mercoledì 22 gennaio 2014

Usa -Siria. Scenario storico, concettuale, evolutivo

di Attila Piccolo

 Le strategie politico-militari che si stanno applicando nel raffronto Usa- Siria, focalizzando le origini, le cause, gli studi a sostegno, le variabili e gli eventuali scenari che si prospetteranno sullo scenario mondiale.
Duemila e cinquecento anni fa per spiegare la volontà dei generali ateniesi di voler conquistare l'isola di Melo e massacrare i suoi abitanti e ridurli in schiavitù, Tucidide, disse: " I potenti fanno quello che possono e ai deboli tocca dichiararsi d'accordo".
La guerra e l'uso della forza sono caratteristiche endemiche della storia umana ragione per cui la storia politica è fatta spesso di guerre e conquiste.
Genghis Khan nell'Asia centrale, i Conquistadores spagnoli nelle americhe con Cortés e Francisco Pizarro erano spinti dall'avidità sfrenata di possesso, dal dominio. Ma anche le idee hanno un ruolo nelle guerre e nelle conquiste come l'espansione del'Islam dopo la morte di Maometto, le crociate cristiane nel medioevo, il nazionalismo e l'autodeterminazione dopo l'ottocento.
In India meno di centomila soldati ed amministratori britannici governavano su trecento milioni di indiani.
Il segreto non era solo nelle armi ma anche nella capacità di dividere la popolazione sottomessa e di arruolarne una parte per farne un alleato locale.

L'attuale dottrina militare anti-insurrezionale sottolinea l'importanza di " conquistare i cuori e le menti" della popolazione. per comprendere il potere militare, dobbiamo capire che il successo non si spiega soltanto col fatto di avere a disposizione armi più potenti di quelle del nemico, come in questo momento gli Usa con la Siria.
Stiamo assistendo in questo contesto alla natura anarchica della politica internazionale e l'assenza di un'autorità sovranazionale a cui gli Stati possono rivolgersi : Onu per esempio, nel momento in cui Usa, Gran Bretagna, Francia decidono indipendentemente di agire e l'attore che depone le armi mentre gli altri restano armati difficlimente riuscirà a sopravvivere in condizioni di anarchia come la Siria contro i Paesi sopraccitati.
L'attore Siria che vuole provvedere alla sua sicurezza ad alla sua sopravvivenza deve sviluppare le proprie risorse militari attraverso la crescita, metterle in azione e stringere alleanze ad esempio con l'Iran per controbilanciare il potere degli altri.

Nel futuro, il National Intelligence Council ( l'organismo che compila le stime per il presidente degli Stati Uniti) sostiene che nel XXI secolo l'utilità della forza militare tenderà a diminuire.
Per quali ragioni?
La prima, è che gli strumenti per eccellenza della forza militare, gli arsenali nucleari delle potenze, hanno avuto uno sviluppo eccessivo. Le testate un tempo erano oltre cinquantamila e non vengono utilizzate in guerra dal 1945.
Nessun obiettivo politico, anche se ragionevole può giustificare la devastazione inflitta dalle armi atomiche ed i leader politici sono riluttanti ad utilizzarle. La forza militare nella sua forza suprema è quindi troppo onerosa sia sul piano morale, sia per il rischio devastante di ritorsione per poter essere impiegata in una guerra tra Stati.
Gli arsenali nucleari se ancora non lo si è capito rimangono importanti nella politica mondiale ma non per scopi bellici...
La seconda ragione che spiega il declino del potere militare è che governare una popolazione insorta e motivata da spinte nazionaliste utilizzando le forze convenzionali è diventato più costoso.
L'occupazione ha infatti il potere di cementare in altre circostanze una popolazione divisa.
E la dominazione straniera è molto onerosa in un'era di comunicazione sociale su vasta scala, perchè già nel secolo scorso se riflettete, la stampa ed i mezzi di comunicazione di massa permettevano alle popolazioni locali di acquistare consapevolezza e rafforzare la propria identità, una tendenza che si è rafforzata nell'era di internet.
Nell' Ottocento la Francia, conquistò l'Algeria con 34.00 soldati, ma un secolo dopo perse il controllo della colonia nonostante 600.000 uomini.
Gli strumenti a disposizione degli insorti contro l' invasore,come le autobombe e gli ordigni improvvisati , sono molto più economici di quelli usati dagli invasori.
La terza ragione è che l'uso della forza miltare si scontra con ostacoli interni, nel corso degli anni nelle società si è sempre più sviluppata un'etica antimilitarista come ad esempio in Europa e  in Giappone rispetto agli Stati Uniti.
Nel 1990 ad esempio quando si pianificò la prima guerra nel Golfo, misero in conto una perdita di diecimila soldati, ma non tollerarono perdite in Somalia o in Kosovo, due Paesi non altrettanto rilevanti per gli interessi nazionali americani e la disponibilità ad accettare la perdita di vite umane dipende dalle prospettive di successo tanto più se il ricorso all'uso della forza viene ritenuto ingiusto o illegitimo e quindi gravoso.

La forza rimane comunque uno strumento cruciale nella politica internazionale, ma non è certo l'unico.
I terroristi sono meno sensibili delle autorità nazionali a considerazioni di ordine morale.
Prima dell'11 settembre ad Amburgo esisteva un'importante cellula di Al-Qaeda, ma non era possibile bombardare la città.
La guerra e la forza hanno perduto importanza ma stanno assumendo nuove forme.
I teorici militari hanno proposto la nozione di " Guerra di quarta generazione" che non ha campi di battaglia in cui la distinzione tra civili e militari tende a scomparire.
Secondo questa tesi, la guerra di prima generazione risppecchiava le tattiche di linea e colonna adottate dopo la Rivoluzione Francese.
La guerra di seconda generazione finita con la prima guerra Mondiale, faceva un uso massiccio della potenza di fuoco, secondo cui l' Artiglieria conquista e la fanteria occupa.
La guerra di terza generazione nacque nelle dalle tattiche sviluppate sviluppate dai tedeschi nel 1918 per porre fine alla situazione di stallo nella guerra di tricea e successivamente prfezionate che permise alla Germania di sconfiggere le più consistenti forze corazzate francesi e britanniche nella conquista della Francia del 1940.
Nella guerra di quarta generazione tutto è focalizzato sulla società del nemico e sulla sua volontà di politica di combattere.
 In tutte le quattro generazioni è da notare la progressiva commistione tra fronte militare e retrovia civile.

