Italai senza la fitta e inefficiente  amministrazione pubblica, i servizi pubblici sovraffolati, il disfunzionale e screditato rapporto prezzi-salari, i piani pensionisticisottofinanziati e la corrotta e maltrattata Cassa per il Mezzogiorno, istituita nel 1950 per canalizzare le risorse nel Sud arretrato, ma che per molto tempo ha favorito i clienti politici e i soci commerciali della Democrazia Cristiana al Governo? ".

Dove sarebbe quindi l' Italia oggi senza il " suo" modello di economia sociale di mercato, senza la sua storia produttiva e industriale fatta di aiuti pubblici e statalizzazioni?
Cinicamente il Paese sembra essere rimasto in piedi proprio grazie alla sua malattia.
Il sistema delle clientele nell' Italia bianca e "poliarchica" ( poliarchìa  Forma di governo in cui il potere politico è esercitato con pari autorità da una pluralità di soggetti politici.
R. A. Dahl il quale, in A preface to a democratic theory (1956), elabora di contro alle teorie che egli considera tradizionali della democrazia il concetto di democrazia poliarchica. Per essa si intende un modello di democrazia pluralistica articolato sulla diffusione del potere politico (e dei relativi "contropoteri") all'interno della struttura sociale.) delle correnti democristiane e il blocco delle cooperative nelle regioni rosse, hanno sostenuto l'assetto sociale ed economico durante gli anni Settanta; la generale sindacalizzazione della forza lavoro ha fatto da collante in una società dilaniata dal conflitto politico e spaventat dal terrorismo.

Non si può parlare di un modello, ma certamente di una formula.
La " Formula Italia ", l'Italia del " bipartitismo imperfetto " è crollata quando ha esaurito la sua funzione.
Negli anni Novanta il sistema si è sfaldato, le organizzazioni  seppur malate che avevano sorretto la crescita si sono accasciate.
Ma questo processo è generalizzato nella realtà della globalizzazione.
La caduta della SPD nel 2009 in cui i socialdemocratici sono scesi al loro minimo in sessant'anni, costituisce il sintomo del disfacimento politico per eccellenza.
Si stanno disgregando le strutture che avevano retto le società nel novecento.
Se questo è vero, quali saranno le soluzioni per uscire dalla crisi economica?
In quali condizioni ci troveremo dopo la grande tempesta?
In quale modello, in quale organizzazione sociale, su quale ritmo di crescita?
E soprattutto con quali prospettive di recuperare un percorso di sviluppo?
Ne parleremo ed affronteremo le tematiche di soluzione...

venerdì 15 novembre 2013

LIBERTA' POLITICA E'...

di Attila Piccolo

L' uomo è davvero un essere libero?
E' davvero dotato di libero arbitrio?
Qual'è la natura ultima, l'essenza della libertà?
Per Spinoza libertà era" perfetta razionalità" ; per Leibniz " spontaneità dell'intelligenza" ; per Hegel " accettazione della necessità" .
Queste indicazioni riguardano una libertà collocata in  " in interiore hominis " =  all'interno dell'uomo.
Nessuna di queste guarda alla libertà esterna e cioè al mio essere libero/a o non libero/a in relazione agli altri.
E la libertà politica é questo : cioè un coesistire in libertà con la libertà altrui e resistere all' illibertà.
C' è quindi una grandissima differenza tra libertà interiore e libertà di volere da una parte e libertà esteriore e libertà di fare dall'altra.
La filosofia si occupa della prima, la politica della seconda.
La libertà politica è quindi, appunto, una libertà del fare, una libertà  " pratica ".
Chi ci viene in aiuto, è Thomas Hobbes con la notissima definizione del " Leviatano " : "  Libertà  propriamente significa assenza...di impedimenti esterni ".
Hobbes però è quello che c'entra il problema perchè applica la libertà politica al rapporto cittadini-Stato dal punto di vista dei cittadini.
Se invece consideriamo il rapporto Stato-cittadini dal punto di vista delo Stato, dire che lo Stato é "libero di" ci riporta all'arbiitrio di potere, allo stato tirannico che è libero di comandare solo a suo piacimento...
La sostanza quindi qual'é? Che la libertà politica serve a proteggere il cittadino dall'oppressione. Come?
Oltre duemila anni fa Cicerone diceva: " Siamo servi delle leggi al fine di poter essere liberi " ; lo diceva ancora più forte Locke nel 1600 " Dove non c'è legge non c'è libertà" ; ma chi più di tutti ha inciso su questa tesi é Jean Jacques Rousseau: " Quando la legge è sottomessa agli uomini non restano che degli schiavi o dei padroni...la libertà segue sempre la sorte delle leggi, essa regna e perisce con queste."
Perché la libertà ha bisogno della legge?
Perchè se governano le leggi, regole generali ed impersonali, non governano gli uomini e la loro volontà arbitraria, dispotica, stupida o crudele di un altro uomo.
E' anche vero che la legge è coercizione, visto che regola, proibisce e condanna ma al tempo stesso ci tutela perchè è costituita da norme che si applicano indistintamente a tutti...salvo eccezioni....illustri...
Questa, la legge, sarebbe un formidabile deterrente...fatto salve le sopracitate eccezioni...
La libertà politica è anche è una"  libertà difensiva " da...
Su questa scia c'è poi la " libertà affermativa " di...
Se prima però non c'è la protezione della legge poi non c' è la libertà di fare niente.
Attila Piccolo

venerdì 18 ottobre 2013






                                                         
                                                        LIBERTA' E VERITA'


Gli altri non possono farvi schiavi, ma potete essere imprigionati dalle vostre stesse convinzioni.

Consciamente o no, quasi tutti scelgono di rinunciare ad un po’ di libertà in cambio dei benefici che derivano dallo stare insieme nei gruppi collettivi :famiglia, gruppi, società.

Costruite muri per tener fuori stranieri a voi sconosciuti e  combattete esseri che consideravate al " servizio solo di se stessi " per beni di cui pensavate di aver bisogno per sopravvivere.
 Da allora affrontate le conseguenze. Ogni e qualsivoglia conseguenza...

Molti uomini saggi sanno che: “La verità che rende gli uomini liberi risulta essere, nella maggior parte dei casi, la verità che gli uomini non vogliono ascoltare.”[Herbert Agar]

Molte persone pensano di voler essere libere, ma ciò nonostante continuano a fare scelte auto-restrittive.
Alcuni scivolano via da qualsiasi cosa sembri troppo difficile e scelgono un percorso più facile.Gli altri vi possono anche permettere di rimanere in pigri e comodi schemi familiari, evitando il conflitto ed il rischio per la vostra tranquillità.
 Non c’è nulla di sbagliato nell’essere pigri o nel cercare la tranquillità.
Le conseguenze però, risultano da ogni scelta che fate...

Sta diventando chiaro anche per molti di voi, che la libertà significa il 100% della responsabilità.
 Quando le “cose vanno bene”, alla maggior parte di noi piace avere almeno un riconoscimento parziale e ci sentiamo bene quando lo condividiamo in modo magnanimo con gli altri.
 Quando le “cose vanno male”, tuttavia, tendiamo a vedere noi stessi come vittime delle circostanze.
Attacchiamo qualcun altro per i problemi in cui ci troviamo, ci lamentiamo per la cattiva sorte o protestiamo contro " il sistema ".
  La verità è che siamo totalmente liberi e quindi totalmente responsabili per qualsiasi cosa ci accada.
Un saggio ha detto: “La libertà è libertà, non è uguaglianza, né lealtà, né giustizia, né felicità umana o coscienza tranquilla.” [Isiah Berlin]

Generazione dopo generazione, gli uomini che si sentono insicuri tollerano regole che restringono la loro libertà, finché credono che queste regole fanno sì che " l’altro " (il cattivo, il malvagio, il criminale, il terrorista) non rechi male a loro o alle loro famiglie.  Inutile speranza, vana illusione...
Il vero paradosso della libertà si trova nel fatto che rimaniamo realmente liberi, perfettamente liberi, purché scegliamo di non  esercitare la nostra libertà.

Ma noi questo non possiamo accettarlo !
Noi lotteremo !


venerdì 11 ottobre 2013

IN NOME DEL POTERE :IL TEMPO

   di Attila Piccolo

                                                              PROLOGO

Questo saggio sul Potere è stato pubblicato nel novembre 2004 sul mensile di attualità e politica da me diretto.
E' stato il primo dei miei saggi e quello a cui sono più affezionato. Dopo la pubblicazione è stato oggetto di assemblee e dibattiti nei Licei ed Istituti Superiori della Provincia di Lecce destando molto interesse ed approfondimenti.
Vi è espressa la genesi del Potere. l'identificazione del Potere nella vita quotidiana, come riconoscerlo, come conservarlo, come perderlo, le citazioni motlo divertenti, molto illuminanti.
La prospettive nell'uomo moderno ed il suo aspetto sociale.
Vi è un altro saggio, sul Governo, dalle sorprese inimmagginabili che pubblicherò presto, altra pubblicazione a cui sono affezionato.

