giovedì 19 giugno 2014

COMUNICARE E' UN PERCORSO DI ANDATA E RITORNO

di Attila Piccolo
" Di che lagrime gronda e di che sangue la scrittura " ( U. FOSCOLO )
Non é inopportuna la metafora " sangue " perchè lo scrivere è un atto di suzione del sangue non certo di quello che scorre nelle vene ma quello che scorre nelle arterie della Vita, del Sogno, della Fantasia, dell'Immaginario.
Chi scrive è un vampiro, assetato di sangue di ciò che è " altro da sè " ma che poi finisce per incorporare. Inutile dire che lo scrivente o scrittore è un vampiro buono, cioè che non uccide.
Anzi dà a sua volta  " linfa e sangue " alla vittima della sua aggressione, consumabile in ogni ora ed in ogni luogo anche in facebook.                                                                    
Anche questa citazione si addice al contesto:
 " Così fredda, così dura, così prosciugata, così totalmente disanimata..." (G. Ungaretti )
 Medesime conclusioni come sopra...
Ogni " fare" acquista un senso in quanto si tramuta in un "dire" in un "significare"  o forse anche soltanto in un  "alludere".
Naturalmente vi é una comunicazione "semplice e quotidiana" che é quella a cui noi tutti ricorriamo in ogni istante nella grande e nella piccola storia di esseri umani.
E ve n'é un' altra, più complessa e sfuggente, quella che c'interessa ora in questa sede che è la comunicazione scritta.
Grande mistero quest'ultimo e di non facile esegesi, visti i risultati alla lettera quotidianamente...proviamo a scandagliare.

 Comunicare che deriva dal latino  "communis"  che significa  "comune", vuol dire  "rendere comune un'informazione"  metterla in comune con gli altri, un rapporto tra soggetti .
 Io posso trasmettere a chiunque un certo messaggio ma non sono sicuro che quel messaggio sia stato ricevuto o ancor di più capito .
 La trasmissione può rivelarsi inutile ed infruttuosa, la comunicazione comporta un rapporto fra tutti i soggetti che la rendono possibile perchè nella comunicazione non pesa tanto la relazione con il reale quanto la relazione tra emittente e ricevente in rapporto al reale.
" In sostanza, i soggetti che comunicano mettono in comune una determinata visione del mondo; attraverso la comunicazione il mondo acquista significato, tanti significati possibili quante sono le comunicazioni possibili." (G. Arena)
Dal momento quindi che la comunicazione si occupa di significati e non di dati, come è tipico invece dell'informazione, è evidente che la possibilità di toccare dimensioni non razionali...ed é accaduto ieri sera...di sollecitare l'emotività, di irrompere nel soggettivo è implicita nel processo del comunicare.
" Il mondo è una mia rappresentazione" ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante (A.Schopenhauer )
" Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione." (P. Watzlawick )
Scrive al riguardo Antony De Mello " I sentimenti negativi sono dentro di Voi non nella realtà..quando Voi cambiate, tutto cambia."
Una breve storia sulla comunicazione...
" Alcuni tagliatori di marmo sono intenti a svolgere il loro compito : tagliare il marmo della cava in blocchi.
Un tale si accosta e rivolgendosi ad uno di loro, chiede che cosa stia facendo.
 Quello, piuttosto seccato, risponde. risponde " sto tagliando dei blocchi di marmo".
 Accostandosi a un altro e formulando la stessa domanda, riceve quest'altra risposta: sto facendo la mia parte nella costruzione di una grande cattedrale".
Occorre creare una visione, trasferirla, significa, suggerisce la storiella, attribuire un senso agli sforzi dell'oggi, fornire una chiave di lettura all'azione cui la meta dà significato.
" L' uomo ha bisogno di tensione e soprattutto ha bisogno e gli è benefica quella tensione che si stabilisce nel campo di forza polare fra sè e uno scopo che si prefigge, un compito che si sceglie, oppure per dirla come Karl Jaspers:  " Una cosa che egli fa sua ".
La mappa non è il territorio, la mappa di ogni individuo è formata dalle rappresentazioni sensoriali personali, la mappa di un individuo struttura, condiziona la sua esperienza nel mondo, nella vita, la mappa quindi non è il territorio (la mappa del bosco non è il bosco).
 Qui a partire dalla storiella del marmo stiamo facendo P.N.L.

