di Attila Piccolo
Le strategie
politico-militari che si stanno applicando nel raffronto Usa- Siria,
focalizzando le origini, le cause, gli studi a sostegno, le variabili e
gli eventuali scenari che si prospetteranno sullo scenario mondiale.
Duemila e cinquecento anni fa per spiegare la volontà dei generali
ateniesi di voler conquistare l'isola di Melo e massacrare i suoi
abitanti e ridurli in schiavitù, Tucidide, disse: " I potenti fanno
quello che possono e ai deboli tocca dichiararsi d'accordo".
La
guerra e l'uso della forza sono caratteristiche endemiche della storia
umana ragione per cui la storia politica è fatta spesso di guerre e
conquiste.
Genghis Khan nell'Asia centrale, i Conquistadores spagnoli
nelle americhe con Cortés e Francisco Pizarro erano spinti dall'avidità
sfrenata di possesso, dal dominio. Ma anche le idee hanno un ruolo
nelle guerre e nelle conquiste come l'espansione del'Islam dopo la morte
di Maometto, le crociate cristiane nel medioevo, il nazionalismo e
l'autodeterminazione dopo l'ottocento.
In India meno di centomila soldati ed amministratori britannici governavano su trecento milioni di indiani.
Il
segreto non era solo nelle armi ma anche nella capacità di dividere la
popolazione sottomessa e di arruolarne una parte per farne un alleato
locale.
L'attuale dottrina militare anti-insurrezionale
sottolinea l'importanza di " conquistare i cuori e le menti" della
popolazione. per comprendere il potere militare, dobbiamo capire che il
successo non si spiega soltanto col fatto di avere a disposizione armi
più potenti di quelle del nemico, come in questo momento gli Usa con la
Siria.
Stiamo assistendo in questo contesto alla natura anarchica
della politica internazionale e l'assenza di un'autorità sovranazionale a
cui gli Stati possono rivolgersi : Onu per esempio, nel momento in cui
Usa, Gran Bretagna, Francia decidono indipendentemente di agire e
l'attore che depone le armi mentre gli altri restano armati
difficlimente riuscirà a sopravvivere in condizioni di anarchia come la
Siria contro i Paesi sopraccitati.
L'attore Siria che vuole
provvedere alla sua sicurezza ad alla sua sopravvivenza deve sviluppare
le proprie risorse militari attraverso la crescita, metterle in azione e
stringere alleanze ad esempio con l'Iran per controbilanciare il potere
degli altri.
Nel futuro, il National Intelligence Council (
l'organismo che compila le stime per il presidente degli Stati Uniti)
sostiene che nel XXI secolo l'utilità della forza militare tenderà a
diminuire.
Per quali ragioni?
La prima, è che gli strumenti per
eccellenza della forza militare, gli arsenali nucleari delle potenze,
hanno avuto uno sviluppo eccessivo. Le testate un tempo erano oltre
cinquantamila e non vengono utilizzate in guerra dal 1945.
Nessun
obiettivo politico, anche se ragionevole può giustificare la
devastazione inflitta dalle armi atomiche ed i leader politici sono
riluttanti ad utilizzarle. La forza militare nella sua forza suprema è
quindi troppo onerosa sia sul piano morale, sia per il rischio
devastante di ritorsione per poter essere impiegata in una guerra tra
Stati.
Gli arsenali nucleari se ancora non lo si è capito rimangono importanti nella politica mondiale ma non per scopi bellici...
La
seconda ragione che spiega il declino del potere militare è che
governare una popolazione insorta e motivata da spinte nazionaliste
utilizzando le forze convenzionali è diventato più costoso.
L'occupazione ha infatti il potere di cementare in altre circostanze una popolazione divisa.
E
la dominazione straniera è molto onerosa in un'era di comunicazione
sociale su vasta scala, perchè già nel secolo scorso se riflettete, la
stampa ed i mezzi di comunicazione di massa permettevano alle
popolazioni locali di acquistare consapevolezza e rafforzare la propria
identità, una tendenza che si è rafforzata nell'era di internet.
Nell'
Ottocento la Francia, conquistò l'Algeria con 34.00 soldati, ma un
secolo dopo perse il controllo della colonia nonostante 600.000 uomini.
Gli
strumenti a disposizione degli insorti contro l' invasore,come le
autobombe e gli ordigni improvvisati , sono molto più economici di
quelli usati dagli invasori.
La terza ragione è che l'uso della forza
miltare si scontra con ostacoli interni, nel corso degli anni nelle
società si è sempre più sviluppata un'etica antimilitarista come ad
esempio in Europa e in Giappone rispetto agli Stati Uniti.
