martedì 8 aprile 2014

GLI INDEPENDENTISTI DI UN VENETO: GIGANTE ECONOMICO E NANO POLITICO


La lettura di quanto di segùito, dovrebbe indurre ad una presa d' "atto di coscienza".
Mia nonna di Bassano del Grappa Gemma Pettirossi, arrivò in Puglia con suo padre, il mio bisnonno Gaetano Pettirossi Alto Ispettore del Governo, inviati dal Governo Centrale per avviare la coltivazione del tabacco nel Salento, mia nonna con nonno austriaco dal cognome Schwartz, le donne venete, donne bellissime e la loro cadenza un suono sublime, scrivo questo per addolcire la crudezza e la durezza di quanto si leggerà di qui a poco...

Mi sono astenuto per ora, dal citare le innumerevoli nefandezze compiute dalla Lega sul suolo e sul sangue dei veneti
Pensare che nel 2010 il sorpasso della Lega sul Pdl era stato accolto come un terremoto: l'annientamento di un "sistema di potere" con un controllo totale di poche persone in vigore da quindici anni.

Prendiamo ad esempio la Sanità: per farla funzionare nel Veneto occorrono 7 miliardi l'anno, più di due terzi del bilancio regionale.
A decidere come spenderli, dove ed a beneficio di chi, sono 23 direttori generali delle Unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliere, nominati dal presidente della Regione.
Galan ha riempito il Veneto di nuovi ospedali in project financing, cioè con denari privati che si rifanno con concessioni decennali.
Nelle opere pubbliche venete s'incontrano sempre lo studio di progettazione Altieri, la Mantovani Costruzioni e la Gemmo Impianti, queste tre ditte vincono sempre appalti milionari, spesso in cordata con le cooperative a quote minime.
E' un " giro stretto " che funziona a tenaglia, garantendosi gli appalti anche quando fa offerte meno vantaggiose dei concorrenti, chi è fuori da questa cerchia, rischia di non lavorare più, perchè gli appalti hanno scadenze di 9 anni, rinnovabili di altri nove.
Un'armata diventata invincibile adottando la formula del project financing a partire dal nuovo Ospedale all'Angelo di Mestre e della Banca degli Occhi, un affare da 254,7 milioni di euro, di cui 134,6 di contributo pubblico e 120,1 anticipati dai privati.
Da qui il project dilaga, al ministro Corrado Passera, nel governo Monti, l'assessore Renato Chisso, parla d'investimenti in campo per 11 milioni e 800 milioni di risorse private a fronte di un intervento pubblico di 1 miliardo di euro, meno del 10 per cento del valore totale.
La sanità veneta, pertanto che viene presentata, come una delle migliori d'Italia è invece piena di ospedali colabrodo da rottamare e sostituire con complessi nuovi di zecca, tutti in project financing.
Costa 80 milioni di euro all'anno assicurare gli ospedali del Veneto per la rsponsabilità civile, il rimborso medio delle compagnie si aggira sui 25 milioni di euro, il resto è tutto ricavo, tutta questa imponente masa di denaro viene dirottata a destinazione di un solo broker, scelto come unico consulente da tutte le Usl del Veneto senza una gara, una situazione che è espressamente vietata dall'Antitrust.
Il broker si chiama Assidoge, piccola compagnia a responsabilità limitata di Mirano, capitale sociale di 10.000 euro, molto ben introdotta a Venezia, trasparenza zero, le condizioni di polizza non sono accessibili perchè vengono negoziate a trattativa privata.
Il compenso del broker, contrariamente ad esempio del Friuli Venezia Giulia, pari all'1 per cento del premio, risulta nel Veneto tra il 10 ed il 14 per cento, se confermato, ben dieci milioni di euro del bilancio regionale vanno ed andavano ogni anno al broker...Sic !
Il sistema Assiodoge è stato avviato con l'assessorato alla sanità di Gava dal 2000.
Luca Zaia ha portato al governo il fastidio mai nascosto della Lega per lo spazio lasciato ai privati.
Anni dopo non è successo niente, anzi è stato costretto ad ammettere che tutti i project sono stati blindati.