                                                        PUBBLICAZIONE

Il Potere del Tempo è vecchio di millenni.
Il Tempo in quanto realtà sfuggente ai poteri dell'uomo, è stato spesso raffigurato dagli antichi come una personificazione mitica, nell'accezione di realtà Immateriale, la cui natura è da porre tra il sacro ed il metafisico.
" Non era ancora l'anno Mille quando, l'Imperatore diede ad un uomo un cavallo e gli disse: percorri più strada che puoi e segna dentro la strada percorsa,i confini del tuo feudo."
Il minor tempo  impiegato dalla veloce galoppata del cavallo per chiudere la maggior quantità di spazi, stabiliva il potere del latifondista.
 Ancora, mille anni dopo, nel Regno di Sardegna,1820, il DECRETO  DELLE CHIUDENDE, riprendeva per la civiltà contadina e pastorale una proposta simile.
" Quella terra comunale dove pascolerai le tue pecore, dove raccogli legna per il tuo camino, dove tagli erba per i tuoi conigli, circondala di sassi e muretti, tanta ne chiuderai, tanta sarà tua."
Il Tempo consumato e quello consumabile, come una volta la terra, posseduta e sfruttabile, è il presupposto ad ogni discussione sul Potere moderno.
 L'orologio diventa " Signore del Tempo e Signore degli Uomini" misurando con le lancette non solo la nostra esiistenza ma anche il del Potere di ognuno di noi.
 Raramente, infatti, intraprendiamo qualsiasi azione senza averlo prima consultato, diventa il nostro oracolo che ci indica il momento giusto per ogni azione nel privato come nel pubblico.
E' nel Tempo che l'uomo stabilisce scadenze per se stesso e per gli altri uomini, segna e influenza le date dei calendari.
Il Potere è davvero nel Tempo.
Trascurando i particolari il Potere è : la capacità d'influire sul comportamento degli altri,di controllare l'influenza non soltanto oggi ma domani e dopodomani.
 Potere significa facoltà, possibilità e capacità di fare come espresso dal termine latino " potestas".
Potestà significa usare una forza per far valere la propria volontà.
 Potente è colui che ha il permesso e la capacità di fare, colui che fa le cose ( in Democrazia).
 Giovanni Sartori il più autorevole scienziato italiano della politica e teorico del Liberalismo democratico, Ordinario alla Columbia University di New York, osseva che :
" Il Potere è tanto più forte quanto meno viene esercitato."
Il Potere resta un vero Potere quando è solo un'aspettativa, quando, senza un ordine, il potente esercita un sistema di comandi e di obbligazioni che ognuno si assegna senza che gli sia ordinato.
Ma come si conquista il Potere? Anche un piccolo Potere? diventando un Leader, Leader di qualcosa anche in un piccolissimo spazio.
E' un fenomeno antico ma che oggi si traferisce dalla politica al costume, il " Cesarismo di massa". l'aspirazione ad essere un piccolissimo Cesare, un piccolissimo Napoleone di un ufficio per esempio, di un microfono, di un palcoscenico.
Ma come si perde il Potere?
Il Potere decade quando non si vuole tener conto del " Teorema di Godel".
Kurt Godel matematico insuperabile e uno dei più grandi logici di tutti i tempi, dimostrò in modo rigoroso che esistono sempre enunciati riguardanti un sistema che non possono essere dimostrati all'interno di uno stesso sistema.
Il potente che ignora Godel rifiuta di sapere che c'è sempre un gioco che non è in grado di giocare quando pretende cioè. di giocare al di sopra delle sue possibilità. Nel gioco
 del Potere c'è sempre una manche nella quale si deve passare la mano. Altrimenti si salta!
Napoleone, infatti, amava dire:
" Il mio Potere dipende dalle mie glorie e le mie glorie dalle mie vittorie. Io avrò Potere finchè avrò vittorie."
Ma nel meccanismo Napoleonico della forza era già il segreto della debolezza.
Chi è sempre costretto a vincere è anche costretto ad espandersi.
 Molti studiosi di strategia affermano che il gigantismo afflige tutti i poteri  assoluti e primi o poi li porta al crollo.
 Oggi assistiamo ad alcuni destini, di taluni potenti : chi lo disperde pervaso dall'avidità e da un senso di onnipotenza metafisica perchè vive al di fuori della realtà oggettiva, poco e mal condivisa dai suoi governati ma al di dentro di una realtà spaziale, soggettiva, propria, assieme alla sua corte che condivide molto e bene i benefici del potere goduti di riflesso e chi, invece, lo conserva pervaso da oculatezza e giudizio, rovesciando " la Formula di Napoleone" punta ad una forma di velato anonimato, rinunciando all'obbligo di vincere sempre e soprattutto di essere glorificato sempre.
 Vivere oggi il Potere, integralmente, è vivere un incubo.
 Un filosofo Francese, ha osservato come la sventura della vita umana sia l'impossibilità di guardare e mangiare allo stesso rempo. Ciò che si mangia si distrugge, ciò che si guarda, si conserva.
Al banchetto dell'esistenza, il potente divora tutto, vive con l'atteggiamento mentale del mangiatore e si abitua a ragionare con lo stomaco.
" Il pensiero del Potere è digestivo."
" Una mescolanza di sensazioni che chiamo  Il Leone  tanto per dargli un nome sebbene sia chiaro che non ha niente a che vedere con la parola Leone e nemmeno con l' idea di di Leone." ( Italo Calvino)
Il potente è tale quando, ha la saggezza di fondere il successo col potere, due cose che alcune volte non coincidono perchè il successo è dato dal consenso e molti non si curano nè si sforzano di coltivarlo.
Una regola- limite anticipata da Kant, duecento anni fa e poi ripresa da Norberto Bobbio, il maggiore filosofo italiano della politica, considera ingiusto, nell'esercizio di un Potere, tutto ciò che non si può dichiarare in pubblico, tutto ciò che ci si vergogna di fare davanti agli altri.
 Chi si addentra in un discorso sul Potere si accorge subito che il primo Potere, è quello di controllare le definzioni.
Questo Potere viene definito controllo dell'informazione.
E' antico come il mondo, nato come creazione del linguaggio e della logica del  linguaggio, poi diventa controllo delle fonti d'informazione e dei mezzi attraverso i quali l'informazione circola.
" Il Potere è nel mezzo di comunicazione che si occupa del Potere ed in tal modo lo legittima.
E' il Quarto Potere! L'autorità esercitata dalla stampa sull'opinione pubblica."
L'uomo la mattina legge il giornale, fantastica, s'immedesima, aspira su di un Potere burocratico-politico-economico-mondano che un giorno anche lui potrà conquistare ed il giornale che legge è una  mappa fedele da conquistare perchè vi si narra degli uomini più potenti e di successo, delle battaglie vinte e delle sconfitte, di chi ha già conquistato, il Potere.
"Oggi il Tempo è la cosa nel mondo meno equamente distribuita fra gli uomini."
" C'è un Tempo per i potenti e c'è un tempo per i deboli."
" Mi manca il tempo." Oggi è una frase ricorrente di povertà e d'insoddisfazione, è il metro, è il termometro del grado di potere.
Ma c'è anche un" Tempo povero" per sovrabbondanza, un Tempo che non vale nulla : il Tempo degli anziani, il tempo dei disoccupati, un Tempo che ha minore valore sociale separato dall'altro tempo, quello che vale, quello che manca, il tempo dei potenti...
Ma per un uomo di vero Potere che ha la forza e la capacità di fare le cose " Il Tempo povero" dovrebbe essere il Tempo con il valore aggiunto, quello a cui destinare maggiori attenzioni e soluzioni.
Per esercitare " In Nome del Potere"
" Sic Itur ad Astra."

Attila Piccolo

lunedì 23 settembre 2013

AGLI UOMINI DI GOVERNO : COMUNICAZIONE E' PERSUASIONE. NON E' VERO !