Nel 1990
ad esempio quando si pianificò la prima guerra nel Golfo, misero in
conto una perdita di diecimila soldati, ma non tollerarono perdite in
Somalia o in Kosovo, due Paesi non altrettanto rilevanti per gli
interessi nazionali americani e la disponibilità ad accettare la perdita
di vite umane dipende dalle prospettive di successo tanto più se il
ricorso all'uso della forza viene ritenuto ingiusto o illegitimo e
quindi gravoso.
La forza rimane comunque uno strumento cruciale nella politica internazionale, ma non è certo l'unico.
I terroristi sono meno sensibili delle autorità nazionali a considerazioni di ordine morale.
Prima dell'11 settembre ad Amburgo esisteva un'importante cellula di Al-Qaeda, ma non era possibile bombardare la città.
La guerra e la forza hanno perduto importanza ma stanno assumendo nuove forme.
I
teorici militari hanno proposto la nozione di " Guerra di quarta
generazione" che non ha campi di battaglia in cui la distinzione tra
civili e militari tende a scomparire.
Secondo questa tesi, la guerra
di prima generazione risppecchiava le tattiche di linea e colonna
adottate dopo la Rivoluzione Francese.
La guerra di seconda
generazione finita con la prima guerra Mondiale, faceva un uso massiccio
della potenza di fuoco, secondo cui l' Artiglieria conquista e la
fanteria occupa.
La guerra di terza generazione nacque nelle dalle
tattiche sviluppate sviluppate dai tedeschi nel 1918 per porre fine alla
situazione di stallo nella guerra di tricea e successivamente
prfezionate che permise alla Germania di sconfiggere le più consistenti
forze corazzate francesi e britanniche nella conquista della Francia del
1940.
Nella guerra di quarta generazione tutto è focalizzato sulla società del nemico e sulla sua volontà di politica di combattere.
In tutte le quattro generazioni è da notare la progressiva commistione tra fronte militare e retrovia civile.
Nelle
due guerre mondiali del Novecento, sette stati misero in campo più di
cento milioni di uomini e combatterono in ogni angolo del pianeta in una
guerra totale con operazioni talmente grandi e spietate da lasciare sul
terreno tra quaranta e sessanta milioni di vittime.
Poi, il 6 agosto 1945, cadde la prima bomba atomica, cambiando il mondo per sempre.
Poi, la guerra totale lasciò il posto a conflitti più limitati come la Guerra di Corea.
Truman
che ordinò le due atomiche in Giappone per porre fine alla seconda
guerra mondiale non fece la stessa cosa in Corea così anche Eisenhower.
Poi
tra il 1945 ed il 2002 si sono registrati 226 importanti conflitti tra
Stati e gruppi armati,i quali possono essere divisi in insorti,
terroristi, milizie ed organizzazioni criminali.
I
conflitti non vengono decisi sui campi di battaglia convenzionali tra
eserciti tradizionali, ma diventano guerre ibride, tra armi
convenzionali, tattiche irregolari, terrorismo.
Nelle guerre
ibride forze irregolari e convenzionali, combattenti e civili,
distruzione fisica e guerra d'informazione sono intrecciati, inolttre
grazie alla presenza di fotocamere su ogni telefono cellulare e di
Photoshop su ogni computer. la guerra d'informazione è onnipresente.
Dopo
lo smantellamento dell' Unione Sovietica, gli Stati Uniti vantavano una
superiorità schiacciante nella guerra convenzioanle come ha dimostrato
l'operazione " Desert Storm" ("tempesta del deserto") nel 1991 al costo
di soli 148 caduti statunitensi. Nella guerra del Kosovo contro la
Serbia el 1999, gli Stati Uniti vinsero senza neppure una perdita,
grazie alla superiorità aerea. Di fronte a questa superiorità gli
avversari non si arresero ma adottarono tattiche non convenzionali per
contrastare la superiorità americana.
Gli strateghi
cinesi, consapevoli che uno scontro convenzionale con gli Stati Uniti
sarebbe una follia, hanno sviluppato una strategia di " guerra senza
limiti" che coniuga strumenti elettronici, diplomatici, informatici,
paraterroristici, economici e di propaganda pe raggirare e sfiancare i
sistemi americani.
Come ha affermato un ufficiale cinese: " la prima regola della guerra senza limiti è che non ci sono regole".