Nelle due guerre mondiali del Novecento, sette stati misero in campo più di cento milioni di uomini e combatterono in ogni angolo del pianeta in una guerra totale con operazioni talmente grandi e spietate da lasciare sul terreno tra quaranta e sessanta milioni di vittime.
Poi, il 6 agosto 1945, cadde la prima bomba atomica, cambiando il mondo per sempre.
Poi, la guerra totale lasciò il posto a conflitti più limitati come la Guerra di Corea.
Truman che ordinò le due atomiche in Giappone per porre fine alla seconda guerra mondiale non fece la stessa cosa in Corea così anche Eisenhower.
Poi tra il 1945 ed il 2002 si sono registrati 226 importanti conflitti tra Stati e gruppi armati,i quali possono essere divisi in insorti, terroristi, milizie ed organizzazioni criminali.

I conflitti non vengono decisi sui campi di battaglia convenzionali tra eserciti tradizionali, ma diventano guerre ibride, tra armi convenzionali, tattiche irregolari, terrorismo.
Nelle guerre ibride forze irregolari e convenzionali, combattenti e civili, distruzione fisica e guerra d'informazione sono intrecciati, inolttre grazie alla presenza di fotocamere su ogni telefono cellulare e di Photoshop su ogni computer. la guerra d'informazione è onnipresente.

Dopo lo smantellamento dell' Unione Sovietica, gli Stati Uniti vantavano una superiorità schiacciante nella guerra convenzioanle come ha dimostrato l'operazione " Desert Storm" ("tempesta del deserto") nel 1991 al costo di soli 148 caduti statunitensi. Nella guerra del Kosovo contro la Serbia el 1999, gli Stati Uniti vinsero senza neppure una perdita, grazie alla superiorità aerea. Di fronte a questa superiorità gli avversari non si arresero ma adottarono tattiche non convenzionali per contrastare la superiorità americana.

Gli strateghi cinesi, consapevoli che uno scontro convenzionale con gli Stati Uniti sarebbe una follia, hanno sviluppato una strategia di " guerra senza limiti" che coniuga strumenti elettronici, diplomatici, informatici, paraterroristici, economici e di propaganda pe raggirare e sfiancare i sistemi americani.
Come ha affermato un ufficiale cinese: " la prima regola della guerra senza limiti è che non ci sono regole".
Lo sviluppo di tattiche non convenzionali non è una novità, è una prassi vecchia di duemila anni che può essere fatta risaire a Sun Tzu, applicato in tutto il mondo anche nelle guerre aziendali e che io applico in campo aziendale ma non solo dal 1998. Sun Tzu è famoso per aver affermato che è meglio vincere senza dover combattere.
Ma i governi non sono i soli guerrieri ad aver fatto propria questa antica perla di saggezza.
Gli stessi terroristi hanno capito che non possono sperare di competere con il governo di un grande paese e seguono il principio dei lottatori di Jijitsu che sfruttano la forza dell'avversario per attaccarlo.

Le azioni sono studiate per provocare indignazione e reazioni sproporzionate da parte del più forte.
Questa era la strategia di Osama Bin Laden per minare la credibiltà degli Stati Uniti, indebolire le alleanze nel mondo musulmano e portare infine allo sfinimento.
Gli Usa sono caduti in questa trappola in Iraq ed hanno rinunciato a consolidare i loro primi successi in Afghanistan perchè Al-Qaeda segue una tattica di "istigatore in capo" piuttosto che di "comandante in capo".
Gli Stati Uniti si sono adattati molto lentamente a questi cambiamenti.

Dopo il crollo dell' Unione Sovietica, gli Usa avevano un bilancio militare molto superiore a quello di tutti gli altri paesi messi insieme.
Negli anni Novanta la strategia militare statunitense era nelle condizioni di combattere e vincere contemporaneamente due guerre convenzionali per esempio Iraq e Corea del Nord.
Ma la superiorità tecnologica vantata dagli Usa col tempo negli ultimi anni veniva raggiunta ed aggirata perchè gli avversari si sarebbero appropriati dei vantaggi statunitensi in fatto di robotica e di droni, gli aerei senza pilota.
Nel 2009 gli americani hano scoperto che gli insorti riuscivano a piratare i dati scaricati dai predator, gli aerei teleguidati a pilotaggio remoto, usando un software dal costo inferiore a 30 dollari...
Ed a causa della crescente dipendenza dai complessi sistemi satellitari controllati da reti informatiche, gli Stati Uniti sono diventati più vulnerabili di alcuni loro avversari.

La campagna americana condotta all'iizio in Iraq con la tattica detta " shock and awe" ("colpisci e sgomenta "), si basava sull'uso di bombe intelligenti per colpire con precisione un bersaglio, ma nella fase successiva, utilizzando autobombe ed ordigni esplosivi improvvisati anche gli insorti hanno combattuto con bombe intelligenti ed efficaci ed a basso costo.

Nel 2006 le Forze Armate Statunitensi hanno riscoperto gli insegnamenti della dottrina anti-insurrezionale dimenticata dopo la guera in Vietnam, poi superata dalla guerra high-tech ed infine relegata solo alle Forze Speciali, il generale David Petraeus, ha attinto all'esperienza britannica, francese, vietnamita dando la massima priorità a conquistare la popolazione civile anzichè distruggere il nemico.

La vera battaglia è diventata quella per guadagnare il sostegno della popolazione, prosciugando così il "mare" in cui nuotano i " pesci" insorti. La dottrina anti-insurrezionale sminuisce l'importanza delle azioni offensive e ribadisce la necessità di " conquistare i cuori e le menti" della popolazione civile.
Una rottura netta con la dottrina Weinberger-Powell che predicava l'uso schiacciante e decisivo della forze offensive. La forza in certi casi è tanto meno efficace quanto più la si usa.
Questa tendenza non è esclusivamente americana, il presidente della Repubblica russa di Inguscenzia afferma che. " nella lotta al terrorismo le punizioni dovrebbero rappresentare appena l'1% dei provvedimenti, il restante 99% dovrebbe essere persuasione, persuasione, persuasione".
In Afghanistan un talebano ha detto : " sarà che voi avete gli orologi, ma noi abbiamo il tempo".