Il 5 aprile 2012 alle 16,30 in via Bellerio, si dimette Bossi, il Capo di un Movimento che si riteneva al di sopra di ogni sospetto...
Travolto per lo scandalo dei rimborsi elettorali che coinvolge tutta la sua famiglia e mette a nudo la Lega:
- Appropriazione indebita
- Truffa aggravata
- Truffa ai danni dello Stato
- Riciclaggio
- The Family
-Decine di milioni attinti dai rimborsi elettorali per il partito e gli investimenti all'estero
Eppure lo scandalo leghista non porta alla luce solo la corte famelica e spregiudicata che circondavai l Senatùr, c'è Bruno Caparini, imprenditore lombardo di Ponte di Legno, presidente del comitato risparmiatori di Credieuronord, la banca della Lega fondata nel 1998 e fallita nel 2006, lasciando un buco di 13 milioni di euro e 3.330 correntisti sul lastrico, leghisti efficienti, onesti, ma quando mai?...
Il villaggio leghista di Punta Salvatore, in Istria, dove Bossi e i suoi cari avevano puntato per un investimento da clan politico-familiare, finito invece a quarantotto.
La Lega tra l'altro spreme all'odiato Stato Italiano un capitale da Roma dal 1989 al 2010 pari a : 168.561.690 milioni di euro.
Crolla il mito del Senatùr nella settimana santa di Pasqua, una coincidenza simbolica comica per uno che aveva costruito la fidelizzazione del Movimento sui riti celtici con le croci...
Ma ancora più beffardo il fatto che ad inquisire il Capo della Lega Nord fossero state due procure del Sud.
Sburgiadato e costretto alle dimissioni dai mgistrati di Napoli e Reggio Calabria, oltre che da Milano.
Risultato? La Padania seppellita.
Vent'anni di slogan, insulti razzisti, intimidazioni, minacce , depredazioni di fiorenti aziende meridionali deportate al Nord per puro interesse e ladrocinio, restituiti con gli interessi.
Non entro nel merito delle indagini e delle accuse su di lui, la moglie, i figli, pur avendone gli stralci ma i soldi sono soltanto pubblici e per quanto affidati ad un partito, escono sempre dalle tasche dei contribuenti italiani, settentrionali come meridionali: " Senatùr...te capì " ?

E' una sveglia soprattutto al Veneto, serbatoio di voti leghisti immobilizzati da sempre nel ruolo di ruota di scorta del Carroccio, lo dico agli indipendentisti veneti che traggono origine dalla Lega Nord e sue diramazioni.
Quindi, come è possibile che un " sistema di potere" a denominazione d'origine controllata e garantita da 15 anni di radicamento sparisca nello spazio di un pomeriggio, senza neanche aspettare il risultato elettorale?
I motivi ci sono ed in rapida successione elencati qui nella lettura a seguire.

Ma il Veneto ha una lunga storia su questi fronti , come quando furono scalzati da Tangentopoli " i Dogi " Bernini e De Michelis.
" Prima il Veneto"
Luca Zaia lancia lo slogan "Prima il Veneto"
.Questo slogan ricadrà sulle teste di veneti, nell'alluvione del novembre 2010, quando Zaia andrà a batter cassa dal governo, portando a casa 300 milioni e tutta l'Italia accuserà il Veneto di pretendere "solidarietà senza darla" .
E nessuno fa caso che Zaia ha copiato lo slgan lanciato da Fitto nella campagna elettorale regionale del 2005
" La Puglia prima di tutto ", la lista civica che porta l'ex ministro a vincere le lezioni regionali.
Anche qui il Veneto non è affatto il primo...
Intanto in campagna elettorale di Zaia nel Veneto, il sindaco di Treviso Gentilini " el scerifo" ed il suo successore Gian Paolo Gobbo con le dita alzate a V che urlano " Veneto libero ! ".
Sarebbe bello sapere da chi, visto che la Lega già comandava sia a Venezia che a Roma....