Lo
sviluppo di tattiche non convenzionali non è una novità, è una prassi
vecchia di duemila anni che può essere fatta risaire a Sun Tzu,
applicato in tutto il mondo anche nelle guerre aziendali e che io
applico in campo aziendale ma non solo dal 1998. Sun Tzu è famoso per
aver affermato che è meglio vincere senza dover combattere.
Ma i governi non sono i soli guerrieri ad aver fatto propria questa antica perla di saggezza.
Gli
stessi terroristi hanno capito che non possono sperare di competere con
il governo di un grande paese e seguono il principio dei lottatori di
Jijitsu che sfruttano la forza dell'avversario per attaccarlo.
Le azioni sono studiate per provocare indignazione e reazioni sproporzionate da parte del più forte.
Questa
era la strategia di Osama Bin Laden per minare la credibiltà degli
Stati Uniti, indebolire le alleanze nel mondo musulmano e portare infine
allo sfinimento.
Gli Usa sono caduti in questa trappola in Iraq
ed hanno rinunciato a consolidare i loro primi successi in Afghanistan
perchè Al-Qaeda segue una tattica di "istigatore in capo" piuttosto che
di "comandante in capo".
Gli Stati Uniti si sono adattati molto lentamente a questi cambiamenti.
Dopo il crollo dell' Unione Sovietica, gli Usa avevano un bilancio
militare molto superiore a quello di tutti gli altri paesi messi
insieme.
Negli anni Novanta la strategia militare
statunitense era nelle condizioni di combattere e vincere
contemporaneamente due guerre convenzionali per esempio Iraq e Corea del
Nord.
Ma la superiorità tecnologica vantata dagli Usa col
tempo negli ultimi anni veniva raggiunta ed aggirata perchè gli
avversari si sarebbero appropriati dei vantaggi statunitensi in fatto di
robotica e di droni, gli aerei senza pilota.
Nel 2009 gli
americani hano scoperto che gli insorti riuscivano a piratare i dati
scaricati dai predator, gli aerei teleguidati a pilotaggio remoto,
usando un software dal costo inferiore a 30 dollari...
Ed a causa
della crescente dipendenza dai complessi sistemi satellitari controllati
da reti informatiche, gli Stati Uniti sono diventati più vulnerabili di
alcuni loro avversari.
La campagna americana condotta
all'iizio in Iraq con la tattica detta " shock and awe" ("colpisci e
sgomenta "), si basava sull'uso di bombe intelligenti per colpire con
precisione un bersaglio, ma nella fase successiva, utilizzando autobombe
ed ordigni esplosivi improvvisati anche gli insorti hanno combattuto
con bombe intelligenti ed efficaci ed a basso costo.
Nel
2006 le Forze Armate Statunitensi hanno riscoperto gli insegnamenti
della dottrina anti-insurrezionale dimenticata dopo la guera in Vietnam,
poi superata dalla guerra high-tech ed infine relegata solo alle Forze
Speciali, il generale David Petraeus, ha attinto all'esperienza
britannica, francese, vietnamita dando la massima priorità a conquistare
la popolazione civile anzichè distruggere il nemico.
La
vera battaglia è diventata quella per guadagnare il sostegno della
popolazione, prosciugando così il "mare" in cui nuotano i " pesci"
insorti. La dottrina anti-insurrezionale sminuisce l'importanza delle
azioni offensive e ribadisce la necessità di " conquistare i cuori e le
menti" della popolazione civile.
Una rottura netta con la dottrina
Weinberger-Powell che predicava l'uso schiacciante e decisivo della
forze offensive. La forza in certi casi è tanto meno efficace quanto più
la si usa.
Questa tendenza non è esclusivamente americana, il
presidente della Repubblica russa di Inguscenzia afferma che. " nella
lotta al terrorismo le punizioni dovrebbero rappresentare appena l'1%
dei provvedimenti, il restante 99% dovrebbe essere persuasione,
persuasione, persuasione".
In Afghanistan un talebano ha detto : " sarà che voi avete gli orologi, ma noi abbiamo il tempo".
Nella
relazione della Rand Corporation, si legge : " La principale debolezza
nella lotta contro i rivoltosi islamici non è la potenza di fuoco degli
Stati Uniti,, bensì l'inettitudine e l'illeggitimità di quei regimi che
dovrebbero rappresentare l'alternativa alla tirannia religiosa".
Se
un Paese piccolo sa di non poter sconfiggere un avversario più forte,
difficilmente porrà all' ordine del giorno la decisione di attaccarlo ma
così non è con la Siria, questo lascia supporre una Forza importante ma
questo già si evince perchè le punte di eccellenza sono nella 4/a
Divisione corazzata e nella Guardia Repubblicana reparti fedelissimi al
rais Bashar Assad e guidati dal fratello Maher. E anche il sistema di
difesa aereo si presenta molto esteso e stratificato, senza dimenticare
le forze paramilitari ed i servizi segreti.