Nella relazione della Rand Corporation, si legge : " La principale debolezza nella lotta contro i rivoltosi islamici non è la potenza di fuoco degli Stati Uniti,, bensì l'inettitudine e l'illeggitimità di quei regimi che dovrebbero rappresentare l'alternativa alla tirannia religiosa".

Se un Paese piccolo sa di non poter sconfiggere un avversario più forte, difficilmente porrà all' ordine del giorno la decisione di attaccarlo ma così non è con la Siria, questo lascia supporre una Forza importante ma questo già si evince perchè le punte di eccellenza sono nella 4/a Divisione corazzata e nella Guardia Repubblicana reparti fedelissimi al rais Bashar Assad e guidati dal fratello Maher. E anche il sistema di difesa aereo si presenta molto esteso e stratificato, senza dimenticare le forze paramilitari ed i servizi segreti. L’esercito del regime ha attualmente un organico di 200-215.000 unità, alle quali vanno aggiunti circa 150mila riservisti mobilitati in caso di emergenze. La Syrian Arab Force è una delle principali aeronautiche mediorientali: avrebbe circa 40mila uomini e circa 400 velivoli tra intercettori, caccia  e ricognitori, oltre ad una settantinadi elicotteri d'attacco e ai velivoli di trasporto ecollegamento.. Un ruolo importante durante questi mesi di crisi è stato giocato anche dalla milizia del Baath e dalla Shabiha, una sorta di organizzazione mafiosa  che ha forti legami con la famiglia Assad.  Quanto alle armi, la preoccupazione maggiore riguarda proprio quelle che vengono  contestate al regime siriano. L'arsenale chimico sarebbe il più grande del Medioriente e il quarto al mondo. Una dotazione imponente e tenuta rigorosamente top secret, dovuta in gran parte alla necessità di compensare forze convenzionali inferiori a quelle dei Paesi maggiormente armati, come il ‘nemico storico’ Israele. Si tratterebbe di una disponibilità fra le 500 e le mille tonnellate cubiche di “aggressivi chimici”.
I  missili balistici caricati chimicamente sarebbero fra le 50 e le 100 unità. Ma definire con certezza entità e qualità dell’arsenale chimico siriano – avverte il rapporto – non è semplice poiché le notizie certe e verificabili in merito scarseggiano

Quindi la legittimità per un intervento armato deve poggiare su basi ragioni morali e deve far riflettere su queste dotazioni di gas letali, un pericolo per l'intera Europa alleata degli Usa.
La teoria della guerra giusta come giusta causa durante lo stesso intervento va confermata e riconfermata non ad esempio ponendola a rischio come accadde ad  Abu Ghraib in Iraq ed altre situazioni simili che non sono biodegrabili.
il generale Petraus ha detto: " In Iraq abbiamo ribadito il concetto che non basta uccidere o fare prigionieri per avere il sopravvento su un movimento insurrezionale su scala industriale".
La legittimità è particolarmente importante nelle strategie anti-surrezionali, perchè la sfida più grande della leadership militare moderna è la dimensione etica in cui conta in modo importante il numero dei civili che vengono involontariamente colpiti.
Ad esempio la sconfitta della Francia in Algeria negli anni Cinquanta fu causata dal ricorso alla tortura e dall'uso indiscriminato della forza da parte dei militari sulla popolazione.

Ciò che stanno predisponendo gli Usa in questi giorni è la " diplomazia coercitiva".
E' una minaccia, il cui fallimento comporterà un costo, sia perchè incoraggierà la resistenza del destinatario, la Siria, sia perchè influenzerà negativamente gli osservatori esterni, sul risultato.
Il dispiegamento di mezzi aerei e navali come in questo caso, è un classico esempio di diplomazia coercitiva, le risorse navali in particolare e lo stiamo constatando, hanno il vantaggio di muoversi liberamente nelle acque internazionali, come del resto sta facendo la Russia di Putin.
Uno studio condotto su 215 casi d'impiego " della forza senza scendere in guerra" degli Stati Uniti, ha rivelato che in oltre metà dei casi sono state movimentate solo unità navali mentre nei restanti casi sono state dispiegate unità terrestri o aeronautiche.
Recentemente la Marina statunitense ha elaborato un documento " A Corporative Strategy for 21 st Century Seapower" sul ruolo delle forze navali in alleanza con altri Stati.
Riflette su questo.
In conclusione, leggo in questi giorni in Rete aspre critiche al premio Nobel per la pace Obama.
Ma forse si dimentica che Barack Obama nel discorso di accettazione del premio Nobel, nel 2009, ha detto :
" Dobbiamo iniziare a riconoscere l'amara verità che non riusciremo a eliminare il conflitto violento nel corso della nostra vita. Vi saranno momenti in cui le nazioni, agendo individualmente o di  concerto, troveranno non solo necessario ma anche moralmente giustificato ricorrere all'uso della forza".
Il potere militare resterà una componente di potere cruciale nella politica mondiale.

Attila Piccolo

ITALIA : RECESSO DALL' UME

L'articolo " Rinaldi: Come uscire dall'Euro. L'Italia si ferma a Maggio 2014" a firma di Domenico Galardo, apparso sul blog :
" Indipendenza Italiana - Tea Party Italy" :
http://indipendenzaitaliana.blogspot.it/2013/06/rinaldi-come-uscire-dalleuro-litalia-si.html;
e pubblicato su" Piazza del Dissenso" :
https://www.facebook.com/groups/170303489795797/190325111126968/?notif_t=like.
Un lavoro ed un'analisi molto accurati con introsperzione, competenza e critica, esigono un mio intervento che augurabilmente possa essere associato sugli stessi standard di qualità, concentrandosi a partire dall'atto primo, supremo, di nascita per inquadrare il problema evidenziato testè, dalle origini alle possibili conseguenze e derivate.

 Il 9 maggio 2011, ho partecipato ad un importante Seminario Formativo assieme all'on. Barbara Matera :
  "ORIGINI DELLE ISTITUZIONI EUROPEE E IL LORO FUNZIONAMENTO "
 Con la presenza di cattedratici, Ordinari d' Università (quindi la voce critica) e deputati europei e Dirigenti della Comunità Europea.
Si sono affrontate tematiche e chiarite alcune dinamiche che al contrario ed erroneamente vengono adoperate sul web da internauti in modo dogmatico e senza alcun fondamento.
Queste sono poi state attualizzate ed integrate in questo mio lavoro.