                                                           
       PROLOGO

Pubblico questo mio articolo apparso un pò di tempo fa  destando molto interesse, è un Saggio di Comunicazione Politica. E ciò che leggerete qui lo vedrete realizzato nei video che pubblicherò in seguito ma i video sono antecedenti a questo saggio. La lettura  e l'apprendimento Vi potranno dare una guida non solo se doveste fare comunicazione politica ma nella comunicazione di tutti i giorni con chi  frequentate quotidianamente.  Il Prologo lo pubblico qui per la prima volta per gli amici di facebook perchè credo che con tutti i Pro e i Contro sia uno strumento di socializzazzione straordinario. L'origine di questo articolo è la stupefacente, meravigliosa, attualissima Lectio-Magistralis di Antonio Vieira, Gesuita Portoghese, ambìto da tutte le corti europee dell' Epoca, fine '600 per le sue lezioni e scritti di politica, incarcerato dall'Inquisizione per la sua lotta alla schiavitù degli indigeni. Il testo " Prediche agli uomini di Governo" è commovente per la verità illuminante, lucida, unica che porta con sè come dote a chi possa riuscire a leggerlo perchè purtroppo non si trova da nessuna parte non esiste più, io per pura fortuna dopo averlo cercato in tutta Italia ne ho  una copia, unico e pregiato come un  tesoro. Più avanti leggerete chi ne possiede una copia...chiedetela a Lui...In Italia è irreperibile e l'ultimo editore fu Rusconi nel 1984. Vi accorgerete di questo, quando leggerete in neretto gli estratti di questo libro che mi ha indotto a non proferire mai più le parole "No" e " Non" se non per fare male...E' talmente una ricchezza questo testo che nel 2002 il Presidente Cossiga, il grande Picconatore, al compimento dei 66 anni di Silvio Berlusconi tra i tanti regali  di quel giorno gliene consegnò una copia,  commentando : " Ne ha bisogno".
Antonio Vieira è un mio Maestro, lo porto sempre con me, c'è anche sul mio profilo facebook. E' evidente che il suo patrimonio è  quello in  neretto, ciò che leggerete qui da corollario, deriva dalla mia formazione generale e specifica sulla scienza della Comunicazione con risvolti sul nosto cervello e nel mondo degli animali passando dai grandi filosofi greci, vedrete anche tre piccoli capitoli agli Uomini di Governo che sono delle reprimende benevole affinchè possano al meglio comunicare e fare.
Parte oggi, quindi per ciò che mi riguarda un mini percorso di formazione e comunicazione politica, seguiranno a questo contributo, la prossima settimana dei miei video di comunicazione politica, dove con estrema sintesi illustrerò dei passaggi fondamentali...
Buona lettura e buon apprendimento.

                                                               PUBBLICAZIONE


La Comunicazione : l'atto del comunicare, trasmettere agli altri. La buona comunicazione : la capacità di esprimersi in modo chiaro comprensibile e con proprietà di linguaggio. Quando si comunica, assume importanza oltre al contenuto (cosa si dice) anche la forma (come si dice). Per essere bravi comunicatori bisogna essere in grado di scoprire il tono giusto e di capire e leggere le modalità di reazione delle persone che ascoltano il messaggio, cercando di modulare in base al loro comportamento di ricezione e risposta( feedback), ciò che si sta comunicando. In ogni caso vige una regola: non si può non comunicare. Sia le parole che il silenzio producono un messaggio. Il silenzio ha valore di messaggio come la parola. La parola ha una valenza suggestiva che può influenzare gli stati mentali dei nostri interlocutori, ogni volta che produciamo una parola, produciamo inconsapevolmente una suggestione! Il suono della parola è in grado di esercitare un'influenza subliminale sulla produzione d'immagini mentali, la parola tende a creare rappresentazioni mentali e le immagini mentali suscitano sensazioni ed emozioni.

Originariamente, il suono ed il ritmo della parola, evocavano le immagini. Sin dall'inizio della vita, l'uomo è sempre stato in rapporto di seduzione con le parole attribuendo loro, un valore di magia.Le parole ed il linguaggioerano spesso in stretta relazione con la religione ed il suo messaggio evocativo. Gli Elleni per esempio, erano convinti che le articolazioni vocali primitive e i suoni della voce, fossero dettati all'uomo, direttamente dalle divinità. I grandi autori del passato, furono raffinati psicologi della comunicazione. Platone sosteneva che il fine del discorso è guidare le anime e l'oratore deve conoscere le varie specie di anime esistenti perchè un certo tipo di uditori sarà persuaso da determinate argomentazioni ed un altro tipo di uditori, da altre. Nell'antichità l'arte del persuadere spesso coincidev con la retorica. Per Platone, la retorica non era nè utile nè positiva ma dannosa perchè forniva all'oratore la possibilità di far apparire il buono come cattivo e dil cattivo come il buono, presentando la realtà non secondo verità ma in base all'abilità di manipolare le parole.
Aristotele, considerava invece la retorica, come strumento e come fenomeno del mondo fisico e come qualsiasi fenomeno naturale non è nè morale  nè immorale.
Cicerone, grande maestro di oratoria, le cui opere sono trattati di retorica, era poco interessato all'etica della persuasione ed insieme ad Aristotele, era interessato più allo sviluppo dell'analisi per raggiungere la persuasione. Dei grandi autori del passato possiamo far nostre alcune regole ispirate alla retorica dell'età classica ed in base alle esigenze attuali della comunicazione, considerare le tre forme su cui la retorica fondava la capacità persuasiva :

-ETHOS : l' Etica;
-LOGOS : la Logica;
-Pathos : L' Emotività

Per Aristotele, l' ethos  derivava dalla forza morale dell'oratore , il logos dalla logica delle argomentazioni ed il pathos dall'incidenza dell'emotività.

Agli uomini di Governo :

-Quando un discorso è basato solo sul Logos, sulla logica, l'esposizione può risultare noiosa e poco efficace dal punto di vista della persuasione.
-Quando un discorso, è centrato solo sul Pathos, l'emotività, farà colpo attirerà simpatie ma difficilmente potrà persuadere perchè mancano   le argomentazioni logiche.
-Quando un discorso, si fonda sull' Ethos, l'etica, la forza morale del persuasore che vuole convincere in buona fede con una relazione di messaggi verbali, cioè, le parole e di messaggi non verbali, cioè, i sorrisi, la mimica del volto, gli atteggiamenti del corpo e l'espressione dello sguardo, si crea una forza trainante di persuasione.
L'eticità della persuasione, va dibattuta per il fine che si prefigge. Se il fine è buono, etico allora la persuasione sarà eticamente ammissibile.
In realtà, la persuasione è semplicemente un procedimento o una strategia per ottenere approvazione am è anche "influenza".
 Un esempio : nel modo animale al sopraggiungere di un predatore, il leone, gli animali preda comunicano tra loro attraverso segnali in codice per avvertire del pericolo. Gli animali che comunicano il pericolo, persuadono gli altri animali a fuggire. In questo caso, la comunicazione persuasoria serve ad ottenere un cambaimento di comportamento. E' utile e necessaria alla sopravvivenza.
La persuasione, quindi, invade le sfere più profonde e più complesse dell'essere, agisce sulle funzioni cerebrali. Il cervello, infatti, è diviso in due emisferi separato dal corpo calloso:  

 
    EMISFERO SINISTRO                                                                   EMISFERO DESTRO

         Logica                                                                                            Emozioni
         Ragione                                                                                         Immaginazione
         Lettura                                                                                          Creatività
         Scrittura                                                                                        Sogni
         Linguaggio                                                                                     Visualizzazione
         Matematica                                                                                    Simbolismo
         Analisi

L' emisfero sinistro presiede alle funzioni logiche, l'emisfero destro è la sede delle emozioni.Ovviamente i due emisferi non operano separatamente ma interagiscono in sinergia.

Ma non tutte le strategie di persuasione sono efficaci. Se pensiamo ai meccanismi di persuasione della pubbblicità, alcuni sono molto sofisticati ma nessuno spot, può costringerci a bere una birra se non lo vogliamo o a comprare un profumo se non ci soddisfa o a un automobile se non ci piace. strutturare una comunicazione pubblicitaria, senza aver prima individuato i punti, su cui far leva con immagini, parole e con altri strumenti non verbali, espone al rischio d'insuccesso.


Agli Uomini di Governo :

La persuasione per essere efficace, dev'essere  " Egologica"   nel senso che deve tener conto, delle dinamiche e dei bisogni profondi del'ego, dell'essere umano e rispettarli, facendogli rasentare un pò perversamente " l'Egolatria"  ovvero l'adorazione di se stesso.
Occorre porsi, nei confronti degli altri in buona fede con correttezza e serietà con implicazioni e coinvolgimenti di carattrere emotivo ed umano, come fossero clienti anche se oggi il trmine ha acquisito valenze negative, soprattutto a causa del triste fenomeno delle "Clientele politiche".
Il termine cliente, infatti, deriva dal latino cliens-clientis cioè il  protetto al cospetto del protettore, detto patronus.
Il cliente era colui che accettava la protezione di un personaggio influente e potente in cambio di servigi ma in questo contesto, il riferimento è all'accezione più commerciale, moderna e meno politica del cliente. Possiamo diventare efficaci comunicatori, evitando inconvenienti ed insuccessi, apprendendo alcune nozioni ed alcune regole semplici e sintetiche che se applicate, possono aiutarci nel quotidiano a migliorare le nostre capacità di persuasori.


Agli uomini di Governo :


Evitare l' "Egolalia" , il parlare continuamente di sè con l'uso continuo del pronome io. dal punto di vista della comunicazione crea una barriera invisibile che allontana dagli altri, creando disagio.

-Evitare ad esempio, parole ed espressioni a valenza negativa, una comunicazione o una relazione ricca di parole come difficoltà, sforzi, problematiche, carenze,sacrifici crea una sensazione di realtà negativa, di disagio, d'insicurezza, di suggestioni negativee di sconforto.
Ancora, sulla negazione, avviene a volte che alla proposta di una nuova idea o una richiesta in generale si risponda con un no.