  Perchè la P.N.L. parte non dalla realtà ma dagli esempi per insegnare e trasferire l'eccellenza per il conseguimento degli obiettivi, facendo  "esperienza "  e capitalizzando il positivo ed il negativo...allenando le proprie abilità personali sino a farle diventare automatiche esattamente come accade nell'apprendimento e nella pratica delle arti marziali, chi le svolge è già allineato su queste dinamiche di P. N. L.
Pertanto nella P.N.L. per conseguire l'eccellenza ed il raggiugimento degli obiettivi, occorre osservazione fisiologica delle persone nella comunicazione ed esercizio, tanto esercizio come nelle arti marziali.
La  critica deve avere un valore ermeneutico  non  "metasememi" con figure di significato tendenti ad uno spostamento di senso, nè  significati di "metalogismi" con figure di pensiero o operazioni che  modificano il significato  di una dittologia in " ironia o paradosso" , inoltre avere  un ancoraggio di stati d'animo produttivi, il processo d'ancoraggio é designato ad associare uno stimolo ad una particolare esperienza, arrivando allo stato d'animo che c'interessa ancorare attraverso il richiamo di un'esperienza personale  già sperimentata in maniera forte, la mia personale ed altro non avere  che " in nuce" cioè  " in germe " un meccanismo per raggiungere l'eccellenza !!!

" Sono in Noi il bene e il male e che la possibilità di agirli entrambi pertiene soltanto al nostro libero arbitrio."  (Aldo Carotenuto- giornalista de Il Messaggero in un articolo del 20 LUGLIO 2004 :
" Un simbolo delle nostre penombre" che si avvale di un "approccio psicoanalitico" per cercare di capire quali meccanismi inconsci scattino dinanzi a casi che Freud  inserisce nella categoria del "perturbante" non per desiderio di verità bensì per padroneggiare, il "vedere" (meccanismo tipico della nostra psiche)  "ciò che più ci spaventa" e cioè che all'improvviso ognuno di Noi può scoprirsi totalmente "altro" da sè stesso...

Allora dobbiamo prendere in esame la parola "struttura" che deriva dal sostantivo latino "structura"  che significa "costruzione" e "ordinamento" , dal verbo latino "struo"  "costruire".
Essa, la struttura, scrive Lévi-Strauss indica "un sistema, retto da una coesione interna che si rivela nello studio delle trasformazioni, grazie alle quali si ritrovano proprietà similari in sistemi apparentemente diversi" da (Elogio dell'antropologia).
Per individuare una struttura, é necessario procedere ad un' operazione di semplificazione, come sostiene Umberto Eco che propone un esempio chiaro ed illuminante:
 " Posso ridurre il corpo umano ad una rete di rapporti che identifico nello scheletro e dare allo scheletro una presentazione graficamente semplificata.
 Ho individuato così una struttura comune a più esseri umani, un sistema di relazioni, di posizioni e di diifferenze tra  elementi discreti, rappresentabili in linee di diversa lunghezza e posizione ".
 E la cultura o visione del mondo o Weltanscaung o ideologia é l'insieme delle valutazioni che il soggetto o i gruppi danno, di tutti gli aspetti della vita (politico-sociali, economici, religiosi, filosofici, esistenziali).
Tutti hanno una personale visione del mondo anche coloro che sostengono di non averne nessuna, ne hanno sempre una: quella di non aver nessuna concezione del mondo.
Quindi esiste il problema della "circolarità" che può essere messa in discussione da un' egemonia di una o più persone che impedisce lo scambio e l'influenza reciproca fra "cultura ufficiale" e "altra cultura".
Nell'ambito di una prospettiva semiologica, risulta interessante e problematica la "circolarità" proprio al di là delle piatte convenzioni e dei luoghi comuni perchè consente di candidare il linguaggio scritto a interprete profondo degli eventi intorno a Noi, del nostro tempo ed a  modello di approccio perennemente dinamico al di là delle piatte convenzioni e dei luoghi comuni....

In questo modo la scrittura recupera il suo nobile significato etimologico : il verbo " scribere" deriva dall'indoeuropeo " sker" che significa appunto "incidere e raschiare" stesso significato dal greco  "gràphein" dalla radice "gerph".
 Quindi lo scrivente o lo scrittore per ciò che ti riguarda visto che lo sei e pubblichi del libri, incide, colpendo al cuore con una furia distruttiva che lascia morte spesso e lascia molte delle convenzioni semantiche cristallizzate, reinventando un nuovo codice specifico che é poi quello che gli scittori chiamano  " idioletto" .
"Gli uomini sono agitati e turbati non dalle cose ma dalle opinioni che essi hanno delle cose" (Epitteto-filosofo greco)
"Abitùati ad ascoltare attentamente ciò che gli altri dicono e cerca di penetrare il più possibile nell'animo di chi ti parla" (Marco Aurelio).
"L' eloquenza è una pittura del pensiero". (Blaise Pascal).
"Historia magistra vitae".

                                                                         ATTILA PICCOLO

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