L'Unione Monetaria Europea ( UME ) nasce disgiunta da un' Unione politica (che notoriamente viene espressa in Stato federale quando entrambe sono associate). 
Al contrario questa Unione monetaria europea è un caso estremo d'integrazione tra due o più stati Sovrani.
Diversamente se l' Unione monetaria è associata ad un Unione politica (si pensi esemplificativamente agli USA), la stessa Unione monetaria nel tempo può espandersi e/o contrarsi  con l'adesione o la fuoriscita di uno o più Stati, è quanto peraltro previsto nel Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1 dicembre 2009.
Questa premessa c'impone di chiarire la natura giuridica dell' Unione europea e valutare la distinzione tra Stato federale ed un sistema di uno stato qual'e' l'Unione europea, rimasta una sorta di "ircocervo", la parola " ircocervo" deriva dal latino incorcervus, parola composta da " hircus" ("cervo") e " cervus" ("cervo")  e descrive un animale mitologico per metà cervo e per metà caprone. Una chimerica assurdità,  quale di fatto è l'Unione Europea appare con istituzioni che ancora possiedono il diritto di veto, tipico del "sistema confederale" ma con una Banca Centrale Europea cui aderiscono i paesi membri che hanno accettato l'Euro e hanno rinunciato alla sovranità monetaria nazionale. Insomma la moneta unica, l'Euro come il Dollaro, costituisce un presupposto del sistema federale, oppure il punto di passaggio dal confederalismo quale appare,  al federalismo, come accade negli Stati Uniti con la costituzione di Filadelfia e poi con la creazione del Dollaro e poi di una Corte Federale. 
Ma così non è.
 
Storicamente lo Stato Federale, spesso nasce in base ad un accordo, sancito dalla Costituzione Federale, tra più Stati all'origine sovrani.
Gli Stati componenti uno Stato federale sono uniti tra loro da un governo centrale, detto " federale" e sul piano monetario sono uniti da una Banca Centrale federale.
Lo Stato federale va distinto dalla Confederazione di Stati perchè lo Stato federale mira a garantire l' unità politica degli Stati aderenti, togliendo al singolo stato lo " status" di soggetto di diritto internazionale, riservando esclusivamente a sè tale prerogativa.
La Confederazione, invece , lascia che ogni Stato conservi l'originario " status" di soggetto di diritto internazionale come di  fatto avviene nell'Unione Europea. 

Da questo preambolo possiamo inziare solo a percepire i problemi a carico dell'esistenza della valuta in euro che da alcuni mesi ha iniziato a prendere corpo e che nell'articolo sopracitato viene espressa in modo sistematico e scientifico.
In linea quindi di principio, le cause del dissolvimento parziale o totale dell'Unione monetaria possono essere :
a) Politiche
b) Economiche
ma sia nell'uno che nell'altro caso, sarà sempre una decisione politica, assunta dalle autorità governative di uno o più Stati a segnare una decisione sopra evocata.
Al punto a) le cause possono essere politiche quando connesse ad attriti politici, nati indipendentemente da valutazioni di ordine economico.
Al punto b) le cause possono essere economiche quando le patologie economiche e sociali sorte in seno all'Unione monetaria inducono o costringono uno o più Stati ad abbandonare l'Unione.
Veniamo ora a quanto enunciato e prospettato nell'articolo di Domenico Galardo: può l'Unione monetaria europea sopravvivere?
Non va ignorato che l'intera costruzione della valuta comune, poggi sulla solidità dell'asse politico Francia-Germania, fin dalla nascita del "Sistema monetario europeo" (SME) entrato in vigore il 13 marzo 1979.
Dissapori tra i due Paesi Leader potrebbero indurre uno o entrambi all'abbandono con la fine dell' Unione monetaria nel caso della sola Germania, nel caso fosse invece la Francia od un altro membro, seppur forte il contraccolpo non sarebbe in grado di designarne la fine, questo perchè la credibilità internazionale dell'Unione monetaria europea si deve soprattutto al fatto che ne fa parte la Germania, Paese che volle ed impose...l'euro ad e immagine e somiglianza del suo marco.

Torniamo ora alle cause di costituzione dell'Unione monetaria europea e dei motivi per cui sia in crisi ed abbia dato corso e seguito alle ipotesi ventilate sopra: un Paese caratterizzato da gravi divari economici regionali e/o da un elevato tasso di disoccupazione della forza lavoro non dovrebbe essere ammesso.
 In buona sostanza immettere un corpo economico malato in una Unione monetaria vuol dire contaminare, l'intera area della valuta comune.
I Paesi candidati dovrebbero quindi essere risanati, prima del loro ingresso ufficiale.
L'Unione monetaria europea si è trovata ad affrontare a partire dal  2010, casi come la Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo ma non come conseguenza dell'impatto della crisi finanziaria statunitense del 2008 sull'area dell'euro ma perchè tale area fu edificata su paesi disomogenei, deboli e vulnerabili a shock finanziari esterni.
Chi oggi si scandalizza per le strette misure creditizie, governative, sociali applicate in Grecia non ultima la chiusura dell'emittente televisiva pubblica ERT, dovrebbe riflettere molto sul fatto che ha truccato i suoi conti pubblici pur di entrare nell'eurozona e che tale Paese in conseguenza di ciò andava immediatamente espulso ma si era impossibilitati a farlo per mancanza di norme testuali.
E qui arriviamo a noi.
 Che dire allora dell'Italia, ammessa all'area euro, pur presentando un rapporto debito publico/ Pil pari al doppio del parametro di Maastricht  del 60% con gravi divari regionali?
Dall'Ingresso nell'euro si è accentuato il divario economico tra le regioni del Sud e quelle del Nord, è cresciuto il tasso di disoccupazione, il mai realizzato risanamento dei conti pubblici, avallato dalle diverse forze politiche (governative e d'opposizione) ha finito col togliere un futuro pensionistico dignitoso ai giovani di oggi.
Milioni di pensionati hanno visto regredire progressivamente le loro condizioni economiche di vita, lo stesso "ceto medio" è stato colpito e compresso ed i ceti più deboli sono entrati nell'indigenza.
Pertanto ad oltre dieci anni dall'introduzione dell'euro le condizioni economiche di vita dei cittadini residenti nell'Unione monetaria non solo non sono migliorate ma sono peggiorate.