Scrive Antono Vieira in " Prediche agli uomini di Governo" :
La cosa più dura che possa esistere nella vita è arrivare a chiedere e dopo aver chiesto sentirsi dire " No"...negare a qualcuno una cosa richiesta " è come dargli uno schiaffo con la lingua" . Tanto aspra parola è un " No", tanto dura, tanto ingiuriosa, da poter suggerire questo paragone. E' dura verso la necessità, offensiva verso l'onore, insopportabile verso il merito. E se un " No" è così duro per chi lo ascolta, credo non presenti minor durezza a chi lo deve dire e tanto più grande quanto maggiormente generoso e superiore quello spirito che dovrà pronunciarlo.
Ancora : " Non" è una parola terribile : non ha nè diritto nè rovescio, da qualsiasi parte lo leggiate ha sempre lo stesso suono e lo stesso significato. Leggetelo da sinistra verso destra e da destra verso sinistra , è sempre "  Non"...il non da qualsiasi parte voi lo prendiate, è sempre un serpente, morde sempre, ferisce, porta veleno con sè. Uccide la speranza che è l'ultimo rimedio lasciato dalla natura a tutti i mali. Non c'è nessun correttivo che lo moderi, nessuna arte che possa renderlo meno duro, nessuna lusinga che possa renderlo più dolce.

La negazione fa parte dei processi logici, l'inconscio non legge il  " No ".

Agli Uomini di Governo :

Manifestare invece, parole a valenza positiva, come : situazione da migliorare, impegno a raggiungere, crescita, si evidenzia negli interlocutori, una realtà positiva da raggiungere, influenzando positivamente lo stato d'animo di chi ascolta per : le regole dei " vasi comunicanti". se vi servite di parole a valenza suggestiva positiva, influenzate chi vi ascolta in modo produttivo, il problema diventa un'opportunità di soluzione. Esiste sempre una soluzione, si tratta solo di saperla trovare !
Qualcuno diceva: " Se non fai parte della soluzione, probabilmente fai parte del problema".
E' importante rendersi conto ed apprezzare, quanto sia bello e prezioso poter acquisire ciò che di valido esiste nell'esperienza altrui, facendo nostro il detto " PARATUS SEMPER DOCERI"  ( Sii sempre pronto ad imparare).

C'è chi  legge perchè è curioso e ama leggere ed aggiornarsi ( avvicinamento al piacere) e c'è chi legge per non sentirsi ignorante ( fuga dalla sofferenza ).

mercoledì 18 settembre 2013

IL LETARGO DELL' OCCIDENTE RELATIVISTA ANTICRISTIANO


La situazione spirituale, culturale, politica dell'Occidente ed in particolare dell'Europa è sotto gli occhi di tutti:
" Il letargo dell' Occidente ".
Occore stropicciarsi gli occhi, svegliarsi quando ancora si sia in tempo.

La separazione fra la società civile lo Stato o fra le religione e lo Stato, lo stato di diritto,lo Stato sociale, le carte universali o dei Diritti, sono tutte creature originarie proprie ll'Occidente in gran parte europeo che si sono affermate ed imposte nel mondo ed hanno una valenza universale.
Tra tutte queste il cristianesimo è quello che ha più innervato l'intera storia dell'Occidente.

Ma oggi più che mai raccomandare queste istituzioni come universali sarebbe un gesto di arrogaza intellettuale o un tentativo di egemonia culturale, esercitato con la forza o le armi o la politica o la propaganda.
Addirittura Samuel Huntington, ha sintetizzato sul suo saggio più autorevole e letto " Lo scontro delle civiltà" che: " Nell' emergente mondo di conflittualità etnica e di scontri tra civiltà, la fede occidentale nella validità universale della propria cultura ha tre difetti: è falsa, è immorale, è pericolosa".
Questo comporta autocensura, proibizione, una uova cultura che respinge le nostre istituzioni, divieto di affermare che la nostra cultura è migliore di altre, ci viene consentito solo dire che esistono culture e civiltà diverse.
E' una forma di rieducazione inaccettabile !
Dev'essere respinta per ragioni morali perchè pone nuove misure e rischi di annientamento in relazione all' Islam, è difatto la declamazione del " Relativismo " che l'Occidente ghiottamente cucina e consuma ormai da anni.

L'influenza del relativismo nella teologia cristiana aiuta a capire l'attuale debolezza della Chiesa, all'origine della mancata battaglia sul riconoscimento delle radici cristiane nel Trattato Costituzionale europeo, dove Rodotà ha avuto un peso enorme per questa assenza, il malessere dell' Europa, incapace di risolvere il problema della propria identità, del proprio futuro, la noia dell'Occidente per i propri principi e valori, fatti segno e bersaglio di una sanguinosa guerra terroristica dichiarata e combattuta dal fondamentalismo islamico.
E' un modo quello relativista pieno d'ipocrisia: chi non vuol vedere per non dire per non essere coinvolto, chi vede e non dice per non sembrare sgarbato. chi dice a metà e chiede complicità sul resto per non assumersi troppe responsabilità.
E' la conseguenza paralizzante di quel " politicamente, intellettualmente, culturalmente, linguisticamente corretto" che io rifiuto. Perchè è vile, dannoso. A chi o a cosa serve?

Nel 1992 uno studioso francese di questioni islamiche , Olivier Roy, scrisse un libro sullo " Scacco dell' Islam ".
La sua tesi: "l'Islam politico non resiste alla prova del potere...L'Islamismo si è trasformato in un neofondamentalismo che si cura soltanto di ristabilire il diritto islamico, la sharia, senza inventare nuove forme politiche".
La prova dice Roy è che l'Islam non ha prodotto nessun modello politico proprio, nessun sistema economico, nessuna istituzione pubblica che funzioni in modo autonomo, nessuno spazio a disposizione tra la famiglia e lo Stato, nessun riconoscimento paritario della donna, nessuna comunità sovranazionale diversa da quella religiosa.
insomma, uno scacco, anzichè aprirsi ," la parentesi islamista ha chiuso una porta, quella della rivoluzione e dello stato islamico".

E allora possiamo finalmente dire che il modello occidentale è migliore di quello islamico, o no?
La conseguenza di questo è che oggi l'Occidente è paralizzato, due volte.
La prima perchè non ritiene che ci siano buone ragioni per dire che esso è migliore dell'Islam, la seconda perchè se convalida queste ragioni deve scontrarsi con l'islam.
Torniamo quindi al vile e dannoso.
Io affermo i principi della tolleranza , questo mi è universalmente riconosciuto, ma se qualcuno rifiuta la reciprocità e ci dichiara ostilità o jihad, allora si deve prendere atto che è un nostro nemico e combatterlo.
Quindi l'autocensura dell' Occidente suffragata dalla tesi di Huntington è rischiosa e dev' essere eliminata.

Il relativismo o pensiero postilluministico o pensiero postmoderno o pensiero debole o pensiero senza fondamenti o pensiero senza verità o decostruttivismo, fa proselti e portando avanti l'idea che non esistono fondamenti ai nostri valori.

Il filosofo francese Jacques Derrida ha applicato proprio la decostruzione a concetti portanti dell'Occidente per dimostrare che non resistono alla prova dell'universalità.
Il Relativismo parte da un dato incontestabile: la pluralità dei valori, posizione difficilmente contestabile.
Ha per esempio decostruito l'ospitalità per dimstrare che è una forma di imposizione, ha decostruito pensate un pò la democrazia per concludere che è un esecizio di forza, ha decostruito lo Stato per dimostrare che in quanto tale è una canaglia., fino ad arrivare a quello più rischioso: decostruire il terrorismo.
Focalizziamo il primo: l'ospitalità, rilevante in politica per le immigrazioni.
Derrida parte dalla giusta osservazione che quando si offre ospitalità a uno straniero, occorre proteggerlo anche se di cultura estranea.
Secondo lui, il modo migliore sarebbe quello di estendergli i nostri diritti, insegnandogli la nostra lingua, il nostro linguaggio, i nostri costumi, le nostre tradizioni.
In buona sostanza, integrarlo nella nostra cultura..
Ma con questo concetto d'integrazione si finisce col trattare lo straniero non come un " lui" ma come un " noi " e quindi cessa di essere uno straniero. Paradossale!
Però se poi lo accettiamo come un " lui ", quindi incondizionatamente, questo cozza contro le leggi più elementari dell'ospitalità perchè accetta un altro come un " lui" senza che egli rispetti i " noi", distruggendo l'ospitalità, è paradossale anche questo.
Quindi qual'è la conclusione?
L'integrazione questo bel nobile gesto, concetto di cui tanto l'Occidente va fiero è in realtà una forma d'imposizione illibertaria. Il dialogo, la tolleranza, il rispetto, l'incontro e l'apprendimento della cultura ospitante? Derrida non se ne cura.
Procediamo.
Derrida di fronte al terrorismo dell'11 settembre lo decostruisce e non sapendo come combatterlo si affida all'Onu, ma il dettaglio non trascurabile è: come è possibile appellarsi a un'istituzione internazionale del diritti o una corte internazionale di giustizia, quindi democratica dopo che si è decostruiti, il diritto, la giustizia,la democrazia? Anche il decostruttivista più esasperato, se tagli i rami su cui è seduto, cade.
Per integrare qualcuno, bisogna prima avere ben chiaro e fermo dove lo si voglia integrare.
Non lo si può integrare dicendogli che la nostar casa è ospitale, larga,priva ormai di ogni iinsegna propria (a cominciare dal Crocefisso), che può accoglierlo come qualsiais altro e lasciarlo libero di fare qualunque cosa.
" Integrare è diverso da aggregare", profondamente diverso: l'integrazione presuppone un dialogo a partire dalla mia posizione, a partire dai valori personali, l'aggregazione presuppone solo ed unicamente accondiscendenza.
L'integrazione non implica la parità delle posizioni di partenza; implica la pari disponibilità ad accettare l'eventuale approdo comune.
Alla fine la conclusione è: il Relativismo non è più sostenibile.

