di Attila Piccolo
Il governo Letta, incomincia ad avvertire, un pesante clima di censura fatto di sorrisi e
di dati che non sono certo la fotografia della realtà, anzi...
L’immagine di questo governo è quella di una persona apatica, priva di stimoli,
Di questo clima apatico ne risente tutto il paese perché chi ne paga le
conseguenze non sono certo i ministri ma la popolazione che rimane in
attesa di un segnale di vitalità del governo, il quale invece non sa
cosa fare, schiavo della noia che affligge le stanze del potere.
L ’unica azione che il governo riesce a fare è di prendere continuamente
tempo in attesa di un segnale di intercessione divina in grado di
cambiare l’attuale status quo.
Un grande filosofo del Novecento diceva che è nel porre e nel
gestire le situazioni di emergenza che emerge il vero detentore della
sovranità: ebbene si deve convenire che in Italia, l’esperienza storica
successiva al 1989 dimostra che non è la politica, non sono i partiti,
quindi i cittadini, non è quindi la sovranità popolare a tenere in mano
il pallino del gioco.
Lo si era visto nel 1992/93, lo abbiamo rivisto nel 2011, lo vediamo nel 2013, lo vedremo anche nel 2014.
Siamo sempre stati un paese a sovranità
limitata.
Prima abbiamo subito passivamente le logiche della guerra
fredda, poi quelle della costruzione europea, o meglio del direttorio
franco-tedesco che la conduce.
L’Italia può seguire logiche virtuose solo quando le vengono imposte: è
un paese che, per funzionare, deve essere colonizzato, altrimenti
prenderebbe il largo dall’Europa e si avvierebbe verso il Sud del mondo.
E’ un boccone amaro, ammettono altri ancora, ma necessario: per far
fuori Berlusconi e la sua cricca e rimettere il timone del governo in
mano all’ "Italia perbene". E' questa l'Italia perbene? La loro?
In Italia hanno abbiamo avuto un’incidenza particolare (e disastrosa), proprio
perché non governati consapevolmente da una classe politica e
intellettuale all’altezza della situazione.
Classe intellettuale, appunto: un discorso analogo a quello qui
abbozzato si potrebbe fare per gli ambienti della cultura e della
stampa, e per quelli economici . Il problema è complessivo, di classe dirigente, ed è
semplicemente ridicolo da parte degli uomini dell’establishment
accademico-mediatico-finanziario il :
“noli me tangere” (non mi toccare) intimato alla
casta dei politici.
La politica è impotente.
. I politici, in realtà, sono un po' complici e un po' ostaggi. Per
governare, quel poco che possono governare, hanno bisogno di non
inimicarsi l'amministrazione e soprattutto i suoi vertici. I politici
contano, ma meno di quanto pensi il grande pubblico. Funzionano però
benissimo come parafulmini. Gli attacchi ai politici di governo per
tutto ciò che non riescono a fare non sfiorano nemmeno la macchina
amministrativa sottostante, la quale procede, indifferente a tutto e a
tutti, con i suoi ritmi, le sue inerzie, le sue opacità, le sue regole
interne. L'importante è che nessuno riesca a mettere ceppi capaci di
invertire la tendenza della spesa pubblica a crescere,spingendo così
sempre più in alto i livelli di tassazione o a spezzare le catene
burocratiche che opprimono la società.
All'inizio del Novecento, il sociologo Max Weber pensava alla burocrazia come a una
«gabbia d'acciaio» che avrebbe alla fine prodotto la pietrificazione
delle società occidentali, ne avrebbe prosciugato ogni energia, ne
avrebbe svuotato l'anima. In quei termini, la profezia di Weber non si è
ancora realizzata. In Italia, però, i segnali ci sono tutti..
“A causa della mancanza di interesse, il domani è stato cancellato” cita un autore inglese.
Attila Piccolo
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