CONVERGENZA LEGALE
E' importante il "criterio dell'armonizzazione del diritto societario" che andrebbe aggiunto in seno alla  "Convergenza legale" mai avvenuta all'interno dell'Unione monetaria europea e quindi è un criterio mancato.
In ventotto Stati membri considerando l'ingresso della Croazia il 1° luglio 2013 per la costituzione di una società a responsabiltà limitata (S.R.L.) è richiesto un capitale sociale minimo di euro  35.000,00 in Austria; euro 25.000,00 in Gerrmania; euro 18.550,00 in Belgio; euro 18.000,00 nei Paesi Bassi; euro 18.000,00 in Grecia; euro 12.500,00 in Lussemburgo; euro 10.000,00 in Italia; euro 9500,00 in Slovenia; meno di settemila in Slovacchia; euro 5.000,00 in Portogallo; euro 3.000,00 in Spagna; euro 2.500,00 in Finlandia; euro 1250 a  Malta; euro 1,00 in Francia,  euro 0,00 in Irlanda dove è prevista anche la forma unipersonale; a Cipro non è fissato alcun limite minimo dove è possibile anche costituire una società anonima, riguardo la proprietà. 
Tra l'altro in Francia e Finlandia non è previsto alcun atto notarile per la costituzione.
Esistono differenze anche per le società per azioni ( S.P.A.) euro 120.000 in Italia; euro 70.000,00 in Austria; euro 61,500,00 in Belgio; euro 60.102,00 in Spagna; euro 60.000,00 in Grecia; euro 50.000,00 in Germania; euro 37.000,00 in Francia e d euro 25.000,00 in Slovenia.
Come vediamo sensibili difformità esistono tra i Paesi dell'area euro e non esiste alcuna " Convergenza legale".

PROSPETTIVA DELL'UNIONE POLITICA DA MAASTRICHT A LISBONA
Quindi sulla base di questo " Il Trattato di Lisbona " ha introdotto importanti novità per uno Stato che voglia abbandonare l'Unione monetaria  europea così come evidenziato nell'articolo di Domenico Galardo, secondo queste procedure di seguito elencate :
- La possibiltà di uno Stato membro di recedere dall' Unione Europea in modo negoziato mediante un accordo.
- Il riconoscimento per uno Stato Membro di recedere in modo unilaterale, dopo due anni dalla notifica della domanda di recesso dall'Unione.
Ma prima di questo dobbiamo porre l'attenzione sul fatto che dal Trattato di Maastricht (1992) a quello di Amsterdam (1997) e fino a quello di Nizza (2001) venisse prefigurata al contrario un' Unione europea che avrebbe dato luogo ad "Unione politica" in linea con la Costituzione degli Stati Uniti d'America, dove è contemplato l'ingresso ma non la secessione dalla Federazione.
Il 29 ottobre 2004, gli Stati membri rivedranno in termini intergovernativi l'Unione fino a sancire la procedura del recesso nel " Trattato di riforma" noto come Trattato di Lisbona.
Sempre nell'articolo di Domenico Galardo c'è un passaggio importante sull'inflazione, è bene soffermarci sul fatto che la BCE definì la stabilità dei prezzi con un tasso d'inflazione inferiore al 2% (per cento) prefiggendosi di mantenerla su valori inferiori ma prossimi al  2%.
 Questo è avvenuto per circa 10 anni cercando...di favorire un contesto finanziario favorevole alla crescita ed all'occupazione.
Emerge però il fatto che la crisi economica e sociale che sempre di più ha coinvolto l'area dell' Unione monetaria, soprattutto a partire dall' anno dell'euro circolante (anno in cui inziano i devastanti effetti del "cattivo changeover") sia stata del tutto ignorata !
Nessun accenno neanche ai livelli d'inflazione sensibilmente superiori al tasso del 2%.
Premesso tutto ciò e quanto ipotizzato e se vogliamo auspicato nell'articolo di Domenico Galardo, come può avvenire in realtà il recesso dell'Italia dalla zona euro? Questo è importante da comprendere.
La possibilità del " recesso" dall'Unione con la relativa procedura è sancita nell'articolo 50 del nuovo Trattato sull'Unione europea (TUE) espresso in cinque paragrafi, vediamo quindi secondoi quali procedure, l'Italia potrebbe uscire:
1) Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione.
2) Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Agli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l'Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l'Unione. L'accordo è negoziato conformemente all'articolo 218, paragrafo 3 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Esso è concluso a nome dell' Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa approvazionedel Parlamento europeo.
3) I trattati cessano di essere applicabili all Stato interessato a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'accordo di recesso o, in mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica di cui al paragrafo 2, salvo che il Consiglio europeo, d'intesa con lo Stato membro interessato, decida all'unanimità di prorogare tale termine.
4) Ai fini dei paragrafi 2 e 3, il membro del Consiglio europeo e del Consiglio che rappresenta lo Stato membro che recede non partecipa nè alle deliberazioni nè alle decisioni del Consiglio europeo e del Consiglio che lo riguardano.
5) Se lo Stato che ha receduto dall' Unione chiede di aderirvi nuovamente, tale richiesta è oggetto della procedura di cui all'articolo 49.
Dal testo dell'articolo 50 del TUE, col trattato modificativo di Lisbona, vengono contermplate due forme di recesso:
a) Il recesso supportato da un accordo tra l'Unione europea e lo Stato membro che intende recedere;
b) Il recesso volontario e unilaterale di uno Stato membro dall'Unione.