Joseph Ratzinger ha scritto che : " il relativismo in certo qual modo è diventato la vera e propria religione dell'uomo moderno" e che esso è " il problema più grande della nostra epoca" e poi ancora " La forza che ha trasformato il cristianesimo in una religione mondiale è consistita nella sua sintesi tra ragione,fede e vita...perchè questa sintesi non convince più oggi? Perchè la razionalità e il cristianesimo sono, al contrario, considerati oggi come contradditori e addirittura reciprocamente escludentisti? Che cosa è cambiato nella prima e che cosa è cambiato nella seconda?
Da tempo il Relativismo è penetrato nella teologia cristiana.

Quindi tutte le religioni sono o possono essere ugualmente valide, i loro fondatori, i personaggi religiosi sono tutti validi, quindi Gesù Cristo " uno fra i tanti", ma il cristiano può riconoscere una cosa del genere?
I Relativisti altro non possono fare che parlare relativisticamente di Gesù.
Ratzinger dice quindi che la ragione sta nel fatto che " il ritenere che vi sia realmente una verità, una verità vincolante e valida nella storia stessa, nella figura di Gesù Cristo e della fede della Chiesa, viene qualificato come Fondamentalismo". Già fondamentalisti sono allora i cristiani non gli islamici, pertanto è meglio votarsi al Relativismo, scrive ancora Ratzinger " il Relativismo appare come il fondamento della democrazia".
Ma è una tesi falsa, contradditoria perchè se con il Relativismo si sostiene che non esistono fondamenti, allora neppure lo stesso Relativismo può essere il fondamento della democrazia.
Vi è chiaro questo?

Inoltre la democrazia presuppone a proprio fondamento i valori della persona, della dignità, dell'eguaglianza, del rispetto se togliete valore a questi valori, avrete tolto la democrazia.
Recentemente Padre Gheddo ha risposto ad una provocazione di un sociologo americano, il quale ha proposto un'alleanza tra cristianesimo e islam.
Padre Gheddo ha ricordato: " In nessun paese islamico i cristiani sono totalmente liberi,come i musulmani lo sono in Occidente..I musulmani dovrebbero fare un bell'esame di coscienza sui loro comportamenti collettivi: la violazione sistematica dei diritti dei diritti dell'uomo, il terrorismo, le pratiche oppresive contro le donne e i bambini, la mancanza di democrazia, il formalismo religioso e sociale che schiaccia la persona".
Molti musulmani questo esame di coscienza, purtroppo non lo stanno facendo e mentre noi consentiamo che accanto alle chiese delle nostre parrocchie fioriscano moschee, in quasi nessun paese musulmano è concesso costruire una chiesa.
Peggio, mentre i musulmani non consentono la reciprocità dei nostri principi e valori, noi ci concediamo la decostruzione reletivistica di quegli stessi principi e valori e teorizziamo il dialogo.

Il Relativismo ha fatto guasti e continua a fare da specchio e da cassa di risonanza dell'attuale umore nero dell'Occidente. Lo paralizza, già quando è immobile e spaesato, lo rende inerme quando è già arrendevole, poco incline ad accettare le sfide, povero Occidente in preda al Relativismo e contro il Cristianesimo, sua bandiera dalla notte dei tempi che gli ha permesso di dominare il mondo, il massimo della tolleranza teorica, dell'eleganza politica della raffinatezza filosofica che predica l'equipollenza dei valori, l'equivalenza delle culture orienta non alla tolleranza quanto all'arrendevolezza ed alla resa, al declino non alla forza , alla convinzione, alla missione, tipici del cristianesimo, dell' Europa, dell'Occidente, dell'Italia, è la condanna a morte dell'Occidente !
Nell'era del Relativismo trionfante " Il vero non esiste più, la missione del vero è considerata fondamentalismo e la stessa affermazione del vero fa paura o solleva timori".
Il Realativismo ha affievolito le nostre difese cristiane, ci fa credere che non c'è niente per cui valga combattere e rischiare, persino quando ci vogliono togliere il Crocefisso dalle scuole.
Sono rimaste negli annali e nelle memorie dellla coscieza d'Occidente le parole di Giovenni Paolo II: " L'identità dell'europa sarebbe incomprensibile senza il Cristianesimo" ( 2 maggio 2004); ancora " Non si tagliano le radici dalle quali si è nati" (20 giugno 2004); ancora " L'Europa sia se stessa e si incontri con le sue radici cristiane) (4 agosto 2004). Purtroppo parole declamate in un deserto .

Di questa cultura relativista oggi soprattutto ne fa spese l' Europa non un espressione geografica come Klemens von Metternich, il principe, diplomatico e politico austriaco ebbe a dire con disprezzo dell'Italia ma è un concetto culturale e storico.
L'europa che cammina a spron battuto verso l'affermazione di nuovi diritti a discapito di libertà millenarie, di diritti esistenti da quando esiste l'uomo.
La dignità umana ed i diritti devono essere presentati come valori che antecedenti a qualsiasi giurisdizione statale.
I dirittti fondamentali non vengono creati dal legislatore, nè conferiti al cittadino, ma esistono per diritto proprio.
Il valore della dignità umana è precedente ad ogni agire politico e ad ogni decisone politica.
Esistono dei valori che non sono modificabili da nessuno, vera garanzia della nostra libertà.
Oggi nessuno dovrebbe negare la precedenza della dignità umana e dei diritti umani fondamentali rispetto ad ogni decisione politica, come avvenne invece per l'orrore nazista con la sua dottrina razzista antisemita, eppure oggi per converso avviene con la ferma volontà sostenuta da argioni squisitamente politiche di anteporre tale politica ai diritti pregeressi e con l'affermazione di nuovi diritti che più che essere trionfo di libertà, sono cancellazione di diritti primordiali.
Tutti sappiamo quanto oggi possano divenire stati precari, la famiglia ed il matrimonio, minacciati dai nuovi legislatori che per puro calcolo elettorale come direttori d'orchestra dirigono il popolo elettore non solo ma anche il popolo avverso politicamente che non s'avvede d'essere usato, strumentalizzato in questa nuova guerra colonialista di natura politica.

Al contrario, gli omosessuali, chiedono che alle loro unioni sia riconosciuta una forma equiparata al matrimonio.
In questo modo si esce dalla storia morale dell'umanità che non ha mai perso di vista il matrimonio nella sua essenza, la comunione tra uomo e donna che apre ai figli ed alla famiglia.
Non è discriminazione questa ma di comprendere cosa sia la persona umana umana in quanto uomo e donna e di quale unione può ricevere una forma giuridica, l'unione omosessuale posta allo stesso rango del matrimonio va a dissolvere l'immagine dell'uomo con conseguenze gravi perchè è fin troppo evidente come questo poi si ripercuota su tutte le derivazioni della famiglia a partire dai figli inseriti in famiglie monossessuali, dove non vi sia un padre o una mamma ma o l'uno e l'altro con questa falsa denominazione seppur di sesso opposto, che orrore per i bimbi !!!

Veniamo all'aspetto religioso.
Nella nostra società viene multato chi disonora la fede d'Israele, la sua immagine di Dio, viene multato chiunque vilipenda il Corano e le convinzioni dell'Islam, se invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà d'opinione diventa un bene supremo, limitare il quale sarebbe minacciare o abolire la tolleranza e la libertà, ma Signori Relativisti, la libertà d'opinione trova un limite in questo : non si può distruggere l'onore e la dignità di altri non è libertà mentire o cancellare i diritti umani, peraltro in vigore da millenni.
C'è in questo un odio di sè, dell'Occidente che è strano, patologico.
La multiculturalità che continuamente viene incoraggiata e favorita è in verità abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, di ciò che è la propria identità.
La multiculturaltà non può esistere senza basi comuni, senza il rispetto di ciò che è sacro, se non facciamo questo
non solo rinneghiamo l'identità dell' Europa non parlo dell'Italia perchè in questa battaglia gigantesca, è l'Europa tutta che deve combattere, anche se ancora in mancanza di una Costituzione, un progetto definitamente abbandonato nel 2009 a seguito dello stop alle ratifiche imposto dai no ai referendum in Francia e Paesi Bassi.