Ma è anche vero che l'intera classe dirigente veneta, prende ordini da fuori a partire dai Leghisti indigeni veneti, poi il centrosinistra con la Rosy Bindi che sbarra il passo a Tina Anselmi per gelosia mandando alla deriva tutto il centro-sinistra veneto, Alleanza Nazionale dei Giorgetti, dei Zanon, gli stessi "Independentisti", si dico bene, quale, tal Sergio Belato a prendere ordini da La Russa, Gasparri, Alemanno, Storace, Matteoli in nome del "nume tutelare" Gianfranco Fini. Ccd e Cdu che si riferiscono a Casini e Buttiglione.
Indipendentisti? Che prendono da Roma?
Cos'è quindi la classe politica veneta?
E' una classe di pendolari verso Roma e verso Milano con un ruolo subalterno anche della classe imprenditoriale, incapace di un efficace rappresentanza nazionale, il declino è sotto gli occhi di tutti, perchè il Veneto di Bernini e De MIchelis era molto più autonomo di quello di Galan e Zaia e lo stesso Presidente di Regione Galan concede i finanziamenti europei solo agli amici...
Ciò non toglie che gli anni di Galan siano stati quelli del Veneto " Locomotiva d' Italia" ma perchè il ruolo crescente dell'economia non ha trovato analogie in quello della politica?
Il motivo è che mentre l'economia veneta acquistava autorevolezza e si differenziava dal sistema Italia, la politica veneta e dei veneti ne perpetuava vizi e carenze a cominciare da quelle amministrative burocratiche.
Accade paradossalmente che la sedicente crema dell'imprenditoria veneta va a dire al capo del governo di centrodestra che il centrosinistra è più affidabile della Lega sua alleata, più in linea con i programmi di sviluppo, oltre che con il business, culturalmente più omologo perchè condivide lo stesso approccio ai problemi cosa che non fanno i leghisti veneti. Le prove?
La Lega osteggia il Passante di Mestre perchè preferiva il tunnel non voleva il rigassificatore adriatico che ha appena inaugurato e non vuole neanche la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.
" La Lega cresce perchè è vicina alla gente ma la gente ragiona con la pancia, ha l'orizzonte basso: noi imprenditori abbiamo bisogno di politiche di medio termine che la Lega non è capace di fornire".
Dicono gli imprenditori a Berlusconi.
Di più, il Veneto è la prima volta che ha tre ministri nel governo, chi li ha mai visti sul territorio?
I tre ministri sono Galan, Sacconi e Brunetta.
I veneti si domandano: perchè?
Il sindaco di Albignasego, Massimiliano Barison, scrive a 70 parlamentari veneti per i problemi delle scuole, gli rispondono solo in due...

Grande responsabilità ha la Lega in questo, la Lega che ha preso il posto della Dc ma somiglia molto più al Pci.
La Lega è il grande partito proletario, delle costicine e salsicce alle sagre di paese, del governo locale e dell'opposizione nazionale ma al governo!
Come mai? Fa opposizione eppure è al Governo?
La fa a sè stessa?
Ma che cosa ci sta a fare un Movimento localista in un governo nazionale?
L'inadeguatezza della Lega a governare da Roma è sempre più evidente.
Se uno è indeguato non è colpa sua.
Come si può pretendere che la Lega, risolva i problemi nazionali, quando conosce solo quelli territoriali?
Un partito che non prende voti da Firenze in giù, può pensare onestamente di governare da Firenze in giù?
Abbiamo scritto onestamente?..Abbiamo visto sopra come...
L'unico ministro leghista non inadeguato è stato Roberto Maroni, ma solo perchè era ministro degli Interni, un ministero ad alta densità meridionale...
Tornando al Veneto anche nella Lega era in totale sudditanza da Milano, i leghisti veneti che non vogliono essere schiavi di Roma, si comportano come servi di Milano.

Mario Carraro, imprenditore padovano, già presidente di Confidustria Veneta in una riunione di Banca Intesa a Treviso con Corrado Passera, disse agli amministarori della Lega: "Voi che avete inventato la Lega non avete ancora capito che siete dominati dai lombardi e l'unico che sa resistere perchè ha il coraggio delle scelte è Tosi?"
Sull'Indipendentismo veneto a onor del vero c'è da rimarcare che se non esiste la Padania esistono i popoli padani, uno dei quali è quello veneto, citato nell'articolo " 2 " dello Statuto Regionale (autogoverno del popolo veneto secondo forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia), approvato nel 1971 dai costituenti regionali, tra i quali il Pci in cui militava Giorgio Napolitano.
" Gli statuti regionali sono recepiti dalla Costituzione come legge dello Stato. Dunque è da 40 anni che il popolo veneto esiste. E non è il solo".