E' interessante rilevare che il Trattato di Lisbona, malgrado i suoi limiti, ha questo di speciale: impone alla luce dell'accoglimento del meccanismo del recesso dall'Unione, che si abbandoni quello strano ordine di idee, alquanto diffuso al tempo di Maastricht, in base al quale il futuro dell'Unione europea non avrebbe conosciuto alcun contrazione nel numero dei Paesi già aderenti a questa unità giuridica, economica ma non politica, ecco il problema...non solo e qui mi ricollego all'articolo sopraccitato, al punto :
 "Giustamente è da chiedersi se Globalizzazione".
 Il Trattato di Lisbona ha di speciale anche la normativa osservata da tutti i Paesi europei, eccetto l'Italia che i pagamenti da parte di istituzioni statali, pubbliche verso imprese private debba avvenire entro e non oltre 60 giorni dal termine dei lavori ed in alcuni casi come in Francia in 30 giorni.
Perchè questo non avviene in Italia ?
Perchè in Italia i governi sono ostaggio di pressioni di un esercito di lobby composte da avvocati, sindacalisti, negoziatori, figure che in base a trattative da negoziare tra le parti: pubblico e privato, prolungano all'inverosimile i tempi fino ad oltre 36 mesi e le imprese italiane falliscono e loro, " I negoziatori" così inverosimilmente utili o inutili possono dimostrare di guadagnarsi uno stipendio non indifferente.
Sapete a quanto ammonta quest' inutile operazione ogni anno?
Ad oltre 40 miliardi di euro!
Quante finanziarie avremmo potuto fare? Quante imprese avremmo salvato? Quanti imprenditori oggi sarebbero ancora in vita anzichè andare incontro al suicidio?
Queste Lobby, di fatto rappresentano una casta, solo che coloro che contestano le varie caste non si sono accorti di questa grave e nociva presenza con ramificazioni istituzionali. 


lunedì 20 gennaio 2014

IL BICAMERALISMO. ITALIA, FRANCIA, GERMANIA : MODELLO PER LA SPAGNA

Il terreno delle definizioni di "governo" non può trascurare il riferimento a quella fondamentale per la politica italiana, fornita dal nostro testo costituzionale che nel gruppo degli articoli 92-95 disegna un organo istituzionale modellato sulle esigenze di regime parlamentare:
Art.92 : " Il Governo della Repubblica è composto del presidente del Consiglio e dei ministri che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consigliodei ministri e su proposta di questo, i ministri.
Art. 94 : " Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere..
Art. 95 :.." i ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri ".

Le forme principali di governo, oggi sono sostanzialmente due: quella parlamentare e quella presidenziale.
Nè il governo parlamentare nè il presidenzialismo rappresentano delle novità.
Per descrivere il primo ci si rifà ancora al sistema britannico e per il secondo a quello a quello, ormai bisecolare statunitense.
Il Westminster System inglese costituisce l'estremo "maggioritario" dell'arco dei sistemi democratici, contrapposto a quello "consensuale" ( su base proporzionale) incarnato da Svizzera e Belgio.

La forma di governo presidenziale, comporta un capo dello Stato eletto a suffragio universale, titolare del potere esecutivo.
La coppia presidenzialismo/parlamentarismo si converte in una triade se si considera il semi-presidenzialismo di stampo francese., una forma di governo relativamente nuova, dal 1958-1962 con la Quinta Repubblica che implica in modo ibrido fra i due regimi precedenti, la contemporanea presenza di un capo dello Stato a elezione diretta e di un capo del governo emanazione della maggioranza parlamentare. con la particolarità principale nella possibile divergenza di segno politico fra le due cariche, prodotto di risultati elettorali contrapposti, ad esempio: destra vs. sinistra.
Quando le forze politiche di destra controllano l'una e quelle di sinistra l'altra, si genera il fenomeno della "cohabitation", in cui il presidente della repubblica finisce per indirizzare l'attività di governo.

Rilevante per l'enorme peso storico e politico del Paese dove trova applicazione, è il cancelleriato  tedesco, costruito per tagliare i ponti con la drammatica esperienza dela degenerazione della costituzione di Weimar col totalitarismo nazista.
E' un sistema che limita sensbilmente i poteri del capo dello Stato ma istituisce un forte capo del governo: "Cancelliere".
La caratteristica più marcata consiste nel meccanismo della cosidetta "sfiducia costruttiva"  grazie al quale il Bundenstag può togliere l'appoggio al cancelliere solo se al contempo indica al presidente della repubblica (con un voto a maggioranza dei propri membri) un successore da nominare.
L'obiettivo è quello di garantire un alto tasso di governabilità, disincentivando le azioni distruttive da parte delle ali estreme dello schieramento partitico che avevano condotto Weimar nel vicolo dell'autoritarismo.
La sfiducia costruttiva è efficace nel disinnescare le crisi di governo, tanto che ad oggi , pensate , si è fatto ricorso solo due volte.
La sua buona riuscita  ne ha fatto il modello che ha ispirato la costituzione spagnola nel 1978.

Ora in contrapposizione ai sistemi enunciati fa da contraltare il sistema italiano che tra la fine degli anni '70 e l'inizio dei '90 è stato rapprensentato dall' annosa questione della "governabiltà" che ad oggi ancora non è stata risolta e che ha due problemi molto gravi:
-L'inadeguatezza dei congegni istituzionali predisposti alla regolazione della vita governativa.
-La ridottissima durata media in carica delle compagini  ministeriali (affltte dal pluripartitismo estremo e dlle dinamiche indotte da sistemi elettorali rigidamente proporzionali) producendo "ingovernabilità" con l'impossibilità di progettare e realizzare politiche che non fossero di breve periodo, oltre che compromissorie, incapaci di correggere qualsiasi difetto.
Inoltre abbiamo anche difficoltà incontrate nella gestione del sistema in termini di sovraccarico di domande dovuto alla crescita qualitativa e quantitativa dei compiti dello Stato con i centri governativi, ridottisi a "sottogovernare", al di sotto delle aspettative.

Il " Bicameralismo perfetto o Integrale ".
Si ha quando ad esercitare determinate funzioni le due Camere hanno eguali poteri o quando i poteri , seppur diversi sono complementari ( ad esempio quando entrambe in alcuni Paesi partecipano alla procedura di Inpeachment : l'una la Camera bassa che formula lo stato d'accusa , l'altra, quella alta che si costituisce in Alta Corte di giustizia per atti contrari agli interessi generali dello Stato commessi da personalità politiche nell'esercizio delle loro funzioni.
 E' questo il bicameralismo perfetto o integrale, ritenuto l'unico bicameralsmo.