Diverse innovazioni della Costituzione sono state incluse nel successivo Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1º dicembre 2009. In questo l'Italia quindi deve assumere un ruolo guida e dare poi vita alla nuova Costituzione con il preponderante peso che le compete creando le premesse ad un inserimento di uno specifico richiamo alle radici cristiane o giudaico-crsitiane, elementi morali fondanti per dare all'Europa una natura identitaria perchè la comunità dei credenti cristiani europei e la Chiesa proprio perchè cristiani e cattolici sono stati portatori nella storia di quei principi su cui la stessa Europa, entità culturale e di civiltà è nata e si è sviluppata in tutto il mondo.
A questo punto, possono la comunità dei credenti cristiani europei e la Chiesa contribuire a fare di più?
Si, possono, perchè cristiani, Chiesa cattolica, sono stati portatori nella storia di quei principi su cui l' Europa, intesa come entità culturale e di civiltà, è nata e si è sviluppata in tutto il mondo, perchè l' Occidente non ama più se stesso, soprattutto quello europeo, esiste invece un Occidente non europeo, quello americano, il quale, benchè insediato dal Relativismo, ama ancora così tanto se stesso che gli viene rimproverato di amarsi troppo, a tal punto di essere definito come unilateralista, monoculturista, imperialista, bellicista, secondo le critiche di intellettuali e politici europei rivolte all'America, tutte di fondamento Relativista, ormai pregnante in quest'Europa.
Quest' Europa con un sistema di valori, di cultura, di fede che si basano sulla sua identità, sia giunto alla fine e sia già giunto alla fine ed uscito di scena svuotando l' Europa, paralizzandola.
E' una situazione patologica e deprecabile !
L'Europa che ha paura che evita di far fronte alle proprie responsabiltà, se qualcuo prova a dire che le istituzioni occidentali sono migliori delle istituzioni dei Paesi Islamici, arriva un ordine di arresto culturale, siè espulsi da salotti, dai circoli, dalle accademie no si vincono premi letterari non si invitati a convegni o conferenze perchè "Migliore" non si puo' dire; " Preferibile" è sospetto; " Uguale" va benissimo col sottinteso che tutte le società sono uguali e qualcuna più uguale di altre.

Noam Chomsky, sostiene che gli Usa sono " uno Stato guida del terrorismo ".
Che il massacro dell'11 settembre è colpa dei nostri genocidi.
Josè Samarago paragonò il premier Sharon ad Hitler, gli israeliani ai nazisti, addirittura scrivendo :" Oh, sì, gli orrendi massacri dei civili causati dai cosidetti terroristi suicidi...orrendi, senza dubbio; condannabili, certamente; ma Israele deve ancora imparare parecchiose non è capace di comprendere le ragioni che possono portare un essere umano a trasformarsi in una bomba".
Gli attacchi terroristi suicidi?
Colpa nostra! Abbiamo ridotto i palestinesi alla disperazione.
Assurdo!
Si potrebbe lo stesso della Stato in fieri Palestinese?
No, non lo permetteranno...
Guai.

Il prezzo di questo lo stiamo pagando tutti noi, due appuntamenti mancati ce lo confermano : la Costituzione europea, sostituita da un modesto trattato costituzionale e l'unità euratlantica che è stata infranta dalla guerra e dal dopoguerra in Iraq con le divisioni in campo europeo.
Soffia sull'europa un brutto vento.
C'è l'idea che basta aspettare aspettare e i guai spariranno da soli o che si può essere accondiscendenti con chi ci minaccia e potremo cavarcela...sembra un sospito di sollievo, in realtà è un rantolo di un essere in agonia in preda alla codardìa, al falso buonismo, alla cancellazione identitaria della propria realtà, di chi non è competitivo in economia, di chi non investe in ricerca, di chi non si assume le proprie responsabilità della propria storia, del proprio ruolo di chi perde numero nella propria popolazione a favore di popoli estranei di altre culture o pseudo culture che mai condivideranno, pensieri, atti, leggi del nostro stato. Di chi...chiamato a combattere, dice sempre che, nel caso, quella è "l'extrema ratio" e che non dev'essere usata mai !
Già, perchè combattere e rischiare?
C'è forse una guerra?
La risposta?
Si!
C'è una guerra ed è da responsabili riconoscerlo e dirlo anche se politicamente è corretto tacerlo ed è da irresponsabili e da vigliacchi non riconoscerlo : Signori Relativisti !
Afghanistan, Kashmir, Cecenia, Dagestan, Ossezia, Filippine, Arabia SAudita, Sudan, Bosnia, Kosovo, Palestina, egitto. Algeria, Marocco, nel mondo arabo-islamico è stata dichiarata una "Guerra Santa" all'Occidente:
la " Jihad ".
Perchè non prenderne atto?
E' un conflitto armato.
Non sono atti di terrorismo da isolato da parti di alcuni fanatici, sono moltissimi terroristi.
Chi obietta che non si possa che noi non si possa combattere con le armi. rispondo ancora : perchè no?
Una guerra giusta per difesa come questa, lo stesso Cristianesimo ne ammette e giustifica l'esistenza: di una guerra giusta per difesa!
Non è la prima guerra che il Cristianesimo commette nelle epoche avvicendatisi da 2000 anni ad oggi per tali inderogabili diritti/doveri, altrimenti nessuno di noi sarebbe in vita, anche voi Relativisti.
Il dialogo non serve a niente se uno dei due dialoganti dichiara a prescindere guerra.
Nel Cristianesimo europeo, nel clero, oggi attonito, sconcertato, rassegnato, silente contro le bandiere culturali dell'identità dell'Occidente esiste a malapena l'idea di essere bersagli di una guerra che fa paura.
Ma non credete che proprio la paura alimenti la mano dei terroristi?
Che l'arrendevolezza anzichè pagare non penalizzi?
Che cedere al ricatto non sia la fine?
Per i popoli la guerra è un fatto immorale, sarebbe come dire che la morte è immorale.
No: immorale è la guerra immorale,per esempio quella fatt per conquistare ed annettere uno Stao, così come immorale è la morte immorale, quella per esempio provocata per assasinio.
Ma non si può girare lo sguardo da un'altra parte.
Perchè l'Europa rifiuta questo fatto?
Perchè la Chiesa che fece le crociate, oggi si rifiuta o tarda a comprendere che è stata dichiarata una guerra contro ebrei e crociati, così come dicono ogni giorno i terroristi islamici?
E' chiaro all' Europa ed alla Chiesa che la loro esistenza è seriamente minacciata?
La loro civiltà bersagliata, la loro cultura rifiutata?

Il pacifismo europeo più che una scelta consapevole è un gesto passivo strettamante connesso al Relativismo.
Quel Relativismo che dopo averci dato l'idea che tutte le culture e civiltà sono uguali, ci sta insnuando anche l'idea che la nostra è peggiore delle altrui culture.
L' Europa ha dato il via all'autoflagellazione.
E' vero l'Occidente non è tutto roseo, è stato padre di civiltà ma anche di colonialismo, imperialismo, antisemitismo, nazismo, comunismo, la civiltà occidentale ha grandissime colpe come qualsiasi civiltà umana, ma possiede un dono che nessun'altra civiltà conosce : quello di accogliere da duemilacinquecento anni, tutte le tradizioni, i miti, le religioni e gli esseri umani di questo pianeta.
Di questa civiltà fa parte la Chiesa cattolica, tanto criticata ed attaccata aragione sostengo io,la quale pperò a differnza di tutti gli altri riconosce i prorpi errori, i torti inflitti, le decisioni e selte sbagliate, le missioni evangelizzatrici non esenti da violenze. ha chiesto scusa agli ebrei per l'accusa di deicidio e le persecuzioni.
Ha chiesto scusa Galileo per averlo processato e condannato.

Oggi, i valori, i princìpi occidentali stanno subendo gli attacchi massicci di legislazioni " laiche" in tutta Europa.
L' Europa, la sua cultura, dovrebbe ricordarsi di un suo padre fondatore, Aristotele, il quale, per evitare di cadere nel relativismo( dei Sofisti) da un lato e nel dogmatismo ( di Platone) dall'altro, aveva introdotto il concetto di
" sapienza pratica", accompagnata dal " ragionamento" che distingue per l'uomo le cose buone da quelle cattive.
Il Relativismo comincia a prendere piede come una sorta di nuova " confessione" che limita le convinzioni religiose e quindi il Cristianesimo e cerca di sottoporle al suo super-dogma.
Questo è la cancellazione della civiltà occidentale.
Fermatevi!
Fermatelo fino a che siete in tempo!