Il 24 marzo ad un convegno Iuav, Università di Venezia, un intervento:
" Ma quale modello veneto! Non c'è mai stato nessun modello in questa regione: solo un caotico sistema di crescita senza nessun disegno. Appena qualche idea, un pò di tecnologia, la manodopera a buon mercato, la famosa svalutazione della lira quando arrivava la stretta....Nel Veneto non c'è mai stata l'idea che ha un valore sociale.
Qui c'è l' egoismo di tenersi l'impresa a costo magari di distruggerla invece di farla vivere". ( Paolo Marzotto, famiglia veneta che ha fatto la storia imprenditoriale e sociale non solo del Veneto ma dell' Italia intera).
Parole che marchiano a fuoco la supposta e mai affermata superiorità veneta.
In quello stesso convegno il prof. Francesco Giavazzi con un esperienza concreta di enti e istituzioni pubbliche e private: " Dieci anni fa si pensava che questa regione, sull'esempio della Baviera, sarebbe diventata leader in Italia.
Non è successo. I due politici di punta del Veneto sono il presidente Giancarlo Galan e l'economista Renato Brunetta, che ha accesso a Palazzo Chigi. Con tutto il rispetto niente a che fare con i Bisaglia".

In Confindustria il Veneto esprime candidati come NIcola Tognana, di statura nettamente provinciale: ha venduto senza neanche accorgersene " Il Gazzettino" ad un costruttore romano come Caltagirone.
Gli imprenditori del Veneto più importanti, tipo Benetton sono sudditi di Roma: basta che il Cipe, che dipende dal governo, manovri le tariffe autostradali e i profitti di Benetton vanno su o giù. Avevano l' Antonveneta, se va bene resterà agli olandesi, se va male diventerà una succursale della Banca di Lodi". (E' andata invece a Montepaschi e una fetta del Veneto è in provincia di Siena. Il grosso della finanza, invece, è andato in provincia di MIlano e di Torino).
Manca una visione d'insieme, diceva Giavazzi, e la volontà di giocare una partita nazioanle, come accade invece in Baviera":
Avete compreso, inpendentisti e veneti?
Non fate leadership non riuscite a fare la locomotiva d'Italia a stringere cooperazioni ed alleanze con tutte le Regioni d'Italia, è il vostro handicap !

Lo strano caso di una regione che non riesce a decifrare se stessa ed ancor meno a farsi capire dal resto d'Italia.
Il Veneto ha università con un grande passato che non fabbricano classi dirigenti.
Ha classi dirigenti che dichiarano e non dirigono.
Ha imprenditori famosi in tutto il mondo, sperimentati nei mercati globali ma privi di leadership in casa loro.
L'evasione fiscale è una prerogativa dei soli veneti a danno del resto d'Italia.
Gli imprenditori di vertice, sono in dannazione e dicono: " Non pagando le tasse i padroncini del Nordest si sono arricchiti, ma restano arroganti e soprattutto ignoranti perchè è noto abbandonano la scuola prima del tempo.
Sono senza istruzione e pieni "de schèi " .
La polizia stradale che revoca la patente per eccesso di tasso alcolico ad automobilisti veneti il primo giorno dell' anno è la dimostrazione che i veneti sono ubriaconi non che i controlli il primo dell'anno vengano fatti solo in Veneto e non nel resto d'Italia".
I veneti sono piagnucoloni.
Settimo Gottardo, il sindaco di Padova non ha dubbi: "Altro che fine dei luoghi comuni, siamo messi malissimo. Arroganti, evasori, superbi, ignoranti, questo siamo noi veneti...
E' una sofferenza culturale che non ci meritiamo".
Ma negli imprenditori e sociologi veneti c'è una risposta atutto questo è : l 'invidia.
Una regione passata in quarant'anni da un 'economia di sussistenza al benessere tra i più alti d' Europa non possono dire che è avvenuto con la mafia, i veneti hanno fatto tutto da soli, questo ha generato l'invidia e dall'invidia, l'ostilità dichiarata. I veneti si chiudono nel loro orticello e l'incomprensione italiana aumenta.
Il movimento dei sindaci sprigiona energie ma non leadership, fa opinione ma non classe dirigente che superi le mura cittadine e si ponga come riferimento regionale.
Non riescono a fare leadership sulle altre Regioni italiane a trovare alleati negli altri italiani e quindi ad essere forti, è tutto qui.

