IL PRIMATO DELLA POLITICA
di Attila Piccolo
ll rschio di una visione moralistica della politica connaturata proprio al corrente "primato della politica".
E' proprio il politico degradato che censura le posizioni altrui caricando la condanna politica di ragioni morali che riducono l'avversario politico a nemico.
Il moralismo implicito nel "primato della politica" va respinto proprio come ultima frontiera (mascherata) contro una politica apertamente subordinata alla laicità razionalizzatrice della società civile che nasce nella sfera degli interessi perchè è accertata una struttura comune necessaria all'esistenza umana in cui i bisogni necessari sono una scala che si allunga fino a configurare come necessari bisogni non-elementari evoluti e raffinati, già...(il diritto allo studio e alla cultura,il diritto all'informazione, il diritto all' ambiente, il diritto alla pace,il diritto alle libertà....)
Istanze raffinate della civiltà convertite in bisogni in una dialettica storica che distruggono in modo demagogico ogni valore, cioè la cultura diviene un modo di vivere e quindi abbiamo il narcisismo politico al potere.
Il senso profondo di una politica moderna non sta tanto e soltanto nella richiesta di soddisfare i bisogni esistenti dell'umanità quanto e soprattutto nello sforzo di far crescere il livello dei bisogni umani dagli interessi economici alla sfera dei bisogni disinteressati.
Dalla cultura dei bisogni occorre salire al bisogno di cultura anche per salvare i valori più alti della politica e la stessa democrazia.
C' è una una gravità crescente che caratterizza l'odierna separazione della politica dalla cultura, bisogna superare sia il quadro di " una cultura senza politica" sia il quadro di una " politica senza cultura".
In base a questi rapporti tra politica e cultura abbiamo il fallimento di tre posizioni ancora dominanti :
la prima é quella della riduzione della cultura a politica e della promozione culturale di ogni iniziativa politica; la seconda é quella dell'autarchia (autonomia, indipendenza) della politica accompagnata generalmente dal disprezzo della cultura; la terza é quella elitaria di molti ambienti tecnico-professionali come confine della conoscenza sociale accompagnata da un larvato disprezzo della politica.
Sulla crisi di queste posizioni si manifesta ormai la necessità di un ripensamento nuovo del rapporto politica-cultura in una società nella quale sull'onda di profonde spinte storico-sociali, la cultura italiana avverte l' insufficienza della sua tradizione e la necessità d'Incidere sui processi sociali.
Siamo ormai entrati in un' epoca che non é ormai solo post-ideologica ma anche post-positivista con la crisi delle ideologie, degli idealismi e degli spiritualismi, occorre una forte integrazione della conoscenza sociale che respinga le servitù politiche !!!
ll rschio di una visione moralistica della politica connaturata proprio al corrente "primato della politica".
E' proprio il politico degradato che censura le posizioni altrui caricando la condanna politica di ragioni morali che riducono l'avversario politico a nemico.
Il moralismo implicito nel "primato della politica" va respinto proprio come ultima frontiera (mascherata) contro una politica apertamente subordinata alla laicità razionalizzatrice della società civile che nasce nella sfera degli interessi perchè è accertata una struttura comune necessaria all'esistenza umana in cui i bisogni necessari sono una scala che si allunga fino a configurare come necessari bisogni non-elementari evoluti e raffinati, già...(il diritto allo studio e alla cultura,il diritto all'informazione, il diritto all' ambiente, il diritto alla pace,il diritto alle libertà....)
Istanze raffinate della civiltà convertite in bisogni in una dialettica storica che distruggono in modo demagogico ogni valore, cioè la cultura diviene un modo di vivere e quindi abbiamo il narcisismo politico al potere.
Il senso profondo di una politica moderna non sta tanto e soltanto nella richiesta di soddisfare i bisogni esistenti dell'umanità quanto e soprattutto nello sforzo di far crescere il livello dei bisogni umani dagli interessi economici alla sfera dei bisogni disinteressati.
Dalla cultura dei bisogni occorre salire al bisogno di cultura anche per salvare i valori più alti della politica e la stessa democrazia.
C' è una una gravità crescente che caratterizza l'odierna separazione della politica dalla cultura, bisogna superare sia il quadro di " una cultura senza politica" sia il quadro di una " politica senza cultura".
In base a questi rapporti tra politica e cultura abbiamo il fallimento di tre posizioni ancora dominanti :
la prima é quella della riduzione della cultura a politica e della promozione culturale di ogni iniziativa politica; la seconda é quella dell'autarchia (autonomia, indipendenza) della politica accompagnata generalmente dal disprezzo della cultura; la terza é quella elitaria di molti ambienti tecnico-professionali come confine della conoscenza sociale accompagnata da un larvato disprezzo della politica.
Sulla crisi di queste posizioni si manifesta ormai la necessità di un ripensamento nuovo del rapporto politica-cultura in una società nella quale sull'onda di profonde spinte storico-sociali, la cultura italiana avverte l' insufficienza della sua tradizione e la necessità d'Incidere sui processi sociali.
Siamo ormai entrati in un' epoca che non é ormai solo post-ideologica ma anche post-positivista con la crisi delle ideologie, degli idealismi e degli spiritualismi, occorre una forte integrazione della conoscenza sociale che respinga le servitù politiche !!!
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