La sinistra odia la nostra cultura e la nostra civiltà a tal punto che è disposta a consegnarla, come la sta consegnando, all'Islam. La sua politica estera è l'acquiescenza con i paesi e gruppi terroristici; la sua politica interna è l'ingresso libero a tutti gli immigrati e la cittadinanza a buon mercato; la sua politica sociale è il multiculturalismo; perciò la sua politica urbanistica è chiudere la base americana di Vicenza! Ieri, oggi, sempre contro l'Occidente. E siccome Occidente vuol dire anche e soprattutto Cristianesimo, la sinistra, per essere antioccidentale ha scelto l'anticristianesimo, cioè il laicismo. Questa è la nuova frontiera, il nuovo discrimine, la nuova linea di divisione fra noi e la sinistra. (Marcello Pera)

Un ringraziamento a Marcello Pera, fonte, ispiratore, avanguardista del relativismo che propugna un radicale rinnovamento
nel campo sociale e culturale in Italia ed in Europa.

Attila Piccolo

martedì 10 settembre 2013

Usa -Siria. Scenario storico, concettuale, evolutivo



 Le strategie politico-militari che si stanno applicando nel raffronto Usa- Siria, focalizzando le origini, le cause, gli studi a sostegno, le variabili e gli eventuali scenari che si prospetteranno sullo scenario mondiale.
Duemila e cinquecento anni fa per spiegare la volontà dei generali ateniesi di voler conquistare l'isola di Melo e massacrare i suoi abitanti e ridurli in schiavitù, Tucidide, disse: " I potenti fanno quello che possono e ai deboli tocca dichiararsi d'accordo".
La guerra e l'uso della forza sono caratteristiche endemiche della storia umana ragione per cui la storia politica è fatta spesso di guerre e conquiste.
Genghis Khan nell'Asia centrale, i Conquistadores spagnoli nelle americhe con Cortés e Francisco Pizarro erano spinti dall'avidità sfrenata di possesso, dal dominio. Ma anche le idee hanno un ruolo nelle guerre e nelle conquiste come l'espansione del'Islam dopo la morte di Maometto, le crociate cristiane nel medioevo, il nazionalismo e l'autodeterminazione dopo l'ottocento.
In India meno di centomila soldati ed amministratori britannici governavano su trecento milioni di indiani.
Il segreto non era solo nelle armi ma anche nella capacità di dividere la popolazione sottomessa e di arruolarne una parte per farne un alleato locale.

L'attuale dottrina militare anti-insurrezionale sottolinea l'importanza di " conquistare i cuori e le menti" della popolazione. per comprendere il potere militare, dobbiamo capire che il successo non si spiega soltanto col fatto di avere a disposizione armi più potenti di quelle del nemico, come in questo momento gli Usa con la Siria.
Stiamo assistendo in questo contesto alla natura anarchica della politica internazionale e l'assenza di un'autorità sovranazionale a cui gli Stati possono rivolgersi : Onu per esempio, nel momento in cui Usa, Gran Bretagna, Francia decidono indipendentemente di agire e l'attore che depone le armi mentre gli altri restano armati difficlimente riuscirà a sopravvivere in condizioni di anarchia come la Siria contro i Paesi sopraccitati.
L'attore Siria che vuole provvedere alla sua sicurezza ad alla sua sopravvivenza deve sviluppare le proprie risorse militari attraverso la crescita, metterle in azione e stringere alleanze ad esempio con l'Iran per controbilanciare il potere degli altri.

Nel futuro, il National Intelligence Council ( l'organismo che compila le stime per il presidente degli Stati Uniti) sostiene che nel XXI secolo l'utilità della forza militare tenderà a diminuire.
Per quali ragioni?
La prima, è che gli strumenti per eccellenza della forza militare, gli arsenali nucleari delle potenze, hanno avuto uno sviluppo eccessivo. Le testate un tempo erano oltre cinquantamila e non vengono utilizzate in guerra dal 1945.
Nessun obiettivo politico, anche se ragionevole può giustificare la devastazione inflitta dalle armi atomiche ed i leader politici sono riluttanti ad utilizzarle. La forza militare nella sua forza suprema è quindi troppo onerosa sia sul piano morale, sia per il rischio devastante di ritorsione per poter essere impiegata in una guerra tra Stati.
Gli arsenali nucleari se ancora non lo si è capito rimangono importanti nella politica mondiale ma non per scopi bellici...
La seconda ragione che spiega il declino del potere militare è che governare una popolazione insorta e motivata da spinte nazionaliste utilizzando le forze convenzionali è diventato più costoso.
L'occupazione ha infatti il potere di cementare in altre circostanze una popolazione divisa.
E la dominazione straniera è molto onerosa in un'era di comunicazione sociale su vasta scala, perchè già nel secolo scorso se riflettete, la stampa ed i mezzi di comunicazione di massa permettevano alle popolazioni locali di acquistare consapevolezza e rafforzare la propria identità, una tendenza che si è rafforzata nell'era di internet.
Nell' Ottocento la Francia, conquistò l'Algeria con 34.00 soldati, ma un secolo dopo perse il controllo della colonia nonostante 600.000 uomini.
Gli strumenti a disposizione degli insorti contro l' invasore,come le autobombe e gli ordigni improvvisati , sono molto più economici di quelli usati dagli invasori.
La terza ragione è che l'uso della forza miltare si scontra con ostacoli interni, nel corso degli anni nelle società si è sempre più sviluppata un'etica antimilitarista come ad esempio in Europa e  in Giappone rispetto agli Stati Uniti.
Nel 1990 ad esempio quando si pianificò la prima guerra nel Golfo, misero in conto una perdita di diecimila soldati, ma non tollerarono perdite in Somalia o in Kosovo, due Paesi non altrettanto rilevanti per gli interessi nazionali americani e la disponibilità ad accettare la perdita di vite umane dipende dalle prospettive di successo tanto più se il ricorso all'uso della forza viene ritenuto ingiusto o illegitimo e quindi gravoso.

La forza rimane comunque uno strumento cruciale nella politica internazionale, ma non è certo l'unico.
I terroristi sono meno sensibili delle autorità nazionali a considerazioni di ordine morale.
Prima dell'11 settembre ad Amburgo esisteva un'importante cellula di Al-Qaeda, ma non era possibile bombardare la città.
La guerra e la forza hanno perduto importanza ma stanno assumendo nuove forme.
I teorici militari hanno proposto la nozione di " Guerra di quarta generazione" che non ha campi di battaglia in cui la distinzione tra civili e militari tende a scomparire.
Secondo questa tesi, la guerra di prima generazione risppecchiava le tattiche di linea e colonna adottate dopo la Rivoluzione Francese.
La guerra di seconda generazione finita con la prima guerra Mondiale, faceva un uso massiccio della potenza di fuoco, secondo cui l' Artiglieria conquista e la fanteria occupa.
La guerra di terza generazione nacque nelle dalle tattiche sviluppate sviluppate dai tedeschi nel 1918 per porre fine alla situazione di stallo nella guerra di tricea e successivamente prfezionate che permise alla Germania di sconfiggere le più consistenti forze corazzate francesi e britanniche nella conquista della Francia del 1940.
Nella guerra di quarta generazione tutto è focalizzato sulla società del nemico e sulla sua volontà di politica di combattere.
 In tutte le quattro generazioni è da notare la progressiva commistione tra fronte militare e retrovia civile.

Nelle due guerre mondiali del Novecento, sette stati misero in campo più di cento milioni di uomini e combatterono in ogni angolo del pianeta in una guerra totale con operazioni talmente grandi e spietate da lasciare sul terreno tra quaranta e sessanta milioni di vittime.
Poi, il 6 agosto 1945, cadde la prima bomba atomica, cambiando il mondo per sempre.
Poi, la guerra totale lasciò il posto a conflitti più limitati come la Guerra di Corea.
Truman che ordinò le due atomiche in Giappone per porre fine alla seconda guerra mondiale non fece la stessa cosa in Corea così anche Eisenhower.
Poi tra il 1945 ed il 2002 si sono registrati 226 importanti conflitti tra Stati e gruppi armati,i quali possono essere divisi in insorti, terroristi, milizie ed organizzazioni criminali.

I conflitti non vengono decisi sui campi di battaglia convenzionali tra eserciti tradizionali, ma diventano guerre ibride, tra armi convenzionali, tattiche irregolari, terrorismo.
Nelle guerre ibride forze irregolari e convenzionali, combattenti e civili, distruzione fisica e guerra d'informazione sono intrecciati, inolttre grazie alla presenza di fotocamere su ogni telefono cellulare e di Photoshop su ogni computer. la guerra d'informazione è onnipresente.

Dopo lo smantellamento dell' Unione Sovietica, gli Stati Uniti vantavano una superiorità schiacciante nella guerra convenzioanle come ha dimostrato l'operazione " Desert Storm" ("tempesta del deserto") nel 1991 al costo di soli 148 caduti statunitensi. Nella guerra del Kosovo contro la Serbia el 1999, gli Stati Uniti vinsero senza neppure una perdita, grazie alla superiorità aerea. Di fronte a questa superiorità gli avversari non si arresero ma adottarono tattiche non convenzionali per contrastare la superiorità americana.