L’esercito del regime ha attualmente un organico di 200-215.000 unità,
alle quali vanno aggiunti circa 150mila riservisti mobilitati in caso di
emergenze. La Syrian Arab Force è una
delle principali aeronautiche mediorientali: avrebbe circa 40mila
uomini e circa 400 velivoli tra intercettori, caccia e ricognitori,
oltre ad una settantinadi elicotteri d'attacco e ai velivoli di
trasporto ecollegamento.. Un ruolo importante durante questi mesi di
crisi è stato giocato anche dalla milizia del Baath e dalla Shabiha, una sorta di organizzazione mafiosa che ha forti legami con la famiglia Assad. Quanto alle armi, la preoccupazione maggiore riguarda proprio quelle che vengono contestate al regime siriano. L'arsenale chimico sarebbe il più grande del Medioriente e il quarto al mondo. Una dotazione imponente e tenuta rigorosamente top secret, dovuta
in gran parte alla necessità di compensare forze convenzionali
inferiori a quelle dei Paesi maggiormente armati, come il ‘nemico
storico’ Israele. Si tratterebbe di una disponibilità fra le 500 e le mille tonnellate cubiche di “aggressivi chimici”.
I missili balistici caricati chimicamente sarebbero fra le 50 e le 100 unità. Ma definire con certezza entità
e qualità dell’arsenale chimico siriano – avverte il rapporto – non è
semplice poiché le notizie certe e verificabili in merito scarseggiano.
Quindi
la legittimità per un intervento armato deve poggiare su basi ragioni
morali e deve far riflettere su queste dotazioni di gas letali, un
pericolo per l'intera Europa alleata degli Usa.
La teoria
della guerra giusta come giusta causa durante lo stesso intervento va
confermata e riconfermata non ad esempio ponendola a rischio come
accadde ad Abu Ghraib in Iraq ed altre situazioni simili che non sono
biodegrabili.
il generale Petraus ha detto: " In Iraq abbiamo
ribadito il concetto che non basta uccidere o fare prigionieri per avere
il sopravvento su un movimento insurrezionale su scala industriale".
La
legittimità è particolarmente importante nelle strategie
anti-surrezionali, perchè la sfida più grande della leadership militare
moderna è la dimensione etica in cui conta in modo importante il numero
dei civili che vengono involontariamente colpiti.
Ad esempio la
sconfitta della Francia in Algeria negli anni Cinquanta fu causata dal
ricorso alla tortura e dall'uso indiscriminato della forza da parte dei
militari sulla popolazione.
Ciò che stanno predisponendo gli Usa in questi giorni è la " diplomazia coercitiva".
E'
una minaccia, il cui fallimento comporterà un costo, sia perchè
incoraggierà la resistenza del destinatario, la Siria, sia perchè
influenzerà negativamente gli osservatori esterni, sul risultato.
Il
dispiegamento di mezzi aerei e navali come in questo caso, è un
classico esempio di diplomazia coercitiva, le risorse navali in
particolare e lo stiamo constatando, hanno il vantaggio di muoversi
liberamente nelle acque internazionali, come del resto sta facendo la
Russia di Putin.
Uno studio condotto su 215 casi d'impiego " della
forza senza scendere in guerra" degli Stati Uniti, ha rivelato che in
oltre metà dei casi sono state movimentate solo unità navali mentre nei
restanti casi sono state dispiegate unità terrestri o aeronautiche.
Recentemente
la Marina statunitense ha elaborato un documento " A Corporative
Strategy for 21 st Century Seapower" sul ruolo delle forze navali in
alleanza con altri Stati.
Riflette su questo.
In conclusione, leggo in questi giorni in Rete aspre critiche al premio Nobel per la pace Obama.
Ma forse si dimentica che Barack Obama nel discorso di accettazione del premio Nobel, nel 2009, ha detto :
" Dobbiamo iniziare a riconoscere l'amara verità che non riusciremo a
eliminare il conflitto violento nel corso della nostra vita. Vi saranno
momenti in cui le nazioni, agendo individualmente o di concerto,
troveranno non solo necessario ma anche moralmente giustificato
ricorrere all'uso della forza".
Il potere militare resterà una componente di potere cruciale nella politica mondiale.
Attila Piccolo
Nessun commento:
Posta un commento