lunedì 25 novembre 2013

IL DISFACIMENTO POLITICO

di Attila Piccolo


In Italia la svolta Riformista avviene con trent'anni di ritardo e questo significa che l'alternativa ppolitica rimane una chimera. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la de-costumunizzazione dell'europa centrorientale, la Democrazia Cristiana rimane chiusa in se stessa ed il Partito Comunista nelle sue liturgie evolutesi poi nel centralismo democratico. Per iniziare a vedere un cambiamento occore aspettare lo sconvolgimento degli anni Novanta che si trascina via il sistema politico. Un sistema clientelare, corrotto, maldestro,inefficiente che aveva drogato il mercato con Oligopoli retti sulle tangenti che comunque non si differenziava troppo dal resto dell' Europa se non per la sfrontatezza.

Un importante commentatore anglosassone , Tony Judt, ha scritto:
" Persino in Italia, dove lo Stato è debole e politicamente molto più vulnerabile, esso ha svolto un ruolo cruciale garantendo posti di lavoro, sussidi, fondi regionali e un'intricata varietà di piani di aiuto che hanno contribuito enormente alla stabilità sociale di un Paese la cui unità è sempre stata in discussione e che ha subito molte e più profonde crisi politiche di quelle che l'esperienza anglo-americana può cominciare ad apprezzare.
Prendiamo in considerazione la domanda controfattuale:dove sarebbe oggil'Italai senza la fitta e inefficiente  amministrazione pubblica, i servizi pubblici sovraffolati, il disfunzionale e screditato rapporto prezzi-salari, i piani pensionisticisottofinanziati e la corrotta e maltrattata Cassa per il Mezzogiorno, istituita nel 1950 per canalizzare le risorse nel Sud arretrato, ma che per molto tempo ha favorito i clienti politici e i soci commerciali della Democrazia Cristiana al Governo? ".

Dove sarebbe quindi l' Italia oggi senza il " suo" modello di economia sociale di mercato, senza la sua storia produttiva e industriale fatta di aiuti pubblici e statalizzazioni?
Cinicamente il Paese sembra essere rimasto in piedi proprio grazie alla sua malattia.
Il sistema delle clientele nell' Italia bianca e "poliarchica" ( poliarchìa  Forma di governo in cui il potere politico è esercitato con pari autorità da una pluralità di soggetti politici.
R. A. Dahl il quale, in A preface to a democratic theory (1956), elabora di contro alle teorie che egli considera tradizionali della democrazia il concetto di democrazia poliarchica. Per essa si intende un modello di democrazia pluralistica articolato sulla diffusione del potere politico (e dei relativi "contropoteri") all'interno della struttura sociale.) delle correnti democristiane e il blocco delle cooperative nelle regioni rosse, hanno sostenuto l'assetto sociale ed economico durante gli anni Settanta; la generale sindacalizzazione della forza lavoro ha fatto da collante in una società dilaniata dal conflitto politico e spaventat dal terrorismo.

Non si può parlare di un modello, ma certamente di una formula.
La " Formula Italia ", l'Italia del " bipartitismo imperfetto " è crollata quando ha esaurito la sua funzione.
Negli anni Novanta il sistema si è sfaldato, le organizzazioni  seppur malate che avevano sorretto la crescita si sono accasciate.
Ma questo processo è generalizzato nella realtà della globalizzazione.
La caduta della SPD nel 2009 in cui i socialdemocratici sono scesi al loro minimo in sessant'anni, costituisce il sintomo del disfacimento politico per eccellenza.
Si stanno disgregando le strutture che avevano retto le società nel novecento.
Se questo è vero, quali saranno le soluzioni per uscire dalla crisi economica?
In quali condizioni ci troveremo dopo la grande tempesta?
In quale modello, in quale organizzazione sociale, su quale ritmo di crescita?
E soprattutto con quali prospettive di recuperare un percorso di sviluppo?
Ne parleremo ed affronteremo le tematiche di soluzione...

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