Il " Bicameralismo imperfetto o Limitato".
Si ha quando si manifesta in forma attenuata quando le due Camere hanno attribuzioni differenti.
Parte dal presupposto che alcune funzioni del Parlamento, quella legislativa in modo preminente, si basi sulla confluenza delle volontà di entrambe le assemblee anche se poi finisce per prevalere solo una.

Perchè adottare il bicameralismo, anzichè il monocameralismo o il pluricameralismo?
L'ultimo desta scarso interesse, il secondo esclude il primo, il primo è un elemento utile negli Stati decentrati ed in quelli federali.
Il Bicameralismo contribuisce al miglioramento tecnico della legislazione, costituisce una garanzia per la solidità e la continuità dell'ordinamento e per la stabiltà dell'indirizzo politico generale, consente un più attento e puntuale controllo dell' Esecutivo.
ll controllo è massimo, quando il bicameralsmo è integrale ed il governo deve godere della fiducia di entrambe le Camere.
Ma su questo vi è un divergenza di opinioni: non sono pochi coloro che  sostengono un Bicameralismo Limitato, nel quale una Camera abbia potere di controllo, l'altra sia organo di consulenza dell'Esecutivo.
Ma, al fine della stabiltà del governo, la soluzione bicamerale è da respingere, ha un effetto negativo nella forma integrale e questo è riconosciuto dagli stessi suoi sostenitori in quanto l'esistenza di due centri di controllo aumenta le occasioni di crisi, se poi nelle due Camere si hanno maggioranze opposte, l'attività di governo diventa impossibile.
Il Bicameralismo finisce per essere un meccanismo abnorme nel quale il potere di veto anche di pochi parlamentari assume spesso una carattere devastante.
L'esistenza di parlamenti bicamerali composti da una Camera elettiva e da una non elettiva non trova giustificazione negli ordinamenti democratici e quindi a questo punto o la volontà della Camera non elettiva è conforme a quella della Camera elettiva ed allora la Camera non elettiva è inutile o se dissente è nociva perchè il sistema rappresentativo si basa sulla volontà popolare.

In Francia la scelta tra il bicameralismo ed il monocameralismo ha dato luogo ad un alternarsi di sistemi monocamerali e bicamerali.
L'attuale Parlamento francese, composto dall'Assemblea nazionale e dal Senato, adotta il bicameralismo limitato. La volontà dell'Assemblea (eletta a suffragio diretto, mentre l'elezione del senato è indiretta) finisce col prevalere. Così il Governo è responsabile davanti al Parlamento, mentre il Senato, su richiesta del Primo ministro, deve limitarsi all'approvazione di una dichiarazione di politica generale.
Entrambe le Camere approvano la legge ma in caso di contrasti, su richiesta del Governo, la decisione definitiva è rimessa all'Assemblea.

In Italia occorre riformare dal profondo, ripensando totalmente la democrazia che dev'essere decidente non paralizzata in mediazioni e teatrini insopportabili, rilanciando il cammino delle riforme.
Come?
Con un Parlamento monocamerale.
I . -Una sola camera elettiva di 475 deputati a cui spetta il compito di legislazione ordinaria e fiducia al governo
-Un Senato federale composto da 125 membri con compiti limitati e partecipare in seconda lettura all'approvazione delle leggi di modifica costituzionale, legiferare sull'ordinamento e i poteri delle autonomie regionali e locali.
Viene eletto dalle Regioni e dalle Città metropolitane e dalle rappresentanze comunali.
I suoi componenti non hanno alcun compenso aggiuntivo ma solo un rimborso spese all'atto delle runioni.

II . Elezioni in collegi uninominali a doppio turno.

III . Abolizione di ogni forma di finanziamento pubblico, introduzione del cinque per mille con limite di contribuzione non superiori a 10.000 euro e indicazione di soggetto beneficiario, agevolazioni fiscali simili a quelle delle Associazioni culturali.

IV . Abolizione delle Province.

                                                     W l'Italia
                                                     W gli italiani che resistono

                                                      Attila Piccolo

                                                     

                                                     

venerdì 10 gennaio 2014







L'EQUAZIONE MARKETING/POLITICA: CULTURA DI DEMOCRAZIA. FRONTE COMUNE CONTRO LA DEMAGOGIA.


   di Attila Piccolo
                                                                 PROLOGO

Ho scritto questo Articolo/Saggio nel Marzo 2005 sul mensile di attualità e politica" Il Salento Magazine" da me diretto, durante la campagna elettorale per le Regionali contro la galoppante campagna elettorale del candidato Nichi Vendola alla Presidenza Regione Puglia,  condita da  una demagogia imperante. In quei giorni ero impegnato nella campagna elettorale di mia sorella Carmela Lorella Piccolo candidato consigliere regionale Puglia in Forza Italia con Raffaele Fitto.Vi è una disamina sulla politica a livello storico-sociale-culturale ed un'attenta focalizzazione profetica su quanto  accade oggi a distanza di sei anni, sulle cause e sulle possibili soluzioni viste come chimere...