Da fuori il Veneto viene percepito come un tutto unico, diviso in sette province, invece nulla di più sbagliato non solo perchè le province scompariranno ma perchè le divisioni sono altre, molto più profonde e trasversali: Padova, Vicenza, Verona è un blocco simile per tessuto industriale e cultura universitaria anche autonomista e rivoluzionaria; Rovigo per i braccianti dà luogo ad un socialismo massimalista e comunista ed ha uno sviluppo assistito ed a Belluno rientrano gli stagionali dall'Austria e Germania in contatto con l'organizzazione socialdemocratica tedesca e sono socialisti riformisti moderati; Venezia, vive di corporazioni che fanno veti e li esercitano in continuazione e lucra spaventosamente sul turismo, il paradiso dei super-ricchi, impossibile da amministrare per i sindaci; Mestre è la città-fallimento della grande industria, da bonificare e riconvertire, legata a Venezia da un cordone ombelicale, contro il quale sono stati avviati ben quattro referendum secessionisti....( è una manìa...).
Il Veneto è molto meno unito di quanto faccia pensare con matrici culturali-sociali molto differenti e questo è il suo limite vero.

Pietro Marzotto dice: " In quarant'anni lo sviluppo del Veneto è stato veloce e profondo ma i piani regolatori delle città sono borghi che fanno schifo, aree industriali moltiplicate ed inadeguate.
Dopo Tangentopoli la corruzione non è diminuita, l'efficienza dell'apparato diminuita".
E' diventata: "Tangentopoli, polenta e osèi"

Gianfranco Bettin, vicesindaco di Venezia, rincara la dose: " La classe politica veneta, lascia fare, perchè non ha idee. Non è dirigista perchè non è di sinistra, non ha le idde politiche di governo con un centro forte che orienta.
Il blocco è sempre stato quello: si fonda sull'idea che il Veneto non ha bisogno di essere governato perchè le forze di cui è dotato chiedono solo di sprigionarsi".

L'anomalia del veneto è impressionante, i veneti sono legati al territorio, basta guardare il numero e la sofferenza dei suicidi, la stretta della crisi, la strozzatura deò credito operata dalle banche, i pagamenti di forniture e servizi rinviati sine die, l' avvitamento dei debiti, la mancanza di prospettive, le aziende che saltano in continuazione, è la prima regione per numero di suicidi, in questo il Veneto primeggia sulle altre regioni italiane, purtroppo.

Il Veneto non solo non ha alcuna supremazia politica, anzi tutt'altro ma neanche finanziaria-economica, nessun imprenditore veneto ad esclusione di Pietro Marzotto sopracitato, ha mai ricoperto ruoli d'importanza nazionale, nessun veneto ha mai sfondato negli ambienti economici che contano.

Il Veneto è debole perchè è debole culturalmente, se si presentasse come Triveneto, una macroregione avrebbe un reddito superiore alla regione tedesca Ruhr, sarebbe una delle prime quattro regioni europee, col Triveneto, elimini i privilegi, esci dall'isolamento, dal rapporto rancoroso con le regioni a statuto speciale.
Al Veneto non sono state rubate le banche, le ha perdute perchè quelli che le avevano non erano capaci di gestirle.
Il Veneto è terra di lavoratori, di forti risparmiatori ma non d'imprenditori in campo finanziario, non sono mai stati imprenditori finanziari: i soldi se li tenevano, si facevano la seconda famiglia, magari la terza, le vacanze, la villa ma non hanno mai pensato che i soldi sono un elemento della produzione. Sono vecchi poveri diventati ricchi che mettono da parte il denaro, manovale della finanza perchè non lo investono nè comprano azioni delle banche non c'è un veneto in posizioni d'importanza nelle banche tranne Ennio Doris ma la banca Mediolanum è la sua.
La maggioranza politica di questa regione è sempre stata schierata con il centro-destra.
A un veneto la parola sinistra evoca l'espropriazione della terra ai contadini.
Nel Veneto prevale la piccola proprietà, escluse poche zone di latifondo e per i contadini che già erano morti di fame, l'idea di perdere anche la terra diventava un incubo.
I socialisti ed i comunisti erano ritenuti estranei alla cultura ed alla sensibiltà veneta.