Gli strateghi cinesi, consapevoli che uno scontro convenzionale con gli Stati Uniti sarebbe una follia, hanno sviluppato una strategia di " guerra senza limiti" che coniuga strumenti elettronici, diplomatici, informatici, paraterroristici, economici e di propaganda pe raggirare e sfiancare i sistemi americani.
Come ha affermato un ufficiale cinese: " la prima regola della guerra senza limiti è che non ci sono regole".
Lo sviluppo di tattiche non convenzionali non è una novità, è una prassi vecchia di duemila anni che può essere fatta risaire a Sun Tzu, applicato in tutto il mondo anche nelle guerre aziendali e che io applico in campo aziendale ma non solo dal 1998. Sun Tzu è famoso per aver affermato che è meglio vincere senza dover combattere.
Ma i governi non sono i soli guerrieri ad aver fatto propria questa antica perla di saggezza.
Gli stessi terroristi hanno capito che non possono sperare di competere con il governo di un grande paese e seguono il principio dei lottatori di Jijitsu che sfruttano la forza dell'avversario per attaccarlo.

Le azioni sono studiate per provocare indignazione e reazioni sproporzionate da parte del più forte.
Questa era la strategia di Osama Bin Laden per minare la credibiltà degli Stati Uniti, indebolire le alleanze nel mondo musulmano e portare infine allo sfinimento.
Gli Usa sono caduti in questa trappola in Iraq ed hanno rinunciato a consolidare i loro primi successi in Afghanistan perchè Al-Qaeda segue una tattica di "istigatore in capo" piuttosto che di "comandante in capo".
Gli Stati Uniti si sono adattati molto lentamente a questi cambiamenti.

Dopo il crollo dell' Unione Sovietica, gli Usa avevano un bilancio militare molto superiore a quello di tutti gli altri paesi messi insieme.
Negli anni Novanta la strategia militare statunitense era nelle condizioni di combattere e vincere contemporaneamente due guerre convenzionali per esempio Iraq e Corea del Nord.
Ma la superiorità tecnologica vantata dagli Usa col tempo negli ultimi anni veniva raggiunta ed aggirata perchè gli avversari si sarebbero appropriati dei vantaggi statunitensi in fatto di robotica e di droni, gli aerei senza pilota.
Nel 2009 gli americani hano scoperto che gli insorti riuscivano a piratare i dati scaricati dai predator, gli aerei teleguidati a pilotaggio remoto, usando un software dal costo inferiore a 30 dollari...
Ed a causa della crescente dipendenza dai complessi sistemi satellitari controllati da reti informatiche, gli Stati Uniti sono diventati più vulnerabili di alcuni loro avversari.

La campagna americana condotta all'iizio in Iraq con la tattica detta " shock and awe" ("colpisci e sgomenta "), si basava sull'uso di bombe intelligenti per colpire con precisione un bersaglio, ma nella fase successiva, utilizzando autobombe ed ordigni esplosivi improvvisati anche gli insorti hanno combattuto con bombe intelligenti ed efficaci ed a basso costo.

Nel 2006 le Forze Armate Statunitensi hanno riscoperto gli insegnamenti della dottrina anti-insurrezionale dimenticata dopo la guera in Vietnam, poi superata dalla guerra high-tech ed infine relegata solo alle Forze Speciali, il generale David Petraeus, ha attinto all'esperienza britannica, francese, vietnamita dando la massima priorità a conquistare la popolazione civile anzichè distruggere il nemico.

La vera battaglia è diventata quella per guadagnare il sostegno della popolazione, prosciugando così il "mare" in cui nuotano i " pesci" insorti. La dottrina anti-insurrezionale sminuisce l'importanza delle azioni offensive e ribadisce la necessità di " conquistare i cuori e le menti" della popolazione civile.
Una rottura netta con la dottrina Weinberger-Powell che predicava l'uso schiacciante e decisivo della forze offensive. La forza in certi casi è tanto meno efficace quanto più la si usa.
Questa tendenza non è esclusivamente americana, il presidente della Repubblica russa di Inguscenzia afferma che. " nella lotta al terrorismo le punizioni dovrebbero rappresentare appena l'1% dei provvedimenti, il restante 99% dovrebbe essere persuasione, persuasione, persuasione".
In Afghanistan un talebano ha detto : " sarà che voi avete gli orologi, ma noi abbiamo il tempo".

Nella relazione della Rand Corporation, si legge : " La principale debolezza nella lotta contro i rivoltosi islamici non è la potenza di fuoco degli Stati Uniti,, bensì l'inettitudine e l'illeggitimità di quei regimi che dovrebbero rappresentare l'alternativa alla tirannia religiosa".

Se un Paese piccolo sa di non poter sconfiggere un avversario più forte, difficilmente porrà all' ordine del giorno la decisione di attaccarlo ma così non è con la Siria, questo lascia supporre una Forza importante ma questo già si evince perchè le punte di eccellenza sono nella 4/a Divisione corazzata e nella Guardia Repubblicana reparti fedelissimi al rais Bashar Assad e guidati dal fratello Maher. E anche il sistema di difesa aereo si presenta molto esteso e stratificato, senza dimenticare le forze paramilitari ed i servizi segreti. L’esercito del regime ha attualmente un organico di 200-215.000 unità, alle quali vanno aggiunti circa 150mila riservisti mobilitati in caso di emergenze. La Syrian Arab Force è una delle principali aeronautiche mediorientali: avrebbe circa 40mila uomini e circa 400 velivoli tra intercettori, caccia  e ricognitori, oltre ad una settantinadi elicotteri d'attacco e ai velivoli di trasporto ecollegamento.. Un ruolo importante durante questi mesi di crisi è stato giocato anche dalla milizia del Baath e dalla Shabiha, una sorta di organizzazione mafiosa  che ha forti legami con la famiglia Assad.  Quanto alle armi, la preoccupazione maggiore riguarda proprio quelle che vengono  contestate al regime siriano. L'arsenale chimico sarebbe il più grande del Medioriente e il quarto al mondo. Una dotazione imponente e tenuta rigorosamente top secret, dovuta in gran parte alla necessità di compensare forze convenzionali inferiori a quelle dei Paesi maggiormente armati, come il ‘nemico storico’ Israele. Si tratterebbe di una disponibilità fra le 500 e le mille tonnellate cubiche di “aggressivi chimici”.
I  missili balistici caricati chimicamente sarebbero fra le 50 e le 100 unità. Ma definire con certezza entità e qualità dell’arsenale chimico siriano – avverte il rapporto – non è semplice poiché le notizie certe e verificabili in merito scarseggiano

Quindi la legittimità per un intervento armato deve poggiare su basi ragioni morali e deve far riflettere su queste dotazioni di gas letali, un pericolo per l'intera Europa alleata degli Usa.
La teoria della guerra giusta come giusta causa durante lo stesso intervento va confermata e riconfermata non ad esempio ponendola a rischio come accadde ad  Abu Ghraib in Iraq ed altre situazioni simili che non sono biodegrabili.
il generale Petraus ha detto: " In Iraq abbiamo ribadito il concetto che non basta uccidere o fare prigionieri per avere il sopravvento su un movimento insurrezionale su scala industriale".
La legittimità è particolarmente importante nelle strategie anti-surrezionali, perchè la sfida più grande della leadership militare moderna è la dimensione etica in cui conta in modo importante il numero dei civili che vengono involontariamente colpiti.
Ad esempio la sconfitta della Francia in Algeria negli anni Cinquanta fu causata dal ricorso alla tortura e dall'uso indiscriminato della forza da parte dei militari sulla popolazione.

Ciò che stanno predisponendo gli Usa in questi giorni è la " diplomazia coercitiva".
E' una minaccia, il cui fallimento comporterà un costo, sia perchè incoraggierà la resistenza del destinatario, la Siria, sia perchè influenzerà negativamente gli osservatori esterni, sul risultato.
Il dispiegamento di mezzi aerei e navali come in questo caso, è un classico esempio di diplomazia coercitiva, le risorse navali in particolare e lo stiamo constatando, hanno il vantaggio di muoversi liberamente nelle acque internazionali, come del resto sta facendo la Russia di Putin.
Uno studio condotto su 215 casi d'impiego " della forza senza scendere in guerra" degli Stati Uniti, ha rivelato che in oltre metà dei casi sono state movimentate solo unità navali mentre nei restanti casi sono state dispiegate unità terrestri o aeronautiche.
Recentemente la Marina statunitense ha elaborato un documento " A Corporative Strategy for 21 st Century Seapower" sul ruolo delle forze navali in alleanza con altri Stati.
Riflette su questo.
In conclusione, leggo in questi giorni in Rete aspre critiche al premio Nobel per la pace Obama.
Ma forse si dimentica che Barack Obama nel discorso di accettazione del premio Nobel, nel 2009, ha detto :
" Dobbiamo iniziare a riconoscere l'amara verità che non riusciremo a eliminare il conflitto violento nel corso della nostra vita. Vi saranno momenti in cui le nazioni, agendo individualmente o di  concerto, troveranno non solo necessario ma anche moralmente giustificato ricorrere all'uso della forza".
Il potere militare resterà una componente di potere cruciale nella politica mondiale.

Attila Piccolo