                                                               PUBBLICAZIONE


- Che cos'è la Democrazia ?
" La Democrazia ( ha detto un uomo politico inglese ), è un regime che ha però un grosso vantaggio: tutti gli altri sistemi politici hanno difetti più gravi". L'uomo politico inglese cha ha dato questa definizione è WINSTON CHURCHILL, un conservatore, il capo più importante del partito conservatore inglese.
Un' altra definizione: " La Democrazia è il solo regime politico in cui puoi ottenere tutto, purchè tu convinca gli altri rispettando le regole del gioco". Questa è stata pronunciata nientemeno che da un rivoluzionario di nome LENIN.
Democrazia è un termine che viene dal mondo antico, dal mondo greco. Nelle  classificazioni dei regimi politici, già Platone e Aristotele definivano la Democrazia come un Governo del popolo, cioè di molti. La distinguevano da altri regimi : la Monarchia, governo di uno solo; l'Aristocrazia , governo di pochi. Ognuno di questi regimi possono degenerare: la Monarchia in Tirannide; l'Aristocrazia in Oligarchia; la Democrazia in Demagogia.
- Che cos'è la Demagogia?
La Demagogia è l'arte o tecnica di orientare il popolo in direzioni sbagliate , ovvero: Democrazia manipolata.
La Demagogia, infatti, è la manipolazione della Democrazia, l'uso scorretto delle regole democratiche, la perversione della democrazia. In buona sostanza, la Demagogia è un promettere per ottenere consensi, invece di portare avanti la volontà espressa dal popolo.
- Che cos'è la Politica?
Politica deriva dall'aggettivo di Polis ( Politicos) : tutto ciò che si riferisce alla città. Propriamente, l'arte di essere cittadino e la scienza della cosa pubblica come la intendevano i Greci e cioè Politikè (Techne)" la tecnica o l'arte del cittadino" che è il primo dovere ed il primo compito di ogni uomo libero della città Stato, della Polis greca.
Il termine è tramandato nel significato di arte o scienza del governo per influsso della grande opera di Aristotele, intitolata POLITICA, il quale affermava che " il fine della politica non è il vivere ma il vivere bene. Il criterio in base al quale si giudica un'azione politicamente buona o cattiva è il risultato".
- Che cos'è il Marketing?
Il Marketing è lo sviluppo di un insieme di tecniche gestionali quali: l'analisi, l'organizzazione, la pianificazione ed il controllo delle risorse, delle politiche e delle attività rivolte al " consumatore" con l'obiettivo di creare e soddisfare i bisogni e i desideri ottenendone un profitto economico o sociale. Sarebbe assurdo negare che il Marketing sia stato utilizzato sino ad oggi prevalentemente in prospettiva economica rendendolo in un certo senso " compromesso". Ma  rispetto ad altre tecniche manageriali, il Marketing può essere " riempito" con relativa facilità di nuovi valori.
La possibilità di un riscatto a livello ideologico sta emergendo con la consapevolezza di molti in aspetti densi di valori, di ideologia e di politica, oramai: vi è una sintonizzazione a livello ideologico su schemi di riferimento in evoluzione nella società e nella vita politica. E' un organismo destinato a crescere con la capacità di offrire " un servizio" alla colletività.
Si può ragionevolmente affermare che: la democrazia è un meccanismo di soddisfacimento dei bisogni elementari di tutti e di promozione dei bisogni superiori, è il regime politico per eccellenza identificabile totalmente con la scienza del Marketing. La Democrazia è Marketing, ergo, il Marketing è politica.
Il Marketing, intendo il termine nell'accezione più reale e scientificamente corretta, senza l'inflazione di deformazioni, di colorite espressioni e di manifestazioni folkloristiche di costume che nulla hanno a che vedere con l'approccio ed il metodo scientifico della disciplina, è l'attuazione di un'azione politica in tutti i campi ed in tutti i settori: dall'esercizio del Governo alla professione delle religioni. A questo riguardo per inciso: l'azione più grande ed il più grande uomo di Marketing della storia sono il Cristianensimo e Gesù Cristo con i suoi apostoli ed i discepoli che hanno trasmeso in forma orale la religione, predicandone l'estensione al mondo pagano, dell' Asia  Minore fino a Roma passando per Atene, convertendo le popolazioni e craendo un "Sistema" ed una " rete" di fedeli, senza l'ausilio di alcun mezzo tecnologico come la televisione o la stampa o internet o i supporti ultimediali, ma , solo per mezzo della fede e lottando per la libertà di culto. Libertà e uguaglianza , fondamentalmente, sono i fini della Democrazia.
La libertà è, prima di tutto, " un insieme di libertà": libertà di parola, di associazione,  di riunione, di stampa, di muoversi liberamente, di lavorare, di vivere e di progredire. Ed in questo sistema di libertà ci sono due meccanismi essenziali: la sculoa e la stampa, la formazione e l'informazione  di uomini liberi, un'equazione con cultura.
La Democrazia è: "un sistema di trasformazione della cultura dei bisogni in bisogno di cultura".
" Non ogni cosa è cultura anche se in ogni cosa si trova un frammento di cultura".
- Che cos'è la Cultura ?
"La Cultura è una scala storica su cui si comincia a salire e che non ha termine ; è la scala su cui superiamo la nostra individuale personalità per guardare quella degli altri per riconoscerci e differrenziarci dagli altri ma constatando che facciamo parte del medesimo genere umano. Il genere di cui facciamo parte è tale se non ci nega e se noi ci riconosciamo in esso.
 " Questo processo di autoidentificazione del genere umano è appunto il processo di crescita della civiltà o cultura..."
La crescita della cultura è essenziale come cultura di popolo (italico) quindi di nazione ( Italia), di stato  (Italiano) perchè il funzionamento della Democrazia si basa sul diritto di rivendicare ogni proprio interesse particolare ma a condizione che ci sia un comun denominatore su cui costruire l'interesse generale della comunità, del popolo, della nazione  (da qui un sano federalismo). Se non ci fosse questa possibilità la società si disgregherebbe (cattivo federalismo) e non si avrebbe la possibilità di far valere le proprie idee, conquistando il consenso degli altri in ambito nazionale.
Ma la stessa raccolta del consenso strumentalizzata all'occupazione del potere è da tempo entrata in crisi, da quando, una politica " d'interessi" non basta più a fronteggiare la domanda messa in moto dal suffragio universale e dalle trasformazioni sociali. Ci sono infatti, interessi di più lungo periodo  (ambiente, sicurezza, qualità della vita) che s'impongono quando la cultura aumenta e la società del benessere si consolida.
Ma ciò non significa affatto che la Democrazia sia confinata nella " politica degli interessi" in modo assoluto, significa invece che è stata costruita una ragione fondata sugli " interessi di tutti" e sulla loro legittilma competizione ed in questa  competizione cresce il consenso e la sua funzione democratica di aggregazione.
Di fatto, la dignità politica si collega a due grandi principi della democrazia moderna, cioè: alla sovranità popolare  (di tutto il popolo) e alla regola del consenso. Così  si mette in moto l'accento su un elemento  fondamentale della Democrazia che non è solo evitare la " violenza" dalla vita politica, garantendo la competizione ma promuovere il consenso, garantendo il dissenso e fondarsi, quindi, sulla libertà di contrapporre le proprie opinioni alle altrui. E lo spostamento all'asse istituzionale statale, regionale, provinciale, comunale verso il consenso non è fatto solo di assistenzialismo e clientelismo, è anche una progressiva revisione del rapporto fra il cittadino e l'amministrazione.
Una continua revisione...
Attila Piccolo