Quello che disturba di più i veneti è la manifesta volontà di mascherare la gravità delle situazioni locali nascondendole sotto le medie nazionali.
Lo stesso ex parlamentare leghista ed ex sindaco di Oderzo, Bepi Covre, dice:
Facciamo la politica dello struzzo, non vogliamo renderci conto della realtà..."

L'autocritica più feroce è quella di Mario Carraro, presidente di Confindustria dal 1994 al 1996: " Le garndi famiglie imprenditoriali che hanno segnato il successo di questa regione non son un riferimento nazionale per i veneti...
Premetto che io non sono mai stato capace di distinguere il Veneto dal'Italia. Per quante distinzioni facciamo, restiamo sempre in Italia e la mentalità italiana non è, che so, come quella degli Stati Uniti, dove finisci in galera se evadi il fisco. A noi manca un popolo che si senta nazione prima di sentirsi individualità.
Da noi questo non c'è, forse non c'è mai stato".

Innocenzo Cipolletta, economista e manager, dice :" Bisogna riflettere sul fatto che se siamo stati in grado di raggiungere certi risultati individuali, dobbiamo anche restituire al Paese qualcosa, in termini di progetti, di impegno e di comportamenti, perchè " almeno" un pizzico di quanto abbiamo realizzato dipende anche dal'ambiente in cui siamo visuti e dalla storia civile che è stata accumulata prima di noi: in altre parole, dipende dal troppo bistrattato Paese infelice in cui viviamo. D'altra parte, gente felice in un Paese infelice non resiste a lungo, sicchè, se vogliamo preservare i risultati che individualmente abbiamo raggiunto, è bene che ci adoperiamo perchè anche il Paese " se la cavi ".
Eppure il Veneto conserva ancora grandi risorse.
I famosi giacimenti culturali non sfruttati.
Le università che non fanno rete. Il turismo che ha tutti gli ordini di offerta, ma è disarticolato.
Un territorio bellissimo e vario, che era già consumato nel 1978, quando Andrea Zanonato dichiarava in una famosa intervista " siamo passati dai campi di sterminio allo sterminio dei campi"....
Il Veneto è soprattuto la regione con il più alto rapporto tra abitanti e numero di imprese.
La locomotiva di un Italia che non tira più, messa in ginocchio dallo spread...

E' inevitabile chiedersi se nel Veneto è in corso un vero sorpasso, oppure, come succedeva nel film di Dino Risi con Vittorio Gassman Jean -Louis Trintignant, il sorpasso è già fuori strada....
Lì c'era un morto, era una tragedia, qui potrebbe essere una commedia: un sorpasso camaleontico, i vecchi padroni che saltano nel nuovo corso, cambiare tutto per non cambiare niente.
Sergio Romano, scrittore, giornalista, diplomatico, ex ambasciatore d'Italia a Mosca, sul Corriere della Sera, traccia una spietata analisi del Veneto : " forza economica ma nano politico".
Quando il figlio è entrato nella Lega, suo padre comunista con la tessera dl partito sempre in tasca e la foto di Enrico Berlinguer, sopra la credenza, l'ha apostrofato: " Ti te si come i fasisti. I fasisti l'ha fat compagno de ti, la marcia su Roma xe nata così"
" Ma no papà, non l'è così, noialtri volemo fare uno Stato novo, federalista"
" Voialtri voì fare uno Stato novo? Ma se ghemo fato fadiga a farlo noialtri che ghemo fato na guera, adesso rivè voialtri e voì fare uno Stato novo daea sera aea matina?!"
" Ma noialtri vogliamo cambiarlo con la cabina elettorale"
" Ma cossa dito, mona, le rivolussion se fa col mitra e Tanko. Mona ! "...
Ed eccoci al " collo di bottiglia " : l'Indipendentismo e quello Veneto nella fattispecie deve fare i conti con la Costituzione italiana :
Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

E' il collo della bottiglia o la canna del gas?

Sempre una fine, sempre un termine si configura e nessuna via d'uscita se non la collaborazione con gli altri italiani che non piagnucolano pur soffrendo ugualmente se non di più.

Attila Piccolo